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Stavolta vi parlo di viaggi non con un'esperienza personale, ma scrivendo della Guerra di Troia. Questo sarà un racconto di viaggi a volte reali e a volte immaginari, che si intrecciano tra storia e leggenda. La grande avventura bellica di Achei e Troiani, i fatti ad essa collegati ed i suoi protagonisti ci sono stati tramandati attraverso l'Iliade e l'Odissea, entrambe di Omero, e da una serie di varie leggende mitologiche.La sua storia è abbastanza conosciuta. Elena, regina di Sparta, viene rapita in modo più o meno consensuale dal principe troiano Paride. Il marito Menelao raccoglie un'armata di alleati Achei, che salpano con le loro navi verso Troia (chiamata anche Ilio) per recuperare l'infedele e punire i suoi ospiti-rapitori. La cosa sarà più sanguinosa e difficile del previsto: la guerra durerà 10 anni, grazie anche agli dei dell'Olimpo che spartiscono il loro favore tra entrambe le fazioni.
Finirà tutto con il famoso episodio del cavallo di legno ideato da Odisseo e la conseguente distruzione della città. Nell'Iliade si narra del solo ultimo anno del conflitto, mentre nell'Odissea si raccontano le avventure di Odisseo, o Ulisse, che tenta per 10 ulteriori anni dopo la fine della guerra di tornare nella sua isola di Itaca.
Il viaggio è un tema ricorrente della Guerra di Troia, ma visto comunque sotto aspetti diversi. Nell'Iliade è un episodio tra i tanti, che fa parte di una vicenda più grande, ma è talmente importante che Agamennone uccide una figlia per garantirsi il favore della sorte ed il vento nelle vele. In quest'opera si viaggia per conquista e vendetta: si rubano bottini, si rapiscono ostaggi, si prendono donne e si uccidono nemici. Non si parla di esplorazione e scoperta: infatti Greci e Troiani adorano gli stessi dei, e hanno più o meno le stesse usanze. Alla fine della guerra non ci saranno trattati di pace e clemenza, Troia verrà saccheggiata, e gli abitanti trucidati o fatti schiavi.
Diverso è il caso dell'Odissea. Qui il Viaggio (con la V maiuscola) è la vicenda stessa. Odisseo (conosciuto anche come Ulisse) deve tornare a casa sua a Itaca, per ricongiungersi con sua moglie Penelope che nel frattempo è insidiata da principi stranieri che vogliono sposarla per avere il trono. Per farlo deve superare molte prove difficili, grazie anche a certe divinità che si è inimicate. In questa storia non si viaggia per combattere, ma si combatte per viaggiare. Odisseo osserva, esplora, soffre, lotta, ama, viene fatto prigioniero, girando in lungo e in largo per mari e terre sconosciute. È un po' il prototipo dell'esploratore senza paura: anche nelle situazioni più estreme e pericolose, il desiderio di conoscere non l'abbandonerà mai. Ha cominciato con un gruppo di compagni e, dopo un naufragio, finirà in solitaria. E non dimentichiamo che ad un certo punto Odisseo compie il viaggio più difficile e misterioso: verso l'Aldilà e ritorno.
Troia è sempre stato considerata un parto della fantasia di Omero (ed egli stesso è una figura di cui non si è sicuri sia esistita veramente). Finché nel 19° secolo Heinrich Schliemann la trova. Schliemann è un avventuriero ed uomo d'affari, che guarda caso ha viaggiato in lungo e in largo per il mondo, in cerca di fortuna, come una specie di Odisseo moderno. Seguendo i suoi sogni e le vicende omeriche, scopre ad Hissarlik in Turchia i resti di una città che sarà appunto identificata come Troia, e che tale viene considerata anche ai giorni nostri.
Come alcuni reportage di viaggio, che siano raccontati da una guida, da un giornalista o dai nostri amici di ritorno dall'estero, l'Iliade e l'Odissea hanno un grande difetto: in molti aspetti non corrispondono alla realtà. Il clima e la geografia che vi sono descritti non sembrano proprio quelli del Mediterraneo, della Grecia e della Turchia. Questa cosa non è stata inventata da qualche moderna trasmissione su misteri e alieni, ma è già stata notata da intellettuali dell'antichità. Plutarco addirittura afferma che l'isola Ogigia (quella della ninfa Calipso) si trova dalle parti della Britannia. Tali incongruenze omeriche sono sempre state più o meno ignorate dai classicisti, e catalogate come licenze poetiche dell'autore.
Qualche anno fa un altro sognatore come Schliemann è apparso in Italia. Si chiama Felice Vinci ed è un ingegnere con la passione dei classici antichi. Sapendo di Plutarco, legge le opere omeriche sotto un altra angolazione ed ha un'intuizione rivoluzionaria. I mari tenebrosi, le tempeste, le isole sferzate da venti impetuosi, le copiose maree, i gorghi e gli eroi biondi descritti da Omero sono tutte caratteristiche del Nord Europa e dell'Atlantico. Vinci parte per un sopralluogo sul campo e, oltre a fornire la sua interpretazione dei fatti, dimostra (fotografie alla mano) che tutte le descrizioni geografiche del poeta si adattano perfettamente a precisi territori boreali. E trova anche moltissimi toponimi che ricordano quelli greci. Raccoglie la sua esperienza in un libro dal titolo che non lascia dubbi: Omero Nel Baltico.
Secondo Vinci gli Achei in realtà erano scandinavi. Costretti dalle condizioni climatiche sono emigrati verso sud, importando nelle isole greche la loro religione, la loro cultura e le loro leggende. E dando i nomi di località nordiche a quelle meridionali dove si erano stabiliti. La Guerra di Troia si sarebbe svolta effettivamente, ma nel Baltico e non nel Mediterraneo; ed Odisseo avrebbe vagato per i freddi mari nordici, e non in quelli tiepidi dell'Europa del sud. Omero non avrebbe fatto altro che mettere per iscritto dei racconti orali che si sono tramandati per secoli, e che riguardavano le terre degli antenati.
E Troia? Vinci ha trovato anche quella, non in Turchia ma in Finlandia.
Si chiama Toija (proprio così) ed è una cittadina dalle parti del Golfo di Finlandia. Non è composta da rovine, ma è un vero centro abitato che tutti quanti possono visitare senza essere per forza archeologi. E che può essere il punto da dove un viaggio immaginario ed uno reale sono partiti insieme, per ritornarvi secoli dopo.