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E’ possibile un turismo sostenibile?

Creato il 26 luglio 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

E possibile un turismo sostenibile?E' possibile un turismo sostenibile e compatibile con l'ambiente, nel Paese della cementificazione selvaggia? Il tema  mi è particolarmente caro, visto che tocca da vicino la mia cittadina. Partiamo dall'antefatto: una società immobiliare vuole dar via alla costruzione di un complesso turistico basato, principalmente, su campi da golf nella zona di Bosa, piccolo paesino sulla costa sarda. Un progetto da oltre 170 milioni di euro, una manna per l'economia locale.

Tutto bene, quindi? Mica tanto. Sembra, infatti, che la società non abbia intenzione di limitarsi a green, buche e banchi di sabbia, ma voglia dar via ad una vera e propria colata di cemento: grazie ad un cavillo introdotto da un legge regionale, infatti, al costruttore è consentito, insieme ai campi da golf, edificare delle pertinenze, ovvero strutture ricettive (alberghi, villette, resort e condomini di lusso) per gli amanti di questo sport. E' un modo gentile per dire che il golf non è altro che la scusa, per l'ennesima speculazione immobiliare all'italiana?

La popolazione è, ovviamente, spaccata tra chi ha fame di lavoro e chi, ambientalista e non, ha paura dell'ennesima operazione di costruzione selvaggia. I primi non hanno tutti i torti: secondo il 20° rapporto del Crenos, infatti, la disoccupazione in Sardegna ha raggiunto livelli preoccupanti, attestandosi al 15%, motivo per cui, di posti di lavoro, ce n'è un bisogno disperato. I contrari, invece, mettono in evidenza come, il progetto proposto, non sia altro che pura e semplice speculazione edilizia e paventano – non a torto – la nascita dell'ennesimo ecomostro. Si è, quindi, costretti a scegliere tra il lavoro e l'ambiente?

Non è un problema da poco, specie in una regione come la Sardegna (ma è un problema comune, praticamente, a tutte le regioni d'Italia), dove il turismo rappresenta una grossa fetta di economia locale e che fa proprio della natura il suo punto forte. Se il turista medio, infatti, accetta di sopportare traghetti esosi e infrastrutture inadeguate, è proprio grazie alla natura incontaminata del luogo. Se quella natura viene affogata nel cemento, quale persona sana di mente accetterebbe di passare le vacanze in Sardegna? L'ambiente è, quindi, la risorsa più preziosa su cui l'isola può contare, una risorsa che – attenzione – non è illimitata.

Un progetto del genere, quindi, dovrebbe essere il più possibile rispettoso di questo tesoro. La società coinvolta, ovviamente, da tutte le rassicurazioni del caso, ma, per citare Giulio Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. Non dimentichiamo, infatti, che l'Italia è tra i primi paesi in Europa per abusivismo edilizio, per la costruzione in spregio alle regole e per la totale assenza di controlli. Ci sono, quindi, gli estremi per fidarsi? A mio avviso, purtroppo, no e la storia d'Italia è costellata d'esempi di bei progetti partiti con le migliori intenzioni e finiti in mostruosità che hanno danneggiato, in alcuni casi irreparabilmente, l'ambiente.

Eppure non dovrebbe essere così. Secondo l'Unesco, infatti, abbiamo uno dei più importanti patrimoni paesaggistici del mondo, che, unito a quello storico-culturale, ci rendono un Paese unico al mondo, tanto che il turismo dovrebbe essere il nostro petrolio. Eppure lasciamo che la nostra natura affoghi nel cemento, che i nostri tesori storico-artistici crollino a pezzi e che il settore stesso sia uno dei regni del lavoro nero, mentre nelle amministrazioni, sia a livello locale che nazionale, regnano sperperi, malagestione e dilettantismo allo sbaraglio.

Nell'era dell'informazione, il turista moderno va ricercato soprattutto in rete, facendosi trovare sui social network, sui siti specializzati e negli store per smartphone e, invece, non esistono nè un sito nè un'app istituzionali (un tentativo fu fatto per il sito, qualche anno fa, con risultati disastrosi e dispendiosi), che permettano al turista, specie se straniero, di poter organizzare in un colpo la sua vacanza nel nostro Paese (in un colpo, prenotare volo e albergo, noleggiare l'auto, acquistare il biglietto per il museo e/o gli scavi archeologici, ecc.).  Siamo ancora fermi all'era del depliant.

Com'è possibile che non esista una regia centrale? Com'è possibile che non esista un brand turistico italiano, un marchio da sfruttare sia a livello economico che d'immagine? Com'è possibile che il Ministero dei Beni Culturali, che dovrebbe essere uno dei più importanti in Italia, sia invece uno dei più snobbati e meno finanziati dalla politica?

Ma soprattuto, com'è possibile che non esista una cultura del rispetto, della tutela e della gestione dell'ambiente e dei beni storico-artistici, nel Paese che ne possiede di più?

Danilo


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