E’ successo di nuovo: tragico sbarco di circa 150 migranti eritrei sul litorale di Scicli in provincia di Ragusa, di cui 14 annegati prima dei soccorsi.
La scena è questa: spiaggia bianca, stupenda, di quelle che si sognano nelle fredde giornate invernali, e 13 corpi sopra distesi, che ricordano carcasse di pesci arenati. Il 14esimo non è stato ancora trovato e chissà se mai lo sarà. I corpi recano evidenti segni di lesioni e dai racconti dei superstiti pare che le vittime siano state frustate dagli scafisti per costringerle a buttarsi a mare, nonostante non sapessero nuotare, quando il barcone si è arenato ed il mare è diventato sempre più minaccioso . Tra i sopravissuti anche una donna incinta, forse l’unica donna a bordo, che è in pessime condizioni. Alcuni di quelli che hanno raggiunto terra sono riusciti a scappare ed a dileguarsi nelle campagne siciliane nella speranza di raggiungere i paesi dell’Europa del Nord dove vivono loro amici e parenti. I meno fortunati resteranno a lavorare ed a spaccarsi la schiena nelle piantagioni del Sud Italia per miseri 10-20 euro giornalieri, a dormire in alloggi-cloaca appositamente predisposti. Li incontreremo per strada di notte su biciclette sprovviste di fari, ringraziando il cielo di averli schivati ancora un’altra volta. Li guarderemo con timore se ci dovessimo trovare da soli nelle loro zone. Li malediremo perché rubano il lavoro agli Italiani che sono già tanto in miseria, perché non rispettano le regole del paese che li ha ospitati, perché mangiano cibi fetidi ed invocano e pregano per un Dio diverso,e perché per colpa loro nelle aule dei nostri figli hanno dovuto togliere i crocifissi e nelle mense non si serve più la carne di maiale, con la consapevolezza che se fossimo noi ad andare nei loro paesi non ci spetterebbe la reciprocità di trattamento.
Ma le leggi del mondo hanno mai previsto che nessuno di noi potesse mai spostarsi dal luogo dove è nato? Chi stabilisce qual è la nostra terra? E chi ci può venire o transitare? Regole di ordine pubblico, senz’altro. Ma, a ben vedere, un principio fondamentale dell’umanità che possa prevedere il divieto assoluto di recarsi in un altro Paese a cercarvi fortuna ed a contribuire anche alla sua crescita e prosperità in nome del diritto più sacrosanto che esiste al mondo, che è quello di affrancarsi dalla fame, non ha mai trovato una sua formula. E se tale dovesse esistere, dovrebbe inevitabilmente comportare anche una perdita di memoria dei popoli, in special modo di quello italiano, che nella corso della Storia hanno rincorso e realizzato i loro sogni in terre altrui.