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E quella cerco.

Da Borful

E quella cerco.

©2014 Fulvio Bortolozzo.

C'è una storia tutta da scrivere, o forse qualcuno l'ha già scritta, non so: quella della trasformazione dell'immagine da manufatto a prodotto industriale.
Alla base di questa trasformazione c'è la moltiplicazione esponenziale dell'umanità sul limitato spazio planetario e il notevole allungamento medio della vita dei singoli umani coinvolti organicamente nell'industrializzazione. L'invenzione sociologica più brillante della civiltà industriale è stata appunto questa: la middle class, ovvero una borghesia funzionale all'industrializzazione, e alla moltiplicazione modulare degli stili di vita e dei consumi (forzatamente industriali) connessi, che arrivava a coinvolgere gli strati più alti della classe operaia. Oggi questo modello di società sta soffocando nelle sue contraddizioni, ma continua implacabilmente ad essere condotto dai poteri decisionali nella direzione iniziale: lo sviluppo senza fine. Vedremo quindi cosa succederà, temo nulla di buono.
In questo apocalittico quadretto generale, si inscrive la peculiare storia delle immagini. Anche le immagini, come tutto il resto, trasmigra dalla produzione manuale a quella industriale a partire dal 1839, anno ufficiale di comunicazione pubblica dell'invenzione della fotografia. In ritardo di almeno un paio di secoli, ma giusto in tempo per far parte delle sorti magnifiche e progressive della nuova società di massa, la fotografia inizia un percorso che segue di pari passo l'evoluzione tecnologica e ne ricalca i modi di produzione. Per farla breve, oggi nell'epoca della connessione mobile e della rete Internet, la fotografia vive una stagione di sviluppo produttivo mai vista prima. Miliardi di immagini fotografiche vengono prese e diffuse ogni anno tra milioni di umani. A fronte di tutto questo sta crescendo una estetica conseguente. Con maggiore difficoltà che in altri settori industriali per via della opprimente storia delle immagini manuali (leggi Storia dell'Arte) che si interpone in ogni uso contemporaneo del fotografico: il bello, il sublime, il narrativo, il descrittivo, ecc. Concetti, ambiti, stili che possiedono secoli di riflessione e produzione alle spalle. Difficoltà apparente se abbandoniamo il ristretto gruppo autoreferenziale degli eruditi di settore. La restante platea dei fotografanti produce e consuma già allegramente fotografie come fossero "4 salti in padella" o mobili dell'Ikea. La forza dei numeri è dalla loro parte. Anche se qualche sapientone farà spallucce, e non fatico a collocarmi umilmente tra di essi, come sempre è avvenuto l'umanità correrà verso il suo destino fino al baratro, e anche oltre.
Il vecchio Ulianov a questo punto direbbe: "Che fare?". Stare a guardare o agire in direzione ostinata e contraria? Ovvio che non sentendomi un lemming, correrò, ma non all'indietro. La direzione contraria può sempre essere davanti e quella cerco.


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