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La reazione è perfettamente in linea con il "tutto bene sor padro' " solito, e cioè non si ammette la sconfitta, anzi la debacle elettorale. Perché di quello si tratta: su una media italiana si è perso più o meno il 20% di consensi. Ed è vero che le amministrative sono diverse dalle politiche, ma il dato è forte. Resta comunque che nessuno ammette, tranne casi isolati come per esempio la Senatrice Gambaro (che evidentemente ama il rischio, in momenti come questi poi), anzi si dice che in fondo si sono conquistati altri due comuni e che il "processo" - che più o meno dovrebbe essere la cinquestellizzazione dell'Italia intera, forse - sta procedendo. Con lentezza, ma sta procedendo.
E non mi è facile capire con quale tropo Lausberg avrebbe definito queste affermazioni, se si tratta di ironia o catacresi interna al movimento (non si è ancora trovato il termine per definire la sconfitta, magari) o si tratta di un'allegoria a chissà quale significato. Fatto sta che probabilmente questa sconfitta è dovuta proprio a quel "processo" e a quello che si lega dietro: il voler governare da solito (previo raggiungimento del 51% o addirittura del cento) e il dire sempre no. Per mia lettura, il voto al M5S è mancato da quella parte di elettorato di sinistra, che non perdona a Grillo il non essersi identificato come alleanza per un governo condiviso col Pd ed alternativo a questo con Berlùsconi.
Intanto sono attesi il post livido sul blog, il taglio di qualche testa dissidente, la minimizzazione di quel che è successo. Come al solito, perché ormai il M5S è un libro letto e riletto. Roba già vecchia, soprattutto nei comportamenti. E la colpa è indubbiamente di quello che ancora chissà per quanto resterà il leader.
Update: siccome ho scritto questo post all'ora di pranzo, ma non ho potuto pubblicarlo causa non funzionamento del collegamento internet, il post livido e l'altra roba della minimizzazione sono arrivati. Titolo chiaro: Le vittorie di Pirro.
Update 2: è arrivato anche il taglio di teste, anche se con minor acredine del solito, mettendo proprio la senatrice Gambaro alla mercé del Movimento.
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