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“E poi…è primavera” di Julie Fogliano e Erin E.Stead, Babalibri

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

primaveracopCi sono albi che incantano per la loro mitezza, per la grazia e il garbo con cui si presentano e per come sanno svelare, lentamente, i loro tesori, fatti di immagini, di suggestioni, di richiami e di piccole e delicate accortezze, sovente anche divertenti, che si manifestano via via, ad ogni nuova rilettura.

Uno di questi è indubbiamente “E poi…è primavera” di Julie Fogliano, illustrato dallo squisito tratto di Erin E.Stead ed edito in Italia da Babalibri.

Un racconto lieve e lineare, pacato e paziente, come il tema stesso richiede, della semina e dell’attesa della nascita delle piccole piantine.
Una storia fatta di poche parole ma che sapientemente scandisce fasi ed emozioni, trepidazioni, gioie e piccole delusioni, di un lavoro di cura e di impegno, nel quale i tempi della natura vengono ascoltati e non, come altrimenti accade, forzati dalle necessità umane.

C’è un bimbo riccio e occhialuto, che induce simpatia, e i suoi animaletti – un cane, un coniglio e una tartaruga -; c’è un campo brullo e un albero spoglio.

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E poi ci sono i semi – un carretto di semi, per la precisione, rosso, col sapore di altri tempi e di altri giochi – e la buona volontà, la capacità di osservare, sperare e pazientare.
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Viene la pioggia – attesa – e di seguito piccoli-grandi inconvenienti, meno desiderati, come gli uccellini che si precipitano a far banchetto dei preziosi semi o gli orsi, grandi e grossi ma poco accorti, che con le loro zampone calpestano il terreno tanto faticosamente dissodato.

Il bambino e i suoi fedeli amici non demordono: attendono e proseguono il lavoro, scrutano i segni della terra, cercano di interpretarli e di leggervi buone nuove.
Nel frattempo la vita intorno si anima, perché è chiaro che le stagioni stanno facendo, settimana dopo settimana, il loro corso.
E così giungono altri animaletti a scavare lo loro tane in profondità e tutto si fa intorno più vivace.
Per aspettare meglio si può appendere una corda al ramo di un albero ricavando un’altalena la cui seduta è un vecchio pneumatico, perfettamente in grado di dondolare ed allietare.

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Fin quando arriva il giorno che si esce di casa un po’ più ottimisti e speranzosi. Ci si affaccia al portone e….miracolo!
Il verde finalmente è spuntato e le fragili nuove piantine si rivelano a ricompensare di sforzi, dubbie e lievi patimenti.
La Primavera arriva e con lei la rinascita di una natura gentile, amata e rispettata senza soverchia e sfruttamento, sempre in ascolto dei ritmi della terra e dei suoi messaggi.

Un albo prezioso che delicatamente accarezza  e suggerisce varie chiavi di lettura.
Innanzitutto merita per il piacere degli occhi, per il gusto di osservare, e riosservare, uno stesso scenario che piano piano muta, perdendosi nei piacevoli, ma sempre misurati, particolari.
Accennati suggerimenti ad altre storie, a piccole narrazioni laterali che muovono al sorriso, argute e dolci, come quelle dei tanti uccellini che pasteggiano a semi o le spassose occupazioni degli animaletti comprimari della storia.

C’è poi l’invito alla pazienza, virtù necessaria affinché si seguano correttamente i tempi della semina e del raccolto.
Ma allo stesso tempo le autrici riservano uno sguardo sensibile e bonario all’animo bambino che, anche quando sa attendere, non rinuncia al fremito, a un battito timido di piedini, allo scrutare speranzoso ogni segno, non perché insofferente ma semplicemente perché animato da quel sentimento di entusiasmo e assolutezza proprio dell’infanzia.

Colgo ancora – oltre ad un profondo rispetto per la natura che permea tutto l’albo – una nota quasi romantica nell’accennare, con le figure più che con le parole, a giochi d’altri tempi e, forse, di altri luoghi. Passatempi che parlano di una vita più semplice e trascorsa all’aria aperta, dell’uso di materiali poveri e riciclati, di meno consumismo e più fantasia, di meno televisione e più campi, alberi e animali.
Qualcosa che mi riporta parecchio indietro cogli anni e che sarebbe di certo auspicabile, almeno in parte, anche per i bambini di oggi.

Nel libro la componente iconica è inscindibile da quella testuale: la narrazione è affidata a entrambe, le quali hanno le medesime caratteristiche di lievità e finezza.
Immagini tenui ma dalla grande eloquenza, espressive, divertenti, buffe e tenere, che si disvelano a poco a poco, aggraziate e misurate, ricche senza essere prolisse, semplici senza essere banali.
Figure da osservare a lungo e più volte, soffermandosi a seguirne i suggerimenti e scoprendone le tante piccole chicche.

(età consigliata: dai 3 anni)

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