Non ricordo nemmeno più da quanto tempo. Saranno passati dei mesi. Forse sei. Parecchi comunque.
La prima volta che la incontrai non credo di averle fatto un’ ottima impressione. Ero alla ricerca disperata di una camera in cui mettere i miei ricordi capitolini, in un momento in cui la vita mi chiedeva di nuovo di smontare e ricomporre. Ero stanca, terribilmente. Con la vita in macchina. Lei mi accolse subito con un sorriso. Mi colpì, tantissimo. Sorridere è un gesto che molti compiono in maniera quasi meccanica, alcuni sorridono di circostanza, altri di falsità, molti sorridono per beffa. Il suo era un sorriso pulito, pieno, aperto. Non ci vedevo altro se non quello. Mi fece penare un po’ prima di darmi una risposta. Poi un giorno mi chiamò e disse “No, Ila, mi dispiace ma ho visto un’altra ragazza prima di te….e ….e la camera è tua!!!”. E allora fu tutto un parlare, parlare, parlare. Parlare delle amicizie che cambiano, delle delusioni amorose, degli amori presenti, della vite prima di noi e nel frattempo scrivevamo nuove pagine. Era la complicità a dare il ritmo al nostro tempo. Fra le pause caffè, la tisana la sera, il Milan a casa contro l’anno del triplete, l’ eritreo, le interrogazioni pre-esame, e Y. che viene da noi, le lauree e il biglietto perché l’ indomani si parte, e poi ancora Milano, Tropea, Roma, le cenette tutti insieme, i mobili con le rotelle, la bici, le abitudini, il saluto appena sveglie senza dire una parola, la colazione e i cereali, il mio vicino nonché mio prof, la sua vicina che bussa al muro mentre facciamo casino, la tv a mille che fa da sveglia la mattina, la porta del bagno la fila per entrarci fra fidanzati amiche e conviventi, in sei in otto e in dieci a dormire in quattro metri, i jeans che non si trovano, le red bull prima di uscire, "l' abbigliamento" sotto esame, la neve dalla finestra.
(…)
E quante cose avrei da raccontarti oggi, di chi mi abbraccia e mi sorride con finta amorevolezza, di promesse mai mantenute, di consapevolezze e scelte fatte, di lupi di volpi e di agnellini, di me che ancora smonto per ricomporre di nuovo.
Certe cose non ce le diciamo mai, perché non siamo brave a dirci i sentimenti. Ma vedi di te mi manca questo. Di te mi manchi tu.
Ti voglio bene Coinqui. (E se non lo sai, sallo!)
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