“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita“. Ho deciso di partire dalla frase di uno dei film più belli (a parer mio) della storia del cinema, per parlare di me e della mia storia, perché davvero mai frase fu più adatta.
Sono Sara, trentatré anni, laureata, sposata da nove, con un lavoro a tempo indeterminato. Se dovessi fare un bilancio direi anche soddisfatta della propria vita perché in fondo tanti obiettivi che mi ero posta, sono riuscita a raggiungerli. Fra questi obiettivi, ne manca però uno all’appello: diventare mamma. Proprio da qui inizia il mio racconto. Nel 2008 mio marito ed io decidiamo che è giunto il momento di mettere su famiglia convinti che nulla possa frapporsi al nostro desiderio di diventare mamma e papà. Inizia così la nostra ”ricerca” che ben presto però si va a scontrare da un lato con i responsi sempre negativi agli innumerevoli test di gravidanza mensilmente fatti da me e dall’altro, dalla scoperta della mia endometriosi che aveva deciso di complicarmi la vita.
Qui assaporo il gusto di quel cioccolatino che mai avrei scelto in una scatola, proprio quello che avrei scartato perché non mi sarebbe assolutamente piaciuto. Scopro infatti dopo vari esami ed un intervento in laparoscopia, che la mia endometriosi ha camminato troppo e che quindi, per diventare mamma così come l’avevo sempre immaginato, ci sarebbe voluto un vero e proprio miracolo.Inizia qui uno dei periodi più brutti della mia vita, dove mi tocca fare i conti con una situazione che mai avrei contemplato nel mio cammino verso il raggiungimento del mio desiderio.
Lacrime, tristezza, depressione, crisi continue, invidia (sentimento mai provato in vita mia) verso tutte quelle amiche che restavano incinta e nella mia testa una voragine di pensieri che mi portava sempre più a fondo, che mi portava a pensare di essere inadeguata, una donna a metà.
Il dolore non era logicamente solo il mio, ma era anche quello del mio compagno dispiaciuto, e da qui il mio shock, non tanto del fatto di non poter diventare papà, ma sopratutto di vedere la sua compagna darsi colpe che in fondo non aveva, vedere nei suoi occhi sempre un velo di tristezza che sembrava essersi impossessata di lei. Proprio lei che sapeva reagire sempre alle situazioni, questa volta sembrava non trovare pace ed allo stesso sembrava diventata assuefatta al dolore. Sono trascorsi giorni e mesi in cui io ho toccato il fondo e ad essere sinceri anche questo mi ha aiutato a riuscire a risalire a galla, a riuscire a vedere la cosa da un’ altro punto di vista, a togliermi di dosso quelle colpe che non avevo e che continuavo a darmi.
Ho iniziato a pensare che il fatto che le cose non vadano come noi le abbiamo programmate, non vuol dire che non debbano capitare.
Ho scoperto in questo periodo di profonda crisi, quanto può essere grande l’amore che qualcuno può provare per noi.
Ho visto un uomo capace di darmi l’aiuto di cui avevo bisogno, anche per esempio dandomi la libertà di piangere tutte le lacrime che avevo, nella costanza della sua presenza e nella capacita di amarmi per la persona che ero dandomi la possibilità di scavarmi dentro e di capire, coi miei tempi, che il mio desiderio e la possibilità di diventare mamma non erano persi solo perché non sarei riuscita a diventarlo nel modo canonico.
A volte le difficoltà accecano e tolgono la capacità di razionalizzare le cose, di capire che quella che a volte ci sembra una disgrazia è in realtà un opportunità grande che ci viene offerta tramutatasi per me, in un’esperienza che mi ha fatto crescere, maturare, diventare più forte riuscendomi a farmi accettare per quella che sono e che mi ha regalato un’occasione stupenda: quella di diventare mamma adottiva.
Un enorme grazie a Sara per aver condiviso con noi una pagina così intima della sua vita e tanti in bocca al lupo a lei e a suo marito per la loro nuova, splendida avventura come genitori adottivi.