E questo quello che sperano i rimbambiti per cuba?

Creato il 16 maggio 2010 da Astonvilla

Proseguono i violenti scontri a Bangkok tra le «camicie rosse» antigovernative e le forze di sicurezza tailandesi. Il bilancio odierno è di almeno otto morti e una cinquantina di feriti, secondo quanto hanno detto i servizi di pronto soccorso locali.
Nelle ultime 48 ore sono morte in totale 24 persone, mentre il bilancio complessivo dall’inizio delle manifestazioni nel centro della capitale, a metà marzo, è di 54 morti e oltre 1.600 feriti. Mentre il paese si porta dunque pericolosamente sull’orlo della guerra civile, il primo ministro Abhisit Vejjajiva ha dichiarato oggi alla tv nazionale che l’esercito sta facendo ciò che è necessario per ripristinare l’ordine a Bangkok con il minor numero di perdite possibile. «Insisto nel dire che ciò che stiamo facendo è necessario», ha affermato Abhisit, difendendo l’operato dei suoi soldati, e lasciando intendere che non ci sono spazi per un compromesso con le «camicie rosse».
«Il governo deve andare avanti», ha aggiunto. Da tre giorni in centro di Bangkok si è trasformato in una zona di guerra, con i manifestanti antigovernativi che hanno attaccato con pietre e ordigni artigianali, e le truppe hanno risposto con proiettili di gomma e pallottole vere. Le violenze hanno subito una improvvisa escalation dopo che giovedì un generale dell’esercito, schieratosi con i manifestanti diventando uno dei leader della protesta, è stato ferito gravemente alla testa da un cecchino. Secondo i medici difficilmente sopravviverà.
I manifestanti, fedelissimi dell’ex premier Thaksin Shinawatra, chiedono le dimissioni del primo ministro Abhisit e l’immediata convocazione delle elezioni politiche, e da metà marzo si sono asserragliati in un quartiere nel centro della capitale tailandese. Gli Usa hanno intanto deciso di evacuare parte dello staff della loro ambasciata, a causa delle violenze.
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