“Corri lasciando andare la tua parte istintiva e sono sicura che arriveranno delle belle sorprese.”
Con questo credo, inculcatomi dalla trainer, grazie ad un provvidenziale cambio turno martedì ho potuto partecipare al 32° GIRO PODISTICO MADONNA DELLA NEVE; una collinare di quasi 10 chilometri ad Issiglio, in Valchiusella.
Sono toste, le collinari del Canavese, e questa non faceva eccezione, con due giri in cui salite e discese in sterrato si alternavano senza soluzioni di continuità e pochissimi tratti di pianura.
Indosso una maglia anonima, nera, cappellino bianco ed occhiali arancioni. Scelta poco felice quest’ultima, perchè nei tratti in sottobosco, vista l’ora e la penombra, ci vedrò poco e sarò costretto a tenerli in mano.
Si parte in salita, e non guardo avanti: fisso lo spazio poco davanti miei piedi, per non farmi condizionare dal tracciato che, dalle chiacchere pre-partenza dei podisti, so impegnativo. Uno strappetto dopo un salire costante ci fa sfociare in un tratto di asfalto. Da qui è tutta una lunga e tortuosa discesa di due chilometri, terminata la quale si risale, e poi si ridiscende. Mi rendo conto di non averne fatta una descrizione da National Geographic; questo perché molto spesso, in gara, non so dove mi trovi e che cosa stia facendo. Ma le gambe corrono, e tutto il resto le segue, con fiducia.
Ah quanto è provvidenziale una discesa quando la salita ti ha stremato e necessiti di ossigeno. Per me è un lasciarmi andare fatto di balzi e derapate ad evitare radici affioranti e pietre insidiose.
In discesa supero Stopprina, poi Enfia, la cui prestazione sarà condizionata da un dolore alle gambe che lo costringe a rallentare. Guido è davanti da qualche parte, ma è ad un livello superiore. Come nei videogiochi, è sempre meglio fare molta pratica ai livelli easy e normal, prima di affrontare il difficult.
Quanto è demotivante quando non esiste neppure un piccolo tratto di pianura che separi discesa da ripida salita? Perché così fu ad Issiglio. Dopo essere stato piacevolmente sospinto dalla forza di gravità ecco subito un erta che mi aspetta per mettermi alla prova e saggiare le mie forze.
Stopprina in salita è un portento, ed infatti terminata la discesa mi raggiunge e supera. La controllo da lontano, cercando di non perdere contatto. E’ lì, a cento metri, ma di raggiungerla non se ne parla. Forse con un paio di polmoni aggiuntivi. Stringo i denti ed aspetto la discesa.
E’ nuovamente discesa, provvidenziale, ed ecco che la raggiungo. Ma il rimpiattino non termina qui: prima dell’arrivo c’è ancora salita ed infatti vengo raggiunto e superato di nuovo.
Ecco l’arrivo! Raggiungo mia madre che mi comunica il piazzamento con una precisione da Garmin.
Si può essere soddisfatto di un 81 posto? Una posizione da metà classifica. Ma io non butto via niente. Non nel podismo. Stiamo per raggiungere l’auto e tornare a casa quando un volto noto ed amico, tra il pubblico, mi saluta: è un ex compagno di gare ciclistiche:
“Che ci fai qui?” mi fa
“Ho corso; adesso faccio podismo”
“E non ti vergogni?”
……