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"Notte al giornale. Se vogliono mi arrestano qui. Grazie a tutti".
Questa la dichiarazione del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, condannato definitivamente a 14 mesi di carcere per diffamazione e nei cui confronti ieri il Giudice della Sorveglianza di Milano ha disposto la detenzione domiciliare.
"Non ho intenzione di andare agli arresti domiciliari. Supplico il Procuratore Edmondo Bruti Liberati che mi mandi i carabinieri e mi traducano in carcere."
Ha inoltre precisato che "Appena mi portano a casa per i domiciliari tornerò subito a lavorare qui al Giornale" commettendo in questo modo il reato di evasione.
Questa è la nuova sfida del direttore del Giornale dopo la richiesta della Procura della Repubblica, il giudice Guido Brambilla, che firma il provvedimento trasformando il direttore del Giornale in un detenuto: «Ordina agli ufficiali e agenti di polizia giudiziaria di accompagnare il condannato, assicurandosi della sua identità e ingiungendogli di attenersi alle prescrizioni presso Milano via (omissis) per l'espiazione della pena»
Certamente il Direttore del Giornale sta scatenando un vero e proprio pandemonio con le sue continue provocazioni.
Mi immagino il detenuto Sallusti, evaso dai domiciliari nottetempo, arrivare quatto quatto nella sede del Giornale e sprofondato in una comoda poltrona godersi il putiferio creato nell’ambiente delle toghe dalla sua ennesima provocazione.
Il protagonista di questa inquietante vicenda che sta assumendo sempre più gli aspetti grotteschi di una commedia , riporta alla mente il fantasmagorico personaggio del Maestro e Margherita,il capolavoro di Bulgakov, uno scrittore e drammaturgo degli anni trenta perseguitato dalle autorità sovietiche.
Il romanzo comincia ai Patriarshie Prudy, uno degli angoli più belli di Mosca, con l’arrivo del Diavolo (Woland) e del suo seguito. Le avventure esilaranti e surreali di questo manipolo smascherano tutte le miserie e gli intrighi della Mosca degli anni ‘20-’30.
E devo dire che il personaggio gli calza a pennello: così come nel libro il Diavolo con le sue incredibili e spettacolari provocazioni, porta lo scompiglio in una città staliniana popolata di stupidità, privilegi e burocrazia, così il nostro Sallusti non fa nient’altro che mettere in rilievo con le sue eclatanti sfide lo stato in cui vive l’Italia,paese in cui ormai regnano sfacelo, desolazione e ipocrisia.
Abbiamo visto una classe politica che non ha saputo risolvere la questione nemmeno in Parlamento con una legiferazione su leggi assurde e obsolete, una magistratura con un potere quasi illimitato ma che sta cadendo nel ridicolo senza riuscire nemmeno ad accordarsi sulla giusta decisione da prendere scannandosi senza ritegno, giornalisti che, anziché essere solidali,attaccano proprio chi difende i diritti della loro categoria arrivando a scrivere articoletti gossippari che sembrano usciti dalla redazione di Casa Vogue, con tanto di descrizioni particolareggiate della casa dell’onorevole Santanchè, dimenticando che forse l’argomento dovrebbe essere il principio della libertà e non i pettegolezzi da massaia.
E penso che ne vedremo ancora delle belle!
Cerchiamo di riassumere l’ intricata vicenda, come è riportato dal Giornale.
"Il 18 febbraio 2007 sul quotidiano Libero vengono pubblicati un articolo, firmato da Andrea Monticone, e un commento, firmato con lo pseudonimo Dreyfus (dietro al quale si cela il nome di Renato Farina)che parlano della vicenda di una tredicenne, rimasta incinta e autorizzata ad abortire dal tribunale di Torino e finita in una clinica psichiatrica per le conseguenze della vicenda.
Il giudice, offeso dalle dichiarazioni forti dell’articolo, pur se non citato, sporge querela. Nessuna indagine viene però avviata per risalire al vero autore dello scritto , così come nessuna rettifica viene pubblicata. Così la responsabilità ricade sul direttore di Libero, Alessandro Sallusti.
La querela arriva in tribunale, che il 26 gennaio 2009 condanna in primo grado Monticone e Sallusti rispettivamente a 5.000 e 4.000 euro di ammenda. Sallusti viene condannato per omesso controllo e diffamazione. Nelle motivazioni della sentenza, il giudice si duole di essersi dimenticato di prevedere una pena detentiva.
Il giudice Cocilovo e la Procura ricorrono in appello. E la sentenza giunge il 17 giugno 2011. In aula però, l'avvocato di Libero (avvezzo a non presenziare quasi mai alle udienze) e il suo sostituto non si presentano in aula.
Così, succede che in Appello presenzia un legale d'ufficio chiamato all'ultimo istante. La sentenza d'Appello cambia radicalmente rispetto a quella di primo grado: un anno di carcere con la condizionale per Monticone, un anno e due mesi senza condizionale per Sallusti.
Il motivo della mancata concessione della condizionale per Sallusti è dovuto ai precedenti per l'omesso controllo legato alla diffamazione (precedenti che riguardano condanne soggette a indulto o tramutate in pena pecuniaria). Insomma, il giudice di Appello ripara al rammarico del collega di primo grado sulla pena detentiva. Nella sentenza si spiega che la condizionale viene negata “ai sensi dell’articolo 133 del codice penale”, e cioè a causa della sua “pericolosità” e del rischio che, se in libertà, possa commettere altri temibili reati. “Per Sallusti non è possibile formulare una prognosi favorevole e ritenere che egli si asterrà dal commettere in futuro ulteriori episodi criminosi avuto riguardo alle numerose condanne da lui già riportate per reati della stessa specie”, si legge nella sentenza.Si sa che i direttori dei giornali accumulano Una motivazione risibile visto che i direttori di giornali di condanne per omesso controllo, reato colposo, ne hanno parecchie. Da qui la condanna non sospesa.
Si arriva poi al giorno della sentenza della Cassazione. I giudici della quinta sezione penale confermano la condanna a 14 mesi. La Corte respinge il ricorso presentato da Sallusti.
Il 19 ottobre 2012 Sallusti riceve l'ordine di carcerazione. Il 26 novembre, dopo che il giornalista ha rifiutato l'affidamento ai servizi domiciliari e altre misure alternative, la procura ha notificato l'ordine di arresto domiciliare."
Nel frattempo in un clima già infuocato, la decisione presa da Bruti Liberati, ha scatenato una vera e propria rivolta di giudici e avvocati che attaccano il procuratore accusandolo di priviilegiare il direttore del giornale :insomma un vero e proprio Inferno!
Mi auguro che Sallusti a cui va tutta la mia solidarietà, possa continuare a scrivere i suoi articoli sprofondato nella sua poltrona da Direttore del Giornale … ma non domantevi perché, entrando nel suo studio avvertirete un sottile profumo di zolfo…Diavolo d’un Direttore!
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