E’ questa la vita che sognavo da bambino

Creato il 09 marzo 2015 da Agipsyinthekitchen

E’ questa la vita che sognavo da bambina?

Quante volte quello che semplicemente è un ritornello portato alla ribalta qualche estate fa  da Jovanotti, oltre a rimbalzarci in testa, si intona nei nostri pensieri, quasi a diventare un nostro stesso assunto/scusa/motivazione nell’approccio quotidiano della routine del fare – o non fare ?

Stiamo facendo tutto come da manuale oppure abbiamo deciso di dare una chance alla nostra felicità, a quei progetti tali per cui il mattino comincia quando comincia – anche alle 6 del mattino- ma che certamente ha come comune denominatore sorrisi illuminanti?

Chi abbiamo amato tanto e non c’è più – nonni, zii, genitori che abbiamo assunto a modelli di vita – sarebbero fieri di noi?

Ma soprattutto i “noi” bambini cosa direbbero dei “noi” adulti?

Me lo chiedo e richiedo. Quella bambina dai capelli un po’  aggrovigliati, che giocava alle bambole e metteva un muro di peluche davanti al letto ogni notte a difesa personale, come se si potessero animare, sarebbe orgogliosa di questa gipsy, poco definibile, molto generosa, sicuramente troppo tatuata, assai permalosa, alquanto gelosa e possessiva,  dalle unghie rosse e il rossetto in pendant,  che impasta storie e ricette con la stessa sfrontataggine con cui sfidava la sua mamma quando si rifiutava di farsi pettinare?

E io, adesso, soprattutto cosa direi alla me bambina?

Una cosa su tutte mi sentirei di dirle, accarezzandole la testa: non avere paura. Perché pare che tutto a questo mondo sia possibile: fare, disfare e rifare ancora. Cambiare idea, abito, paese e lavoro con la stessa velocità con il quale si pensa il cambiamento stesso. Che a volte si fanno piani e progetti, am che la vita li ribalta sempre, per cui: vivi. Vivi e basta che tanto non si potrà mai accontentare tutti.Non smettere mai di dare, nonostante le delusioni, nonostante le porte in faccia. Le persone se ne andranno e si dimenticheranno di questa grande signora che è la riconoscenza ma va bene così e sai perché?Perchè c’è il karma, che poi sistema tutto. Perché il dare è effettivamente tutto l’amore che rimane in circolo, anche quando non ci siamo più. Perché vivere è lasciare piccole parti di se dietro di noi, a regalo di chi è entrato nella nostra vita per un attimo, dieci giorni, due mesi, un anno o molto di più.

Impara a bere birra che le sere d’estate assumono subito un altro sapore. Usa tanto idratante corpo e non trascurare i gomiti. Fai yoga – tanto la palestra non ci si azzecca. Non spendere tutti quei soldi in abiti che poi verranno stipati in valige che dimenticheremo da qualche parte. Viaggia, tanto, troppo, fino allo sfinimento, viaggia. Non perderti troppo in chi ami; anzi, perditi totalmente, perché l’amore è bello e farà anche male ma è bellissimo ed è veramente l’unica cosa per cui valga la pena vivere. Le passioni muovono il mondo. Non dimenticare di avere in casa cioccolato, rum, riso carnaroli, cipolla e vino bianco. Coltiva rosmarino sul balcone  e ricorda che gli stampi da torta non sono mai abbastanza. Tutto arriva, e non importa se per farlo arrivare, i piani di azione cambieranno. Non avere fretta e non paragonare la tua vita a quella di altri. Ogni cosa arriva quando siamo veramente pronti per accoglierla. E ricorda: l’unico modo per fare un buon lavoro e rendere questa vita un percorso inimitabile, è amare quello che si fa. Amarlo fino in fondo – e da qui quello che dicevo: l’amore muove il mondo e sovverte nazioni – e non accontentarsi, perché quando il cuore capirà che il percorso è giusto, verrà capito immediatamente da tutti i nostri 5 sensi.

E non permettere mai a nessuno di metterti in dubbio, tanto meno a te stessa: prova qualcosa di nuovo, fai errori, impara da questi errori e divertiti. Abbandonati a ogni sfumatura di quello che sei, senza aver paura – chi ti ama, non solo resta, ma adorerà tutto di te. Non avere paura: impara a mostrarti per quella che sei, perché è sempre più che abbastanza.

Ho intervistato Eugenio Boer, chef del ristorante Essenza di Milano. Lui allievo del mio adorato Norbert Niederkofler, ci ha deliziati con una pasta al fondo di pane bruciato.

Ci ha raccontato la sua calma, il suo sogno e la sua meta. Ci ha introdotti alla sua brigata così famigliare e così vera: amico del cuore, fidanzata e fratello di cuore come preziosi alleati di lunghe serate a svolgere un lavoro duro, sicuramente, ma scelto e riscelto ogni giorno, fin da quando era piccolo, fin da quando i suoi compagni parlavano di diventare pompieri o dottori, e lui fiero cucinava con i suoi torte e manicaretti.

Abbiamo mangiato e abbiamo provato come la gentilezza delle sue parole si sia riuscita a trasferire in ogni portata del suo menù, scommettendo su ingredienti semplici ma preziosi.

La cucina di Boer dimostra che non è più tempo per gli chef superstar. Vogliamo gente vera che nel piatto ci regali ricordi, esperienze e emozioni. Per essere un bravo chef non hai bisogno di imparare a memoria i libri di cucina: bensì necessiti di istinto e di un gusto al buono, che solo chi è nell’anima buono può donare. E per quel poco che sono riuscita a parlare con Eugenio e la sua crew, ne sono rimasta affascinata, consolidando poi la mia opinione a ogni boccone mangiato da lui.

Si ringrazia:

Birra Moretti.

Giambattista Valli per Seven for All Mankind.

#IlPiacere #AbitoDaSera #BirraMoretti @Baffo_Moretti


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