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«E qui, siore e siori, mi voglio rovinare»

Creato il 02 aprile 2014 da Malvino
La Costituzione non è legge divina, dunque ci si può metter mano per emendarla, tanto più che fra i suoi articoli ce n’è uno lo consente, indicandone modi e tempi: recita che «le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione» (art. 138).È per questo che ritengo impensabile una riforma del Senato come quella in discussione in questi giorni. Si pensa, infatti, di farne un organo non elettivo, togliendogli voce in capitolo sulla fiducia al governo e sulle leggi di bilancio, ma lasciandogliela su quelle di revisione costituzionale (giocoforza, direi, sennò dovrebbe essere emendato anche l’art. 138): saremmo, così, all’assurdo di un organo che non potrà più metter lingua sull’operato dell’esecutivo, ma potrà continuare a farlo sulla Costituzione, e con potere decisionale pari a quello della Camera dei Deputati, ma senza aver avuto alcuna investitura dal voto popolare.Una mostruosità del genere poteva esser partorita solo da un analfabeta. Poteva trovare consensi solo in una di quelle congiunture storiche in cui un analfabeta riesce a costruirsi reputazione di innovatore della grammatica. Reputazione tanto più alta, quanto più volitiva appare l’intenzione di stravolgere la logica che regge la costruzione di una lingua. Si può arrivare, e qui con Renzi ci si arriva, ad apprezzare l’ignoranza come una forza della natura.Così, ci tocca sentirci dire che i padri costituenti erano barbosi scassacazzi che l’hanno messa giù un po’ troppo pesante solo perché traumatizzati dal fascismo, poverini, mentre il nuovo mago delle televendite ha fegato, e polso, e coglioni, si vede dalla grinta che mette nell’urlare: «E qui, siore e siori, mi voglio rovinare: aggiungo alla riforma costituzionale il taglio di un miliardo alla politica». Sputacchia un poco su quelli in prima fila perché ha una lieve micrognazia, ma mica è detto chel’Uomo della Provvidenza debba per forza essere un mascelluto, basta sappia galvanizzare i fessi e strizzarel’occhio ai furbi.C’è da stupirsene? Non direi. In fondo si tratta di quello che, se non veniva fatto Presidente del Consiglio, sarebbe rimasto Sindaco di Firenze e quasi certamente avrebbe sfregiato l’orologio a lancetta unica della Torre d’Arnolfo, aggiungendoci quella dei minuti. «Troveremo uno sponsordiceva –la gente deve vedere bene l’ora, mica deve essere un orologio filosofico». E a chi gli faceva presente che quellorologio era del Trecento: «Mica voglio metterci un orologio al quarzo – rassicurava –è che così ’un funziona». Piaccia o no,l’ometto è questo.

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