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E' possibile una scienza delle migrazioni? /"Movimenti indisciplinati"-ed.Ombre Corte (2013)

Creato il 21 aprile 2013 da Marianna06

 

 

Movimenti

 

Le discipline, quelle che si occupano del sociale, stanno tentando di mettere ordine e, quindi, di rispondere con serietà (se riusciranno) a quel fenomeno che, nella quotidianità, sono divenuti anche per noi, in Italia, i movimenti dei migranti.

Per altro, ormai, quasi continuativi e delle più disparate provenienze.

Lo scopo di”Movimenti indisciplinati”, sottotitolato :  Migrazioni, migranti e discipline scientifiche, a cura di Sandro Mezzadra e Maurizio Ricciardi, entrambi docenti al Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’università di Bologna, che hanno coordinato studi di differenti ricercatori, è proprio quello di raccordare, trovando un nesso scientifico possibile e accettabile le migrazioni con il problema del genere (maschio-femmina), che in situazione fa parecchia differenza; con il razzismo, di cui negli ultimi tempi nella società italiana, e specie in certe particolari regioni, c’è stata una forte recrudescenza; con le diverse generazioni (prime e seconde) e le aspettative che specie, com’è giusto, le “seconde” coltivano; con il lavoro, che è un diritto nel momento in cui il paese ,che ti accoglie, ti riconosce come cittadino a tutti gli effetti; con la criminalità che è molto spesso è il trito luogo comune, tirato fuori al momento opportuno,essenzialmente per accrescere nell’opinione pubblica il rifiuto dello straniero.

E ancora, sempre lo stesso testo prova ad affiancare nella parte conclusiva, e con rigore didattico,  il possibile legame che c’è tra “storia” con la”S” maiuscola e le singole storie dei protagonisti delle migrazioni.

Quindi, infine, si argomenta di diritti ottenuti e di diritti negati e dell’importanza fondamentale che, nell’accoglienza dei migranti, rivestono gli spazi urbani disponibili, per non creare, a partire proprio da questi, la famigerata linea di demarcazione che separa e crea “arrabbiati”, il classico “border line”, paragonabile a quella di una Londra con i suoi ghetti periferici  per immigrati  a quella di una Parigi con le sue banlieu.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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