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È sceso in campo, di nuovo. E adesso?

Creato il 11 dicembre 2012 da Tabulerase

È sceso in campo, di nuovo. E adesso?Chi non vota Berlusconi, e mai penserebbe di farlo, si meraviglia, nel costatarne un’immutabile fede in chi invece continua a sostenerlo. E chi lo vota, e mai penserebbe di non farlo, si meraviglia, nel costatarne un’immutabile avversione nei confronti dell’unico e solo, il Cavaliere; profeta di verità, quasi vent’anni fa capì che doveva evocare un nemico per accrescere la sua credibilità, costituire un baluardo e divenire un rimedio all’angoscia dell’imprevedibilità del divenire.

I comunisti, furono, la prima volta che è sceso in campo, il dolore imprevedibile che gli italiani avrebbero potuto patire. Quel simbolo apotropaico che ha così funzionato tanto da permettere al centro destra di vincere le elezioni e di utilizzarlo in tutte le altre efficacemente, oggi, forse, non lo sarebbe più. Ma la situazione economica e sociale che è imprevedibile rispetto a quel ’94, crea di per sé un dolore nel presente e un terrore nel futuro che nessuno fino a oggi è riuscito ad alleviare, anzi.  Da qui l’instabilità, tutta italiana, fino ad oggi domata da Monti, fino alla sfiducia al governo, di fatto, subìta da una parte, la più cospicua, della maggioranza che lo sosteneva, che preoccupa il Presidente della Repubblica e tutti gli italiani; che in questi anni hanno chiuso la loro attività imprenditoriale, che hanno perso o rischiano di perdere il lavoro, che non lo hanno trovato, che nonostante lo hanno, non riescono ad arrivare a fine mese con qualche soldo in tasca.

Dall’altra parte ci sta chi, nell’instabilità vede un’opportunità da strumentalizzare, per ritornare a galla, al potere, o per mantenerlo. E per ottenere il massimo per sé, questi irresponsabili non risparmieranno nessuno delle evocazioni utili per attirare a sé consensi.

Ho la sensazione, e già ci sono i prodromi, che la campagna elettorale imminente sarà all’insegna della paura e dei sogni fantasmagorici: attenzione a chi fino ad oggi vi ha messo le mani in tasca, noi aboliremo l’IMU sulla prima casa, e poi basta con questo spread che ci importa del debito pubblico, usciamo dall’Euro e abbandoniamo un’Europa a conduzione Tedesca che ha come solo obiettivo l’austerità. E ancora, la crisi economica è solo psicologica. Occorre uscire, andare in vacanza, fare acquisti e divertirsi.

Chi sopravvive, chi sta soffrendo, è disperato o si trova in una situazione di instabilità economica non avrà di certo la lucidità mentale per discernere la verità e poter scegliere il miglior rappresentante. La partita si giocherà, ancora una volta, sulla vita degli italiani e sarà sempre così, fin quando, soprattutto nel sud, non ci si libererà dall’idea che il candidato può rappresentare un aiuto per risolvere le questioni personali invece che un rappresentante delle istanze generali di una collettività.

Se quindi, da una parte c’è, come sembra, Berlusconi, dall’altra non si può semplicemente costruire uno schieramento anti Berlusconi. L’Italia non ha bisogno di un referendum ad personam, abbiamo già dato. Occorrono, invece, delle idee utili al superamento dei problemi enormi che affliggono l’Italia e l’Europa e, per essere credibili deve essere credibile chi le propone, senza se e senza ma. Enrico Berlinguer in un’intervista a Repubblica del 28 luglio 1981 diceva: « La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico. ».

Se non si risolve la questione morale, ancora attuale, perché mai si voluta affrontarla, non si recupera alla partecipazione della vita pubblica, l’indifferente e il rassegnato e si alimentano sentimenti anti sociali ma, anche il cittadino deve svegliarsi dal torpore intellettuale e scrivere, trattare, discutere di politica, per non dover in futuro dire:« Tutto questo è successo perché voi, un tempo, non ne avete più voluto sapere ».[1]



[1] Giacomo Ulivo, martire della resistenza


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