"Domani 63 biciclette torneranno a percorrere le strade della pianura salentina. Ma biciclette che non ci si può immaginare senza averle viste: biciclette con le ossa di fuori, tenute su a furia di spaghi; telai di tavole, sellini senza forma, manubri e ruote arrugginiti, pedali che cigolano come carrucole d'un pozzo. Biciclette d'uno squallore così metafisico che sembra impossibile che non abbiano un'anima". Vittorio Bodini, L'Arneide ultimo atto, maggio 1951. In Barocco del Sud. Besa, 2003.
Prima di "festeggiare" il primo maggio si deve sapere che oggi "il mercato del lavoro" è sempre più simile a quello mostrato in questo video. Qualcuno riderà dopo aver visto il video ma c'è poco da ridere e se si ride è una risata amara, di quelle utili a nascondere dolori lancinanti. Ecco una notizia di pochi giorni fa, notizia vera non farlocca come quelle del Corriere della Sera che 8 giovani su 10 rifiuterebbero un contratto per lavorare sei mesi all'EXPO (dati e fatti veri in questo articolo e in questo. Se non avete voglia di leggere guardate questo video). I giovani rifiutano il lavoro. Certo, ma quale lavoro? A quali condizioni? E' veramente "lavoro" quello che rifiutano? Se i giornalai del corriere serale fossero stati giornalisti si sarebbero poste queste domande anziché dare sfogo al pregiudizio dei "gggiovani che non hanno voglia di lavorare".
Prima di stupirvi se i giovani rifiutano un lavoro raccontando(vi) la storia che i vostri padri e i vostri nonni lo avrebbero accettato fatevi un po' di domande. I miei nonni e mio padre hanno accettato di lavorare in condizioni meno che precarie ma lo hanno fatto perché chi veniva dopo di loro non fosse messo nelle condizioni di dover accettare quello che loro hanno dovuto accettare. I nostri padri e i nostri nonni hanno dovuto accettare condizioni di lavoro senza diritti perché quei diritti venissero riconosciuti. I nostri padri e i nostri nonni si sono ribellati a quelle condizioni di lavoro, come racconta questo drammatico episodio della storia del Salento avvenuto nel 1950 a pochi km dal paese dove sono nato e cresciuto.
I motivi per cui oggi i giovani non "scelgono" i lavori del passato sono frutto di mutamenti sociali complessi, materia difficile da gestire per giornalai addestrati nei bar dello sport. La rassicurante storia dei giovani che non hanno voglia di lavorare serve solo a coprire l'imbarazzante ignoranza dei tuttologi da baraccone. Se posso permettermi anch'io una semplificazione direi i nostri nonni e i nostri padri hanno accettato condizioni di lavoro che oggi non vengono accettate perché vedevano nel loro futuro diritti che non avevano nel loro passato. Perché i giovani dovrebbero accettare lavori senza diritti? Per accelerare la cancellazione dal loro futuro di diritti che c'erano nel loro passato?
Ricordatevelo tutte le volte che ognuna di quelle conquiste sociali viene abbattuta.
Ricordatevelo ogni volta che si fa un passo indietro nel terreno dei diritti del lavoro.
Ricordatevelo ogni volta che vedete Renzi in televisione che ciancia di job act.
Buon primo maggio.