Possano Leigh Whannel, Oren Peli e James Wan avere pietà di me, perché io, verso di loro, non ne avrò affatto. Mi riesce difficile dimostrarmi indulgente nei confronti di un film che, dopo essere stato così pompato dal marketing, mi aveva quasi convinto di poter essere veramente l’horror più spaventoso degli ultimi anni.
E invece no, anche Insidious si dimostra una piacevole, quanto effimera cazzata. Intendiamoci: non è un brutto film, specialmente di questi tempi e con il nuovo capitolo della saga di Twilight in arrivo, ma, se lo spacciano per film che fa cagare addosso, uno si crea determinate aspettative e non bastano due salti sulla sedia (per colpa delle botte di volume) ad evitare che queste crollino inesorabilmente.
Tanto per cominciare, la storia ha un incipit che più visto e stravisto non si potrebbe. Famiglia felice, trasloco in una nuova casa, rumori inquietanti, bambini rompipalle, moglie a favore della teoria dei fantasmi e marito dubbioso e distaccato e, dulcis in fundo, inevitabile inculata soprannaturale/demoniaca.
In pratica Whannel (lo sceneggiatore), fotocopia lo script di Poltergeist, tagliando le scene in cui il plagio sarebbe stato troppo evidente e sostituendole con argomenti a dir poco imbarazzanti, o meglio, trattati in modo più che discutibile.
In insidious si salvano alcune scene in cui il talento di James Wan riesce ad esprimersi in modo efficacie, e mi spiace seriamente vedere un regista potenzialmente talentuoso come lui restare incastrato nei vincoli e nelle strategie dei film mainstream che fanno dell’essere tamarri la loro sola ragione di esistere. Alcune apparizioni fanno davvero effetto, soprattutto la vecchia con la candela e un altro paio di fantasmi (o quello che sono, perché tra le varie spiegazioni “ibride”, ovviamente, ci si dimentica di chiarire fino in fondo questo punto della storia).
Per il resto, il film non è che un susseguirsi di scene e tecniche di ripresa visti e stravisti in film sicuramente peggio riusciti, ma che mantenevano una certa umiltà nello sponsorizzarsi. Con questo non boccio assolutamente il lavoro di Wan, che ha il grande merito di realizzare riprese efficaci, soprattutto tenendo conto del fatto che sulle case infestate e i fantasmi si è davvero visto e detto di tutto e di più.
James Wan, tuttavia, ha la colpa di aver accettato di lavorare con quei due cazzoni di Whannel, Peli, che non si fanno alcun problema a stendere il discreto lavoro svolto dal regista, stenderlo delicatamente su dei binari e passarci sopra più e più volte con un treno da 200 vagoni carico di tutta la loro ignoranza verso il cinema horror (ignoranza che in 200 vagoni sta anche un po’ stretta, se vogliamo puntualizzare).
Parliamoci chiaro, mi spiace rivelare così tanto del film, ma non riesco a trovare altri modi per rendere l’idea: è mai possibile essere pagati fior di dollaroni per scrivere di un demone con la faccia da Sith e il corpo rachitico e peloso? O far indossare ad una medium una maschera antigas collegata all’orecchio di un povero coglione durante una seduta spiritica (con la scusa che avrebbe parlato troppo piano)? Evidentemente se ti chiami Leigh Whannel, nella vita qualcuno ti pagherà profumatamente anche per scrivere certe cazzate. E poi, se vogliamo essere sinceri fino in fondo, non mi pare lo sceneggiatore sia stato in grado di approfondire come si deve il tema del viaggio astrale, anzi, in parecchie situazioni sembra proprio si sia documentato leggendo un manuale scritto dal mago Otelma.
In definitiva, Insidious parte nella direzione ottimale per centrare un bersaglio che sta rimanendo intoccabile da ormai parecchi anni, peccato che ci siano due cazzari professionisti a sospingere questo lavoro, deviandone la giusta direzione e facendolo finire praticamente in mare aperto.
A Leigh Wannel e Oren Peli resta il consiglio di farsi un paio d’anni di manodopera pesante sotto il sole prima di affacciarsi ad un nuovo lavoro cinematografico, mentre a James Wan si consiglia di cancellare le amicizie con i suddetti individui da Facebook, di cambiare casa (e se esiste il karma, speriamo te ne capiti una veramente posseduta) e numero di telefono, di prendere un respiro profondo e meditare un po’ di più sulle future offerte di lavoro, prima di fottersi completamente il talento che gli è stato regalato.