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È Pasqua, non è mica Natale. Non è un obbligo essere buoni.

Creato il 08 aprile 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

È Pasqua, non è mica Natale. Non è un obbligo essere buoni.

La fabbrica degli eroi

È Pasqua. Le campane hanno suonato e continuano a suonare. Che palle! Dove abitiamo noi c’è un prete che le suona anche quando non è Pasqua. Tutti i giorni. Si è beccato pure un esposto da parte degli abitanti ma lui, imperterrito, continua a scampanellare. È Pasqua e Rosy Mauro è inguaiata di brutto. La vicepresidente del Senato, famosa per i suoi cedimenti di nervi durante le sedute che presiede, si sta dimostrando una virago di spessore diabolico. Nell’ultima intercettazione pubblicata, si sente Belsito che parla di un bonifico a suo favore di 29.150 franchi svizzeri, segnale inequivocabile che a quelli del Carroccio l’euro sta proprio sulle palle. I colloqui fra la Dagrada e Belsito evidenziano una “Nera” che nera lo è anche nell’anima tanto che i due dicono a più riprese: “Certo che se vanno a vedere i conti del Sinpa (Sindacato Padano fondato dalla Mauro, nda.), ne scoprono delle belle”. Sindacato inesistente per una donna che invece esiste, manovra, turlupina, bada al Capo confuso e soprattutto, frega. È Pasqua, le campane hanno già suonato e a casa Bossi quest’anno niente Kinder Gran Sorpresa. Il Trota è in castigo, per lui niente hamburger e patatine fritte con tanto ketch-up e maionese, ma solo un piatto di spaghetti pomodoro e basilico, così impara a comprarsi la macchina con i soldi del partito. È Pasqua, le campane hanno già suonato e Calderoli ha deciso di trascorrere la giornata della Resurrezione sulla palma, solo un casco di banane e una bottiglia di Perrier al posto del Dom Perignon, perché BoboMaroni tanto gli ha concesso. È Pasqua, le campane hanno già suonato e l’Istat certifica il crollo dell’occupazione giovanile (under 35). Passata la sbornia berlusconiana, l’Istituto di statistica ha ricominciato a dare i numeri reali e il dramma è sotto gli occhi di tutti. Periodo 2008/2011, un milione di posti di lavoro in meno. In quel milione che Berlusconi aveva promesso in più, sono ricomprese anche le decine di mignotte che a vario titolo, e in nero, popolavano l’universo di Silvio. Qualcuna ha trovato immediatamente con chi riposizionarsi, per le Olgettine però il dramma è serio, loro, poverine, sono rimaste solo con un pugno di farfalline Made in Pakistan in mano. È Pasqua, le campane hanno già suonato e la sora Elsa non ha ancora capito perché ha rischiato una sollevazione popolare contro la sua idea di “mercato del lavoro”. Lei, che ha un posto di lavoro assicurato anche dopo la fine del suo impegno da ministro, si è guardata intorno e ha visto che il marito non ha problemi, la figlia non figura nel milione di disoccupati e ha pensato: “Ma che cazzo vogliono gli operai? Incontentabili!”. È Pasqua, le campane hanno già suonato e Bersani sta ancora cercando di capire dove tirerà il vento dopo il default leghista. Venendo a mancare al Pdl la stampella del Carroccio, sta pensando seriamente di prenderne il posto. “Meglio un governo sicuro – pensa il Piergigi – che dover rendere conto a Di Pietro e Vendola di ogni passo, di ogni parola, di ogni pinta di birra”. È Pasqua, le campane hanno già suonato e Silvio è incazzato nero perché gli amministratori sardi gli hanno impedito di estirpare un paio d’ettari di macchia mediterranea di Villa Certosa per far posto a una pista da ballo. “Cazzo me ne frega del mirto”, ha detto Silvio. Ma la cosa non è andata giù alla Guardia Forestale e Berlusconi ha abbozzato. È Pasqua, le campane hanno già suonato e la Corte dei Conti ha fatto sapere, attraverso il presidente Luigi Giampaolino, che per controllare i bilanci dei partiti non è necessaria una Authority composta dai rappresentati degli stessi partiti. La storia del “chi controlla i controllori” è vecchia e stantia e la Corte dei Conti, che controlla i conti pubblici e il denaro pubblico speso, è costituzionalmente indicata a farlo. È insorto indovinate chi? Il Pdl. 2232, sistemandosi il grembiulio e prendendo il mano il compasso e la cazzuola, ha detto: “Ma manco per il cazzo”. E Mario Monti ha deciso di esaminare più a fondo la questione come se lo fosse, il finanziamento ai partiti, una questione. È Pasqua, le campane hanno già suonato e sono trascorsi esattamente 20 e 30 anni da quattro omicidi che hanno cambiato la coscienza civile di questo paese, non solo della Sicilia. Nel 1982 furono uccisi Pio La Torre, segretario del Partito Comunista siciliano e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Nel 1992 i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Considerata com’è ridotta l’Italia, spesso ci chiediamo chi diavolo gliel’ha fatto fare a morire per uno stato controllato dalle “P varie”, dalle banche, dai mercati, da incolti, analfabeti e profittatori di ogni genere e risma. Ma poi pensiamo che ci sono uomini e donne che per un po’ di giustizia in più o per vivere liberi sarebbero disposti a tutto, anche a morire. È allora che ci viene il magone, e che vedere le facce di Berlusconi e di Bossi, di La Russa e di Cicchitto, di Tremonti e di Brunetta, di D’Alema e di Veltroni, di Casini e di Violante, di Letta e di Rutelli ci indispettisce e innervosisce perché questi, al massimo, per un paese più libero sarebbero disposti sì a vendere l’anima ma al miglior offerente. Non c’è niente da fare, sarà pure Pasqua, le campane avranno già suonato ma di fronte al putridume avvertiamo sempre un senso di ribellione che se non fossimo quegli immarcescibili pacifisti che siamo, prenderemmo il forcone in mano.

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