Coincidenza, casualità, mero incontro, fato, destino, chiamata?
Come lo chiami tu quel tempo in cui i pianeti si allineano, le rette combaciano, i nodi si sciolgono, le parti si incastrano, i tempi si realizzano?
Io non so dire; so che quando accade, quando sono attenta, lo sguardo celeste a coglierne il senso, sorrido. O mi arrabbio anche, quando ciò che accade è di malumore, una telefonata nell’unico tempo silenzioso, la fila quando si ha fretta, il campanello rotto, le parole mancate, l’autobus appena partito.
Certo si può riderne
o fare strane e illogiche supposizioni, di giri astrali e destini bruciati.
O si può, come succede a me, restare a guardarle mentre accadono e restarne sorpresa.
Questa mattina, alle ore 8.00, sono passata con l’auto lungo una strada e ho visto una famiglia, madre, padre e figlia piccola, camminare. Non so perché li ho notati, un giro d’occhio. Stavano salendo la strada, tutti e tre per mano.
Dopo due ore sono ripassata per la stessa strada e li ho ritrovati, anche loro dall’altro lato, che scendevano, ancora per mano.
Potreste obiettare che stazionano su quella strada, che passano la giornata attraversandola da un lato all’altro, che forse abitano lì, da un lato e dall’altro.
Io non so dire.
Forse c’è una porta, in ognuno di noi, da dove passare per vivere nuove vite ed è una porta sconosciuta e vera, nascosta e mai eguale. E sta a noi il desiderio e la passione di aprirne, ogni giorno, una nuova.
Chiara
ringrazio Topper Harley (qui il blog) per la condivisione della sua fotografia, così immaginifica.