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È qui la festa?

Creato il 12 febbraio 2014 da Brasilitalia
È qui la festa?

Brasile, mancano quattro mesi al Mondiale: ma non è qui la festa


RIO DE JANEIRO - Ma che sta succedendo al Brasile a quattro mesi dall’inizio dei Mondiali? Com’è possibile che il Paese che si considera un grande campo di calcio sul pianeta Terra stia arrivando all’appuntamento in un clima così teso, preoccupato, persino disfattista? Strana due volte questa lunga vigilia, perché di pallone quasi non si parla: è come se l’immagine del Maracanã in festa dopo la finale con la Spagna alla Confederations Cup sia rimasta congelata, in quella trionfale serata di giugno. La squadra, insomma, non sarebbe un problema. Ma quanto al resto, come andrà a finire?
SELEÇÃO - Il gruppo è pronto, dice appena Felipão Scolari. Le rare volte che parla, il c.t. lo fa per ricordare che il Brasile ha un solo risultato possibile. Il primo posto, la conquista dell’Exa, come si chiama qui l’ipotetica sesta vittoria mondiale. Nel Paese si trascinano stancamente i campionati statali, sempre meno interessanti, nel caldo di un’estate asfissiante come mai. Sorprese nelle convocazioni non sono attese, e non c’è l’ombra di una polemica, nemmeno nei bar. Le paure sull’infortunio di Neymar a Barcellona sono passate. La stella verdeoro è nelle cronache soprattutto per la clamorosa stecca in nero incassata dal padre al momento del suo trasferimento in Europa, e gli alti e bassi con la fidanzata 18enne Bruna con cui, alla fine, si è ufficialmente lasciato . Si attende il rientro in campo di Fred, reduce da un lungo stop. Non sarà un campione da leggenda, ma al centro dell’attacco Scolari ha davvero poche alternative. Ultima amichevole di rilievo in Sudafrica, il prossimo 5 marzo: il c.t. ha convocato tutti giocatori impegnati nelle squadre europee (ma nessuno «italiano»). La lista dei 23 verrà divulgata il 7 maggio. Poi il ritiro al fresco di Teresopolis, non lontano da Rio.
IL PAESE - La «Copa» - finalmente in casa dopo che tre generazioni l’hanno solo guardata in tv - ha un significato in Brasile senza paragoni al mondo. Assegnata nel 2007, nel pieno del boom economico, cade invece in un momento difficile. L’economia è in frenata, la festa dei consumi è finita e riaffiorano problemi storici. Uno tra tutti quello della violenza urbana, in aumento dopo anni di successi del potere pubblico contro la criminalità. Già lo scorso giugno, l’insoddisfazione della nuova classe media per tutto quello che ancora le manca (scuole, ospedali e trasporti pubblici decenti) aveva portato in piazza milioni di persone, e proprio in occasione di un evento sportivo. È possibile che nei prossimi mesi il malcontento riaffiori: nel frattempo c’è stata una esplosione dei prezzi e ci si è messo anche il tempo: non piove, i bacini idroelettrici sono vuoti e c’è rischio continuo di black-out elettrici. Tre mesi dopo i Mondiali ci saranno poi le elezioni presidenziali. Dilma Rousseff cerca la riconferma e il Partito dei lavoratori di Lula la permanenza al potere dopo 12 anni consecutivi. Nel governo è allarme rosso: se qualcosa dovesse andare storto ai Mondiali (a parte il risultato finale, s’intende) il vantaggio della Rousseff potrebbe evaporare. La polizia ha gestito finora in modo assai maldestro le manifestazioni e le loro code, sia per eccesso di violenza sia per non essere riuscita a prevenire il vandalismo dei black blocs. A Rio ha appena perso la vita un cameraman tv, colpito da un razzo. Con gli occhi del mondo puntati addosso, tra giugno e luglio, il governo non può permettersi errori, ma nemmeno militarizzare le città durante quella che definisce una grande festa popolare.
SPRECHI E RITARDI - I mugugni si sposano perfettamente con i numeri che tutto il Brasile ormai conosce, quelli delle spese per la Coppa. Il governo aveva promesso che nemmeno un real sarebbe uscito dalle casse pubbliche, invece sta succedendo il contrario. Se non fosse intervento lo Stato con i suoi prestiti agevolati, mesi fa, addio Mondiali. Gli stadi costeranno il 60 per cento in più del preventivo, e i soldi sono stati sottratti alle infrastrutture che erano state promesse alla popolazione (aeroporti, strade, corridoi urbani). Intanto sono saliti a sei gli operai morti nei lavori. Il Brasile è ancora un cantiere a cielo aperto, e assai poco nelle città sede riuscirà ad essere ultimato per giugno, stadi a parte. L’ira della Fifa e di Sepp Blatter per i ritardi nella consegna degli impianti («mai visto niente del genere nella mia vita», ha sbottato il boss svizzero) riaffiora a giorni alterni. Cinque impianti restano da consegnare e Curitiba, nel Sud, rischia addirittura di perdere la sede: la Fifa deciderà nel prossimo fine settimana, in un summit al quale parteciperanno tutti le federazioni, se spostare le partite altrove.
Fonte: La Stampa

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