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E. Tautz

Creato il 01 giugno 2012 da Hermes
L'ultima tendenza in fatto di moda sembrerebbe quella di ridar vita a vecchi brand sepolti nel dimenticatoio. Non sto parlando di quelle marche cha hanno fortune altalenanti, come Lanvin (mia madre: "Lanvin? Ai tempi miei era roba da vecchie"), ma di griffes sparite nel nulla e poi risorte. Sicuramente la crisi ha messo il suo zampino in questo nuovo divertimento dei magnati della moda: riportare in auge una marca ben nota, che ha fatto la storia, con un succulento archivio, è un investimento più sicuro dei tanti piccoli talenti emergenti. E' come partire 10 metri avanti in una gara di corsa. Infatti tutti parlano della nuova Schiaparelli di Della Valle.La mia opinione su questa "tendenza" è, come al solito, strana, amorfa, soggetta a cambiamenti e chi più ne ha più ne metta. Se da un lato c'è la voglia di veder rinascere pilastri della moda (ma vi immaginate una nuova Madame Gres?), dall'altro la paura che si crei solo un timido fantasma, niente a che vedere con la marca dei "bei tempi andati".Anche la marca di cui parliamo oggi ha avuto lo stesso destino. Fondata nel 1867 dal signor Edward Tautz, è stata una delle più importanti sartorie di abbigliamento sportivo e militare di Londra. Fornitrice anche, pensate un po', dei Savoia (come Prada), o di Churchill. Nel 1968, però, viene incorporata nella Norton & Sons. Solo nel 2009, Patrik Grant, proprietario della N&S e stilista, decide di far rivivere la E. Tautz. I risultati non si fanno attendere, visto che l'anno successivo vince ai British Fashion Awards un premio per il suo lavoro.Grant deve essere uno stilista atipico: sarto e uomo d'affari, classico ma non troppo e, ciliegina sulla torta, etero (e se uno stilista inglese di una certa fama è etero, allora il Santo Padre può benissimo essere gay! viva le pari opportunità!).Il rilancio è stato compiuto grazie a Moving Brands, una di quelle aziende di comunicazione che si occupano di creare un' idea dietro a una marca. Perchè sì, sono quelle che immagino facciano il grosso del lavoro, in questi casi: il logo, il colore che verrà associato col marchio (in questo caso il giallo, una scelta di forte impatto e decisamente insolita), e così via, finanche le etichette.Una marca molto british, anche nello stile: un po' school, un po' army. Il tutto, però, limato e in salsa minimalista, con tessuti brillanti e chiari e un po' di sacrosanto humor. La qualità viene descritta come elevatissima e ci credo, soprattutto perchè è il frutto di una rinomata sartoria. I vestiti, la pelle, le camicie, le cravatte: tutti realizzati a Londra, a un tiro di schioppo l'uno dall'altro, spesso a mano con materiali come pelli francesi, cotoni lavorati in Italia e lane scozzesi. Proprio in Scozia, nelle Shetland, è fatta la maglieria. Punto di forza del brand sono i maglioni con appliques cucite a mano, ispirati dai badge che i vari college applicavano sulle loro maglie per distinguersi l'uno dall'altro. Un po' come ora le felpone delle università, apprezzatissimo classico turistico.Per le scarpe formali hanno anche collaborato con John Lobb e beh, uno che collabora con Lobb non è certo l'ultimo arrivato.Quest'estate sono stati ispirati da Félix Carvajal, postino che, negli anni '20, corse a Cuba le olimpiadi in completo, con tanto di cappello ("sapientemente lanciato alla folla a fine competizione", troviamo su internet). Lino, tessuti tecnici, forme comode e colori-non colori: azzurro, grigio chiaro, bianco, con qualche sprazzo di blu klein, specialmente negli outfit informali, dai tagli abbondanti. Ecco che una semplice SS si è andata a delineare, senza eccessi.Io sto seriamente sbavando dietro i maglioni con lettere a intarsio, mooolto confraternita americana, specialmente quelli in cui le lettere sono greche.Patrick Grant, perennemente nelle classifiche degli uomini meglio vestiti del Regno Unito (proprio come il nostro Lapo... o forse no -.-")Questa sarà mia!

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