...e trenta!

Creato il 14 ottobre 2011 da Suster

Sono nata in un primo pomeriggio di metà ottobre di un trentennio fa...
Ah,dite che ve l'ho già raccontata?
Vero è!
Ok allora come non detto.
Era solo che quest'anno pensavo di premunirmi, non sia mai che dovesse verificarsi, come l'anno passato, lo spiacevole caso che quasi nessuno se ne ricordi, che poi, va be', non è la fine del mondo, mi dico, siam tutti adulti, non è che ci aspettiamo ancora le candeline e battimani, tanti auguri a te e i regali, possiamo sopravvivere anche senza.
E però quando poi ti succede, che magari sei già un pochino sul depresso andante di tuo, e il telefono tace, e neppure vibra, non un sms da quell'amica che non senti da mesi, e tua figlia di mesi tre rompe le palle tutto il giorno e tu passi la giornata a scarrozzartela in marsupio su e giù per il viale alberato lungo il fiume, dove la gente va a correre, e tu marci, con lei che piange, e qualcuno si gira a guardarti storto, o almeno così ti sembra, e ti senti tagliata fuori dal mondo, e che tutti si siano dimenticati di te, e proprio oggi, che ti senti un pochino in diritto di pretendere che invece ti si prenda il considerazione, un giorno solo su 365, cacchio...
Va be'.
Questo succedeva l'anno scorso: pessimo compleanno.
La ciliegina è stata quando, con le lacrime in gola ho confessato a un'amica che il beduino si era ricordato dell'evento solo a sera tardi, presentandomi auguri tardivi e desolati, e io che per tutto il tempo avevo cercato di sperarci, che invece l'avesse fatto apposta, a non dirmi niente, al mattino, perché mi aveva preparato qualcosa, che mi dicesse: dai, oggi tengo io la pupa, tu vatti a fare un giro, vai alla mostra che volevi vedere, vai al cinema... che poi non sarei andata probabilmente, ma...
Auguri Ciccionismo al mio risveglio sarebbe bastato. Oggi non apro, andiamo a farci un giro tutti e tre. Invece niente.
E sapete cosa mi ha risposto la mia amica? "Povero Hasuna".
La guardo incredula: "Povero Hasuna?" ma è una battuta o cosa?
"Povero Hasuna: chissà come sta stressato per arrivare a scordarsi questa cosa."
E che le dovevo dire? Ovvio: mi sono incazzata. Che lui veicola normalmente maggior empatia degli altri sulla sua persona lo sapevo già, ma fino a questo punto...
Ma non rimuginiamo. Potrei essere superiore, dire che non mi piace pretendere che mi si celebri, che non lo pretendo, che il compleanno in fondo è un giorno come un altro.
Ma mentirei. Mi aspetto invece di essere ricordata, che mi si celebri. Mi fa piacere. Mi hanno abituato così da piccola, in famiglia, che i compleanni si celebravano. Stupidamente, magari, simbolicamente, con una torta e una consegna di pacchetti a fine cena, ma si celebravano.
Questo è il tuo giorno.
E allora, per non farmi mancare proprio niente quest'anno, che compio il mio primo trentennio di vita, dovrò iniziare ad abbassarmi l'età quando me la chiedono (seee!), smetterla di ritenermi una madre giovane e scapestrata (pfuì!), ecco qui la mia personale autocelebrazione, rievocando i momenti salienti delle mie passate età:
  • 14 ottobre 1986 (forse): mi alzo a sedere sul letto. Cosa c'è sulla mia testa? Una cosa penzolante, un pacchetto... per me? Wow! Dal mio fratello grande, un regalo tanto agognato, un fantastico bruco fluorescente in cellulosa (roba che andava forte all'epoca), che mi lasciai persuadere a regalare a mia volta a una compagnuccia di asilo, il giorno stesso o qualche giorno più in là, dietro il subdolo ricatto del "non ti sono più amichetta" (grave errore portare all'asilo i giochi a cui si tiene).
  • 14 ottobre 1990: stavolta mi sveglio e, cosa trovo in camera mia? Una fantastica bicicletta "da femmina" rosa (wow! Da femmina!) con campanello e cestino, sicuramente la più bella mai avuta in tutta la mia vita finora. Regalo di mio padre che nel giro di meno di un mese mi fotterono dal garage del condominio. A me rimase il commento scontroso del genitore giustamente seccato: "Certo che se non metti la catena...!".
  • 14 ottobre 2000: sulle strette e polverose scale di una piccola libreria scolastica nella periferia di Roma, dopo l'orario di chiusura le colleghe (tra cui l'amica del cuore) e i titolari rendono omaggio alla commessa più imbranata del negozio e ai suoi 19 anni con torta e auguri. Quel giorno era anche il mio ultimo di lavoro, il mio primo di paga in assoluto, e anche uno di quelli che ricordo aver vissuto con maggior orgoglio e soddisfazione, dopo il delirio della giornata lavorativa.
  • 14 ottobre 2001: tanti auguri a te! Evviva! Mangiamo la torta, scarto i regali. Ora, presto che è tardi, prendi le valige, dai che perdo il treno! E ciao accorati dal finestrino. Hai preso il vino e le paste? Sì ciao a presto. SMS: dimmi quando arrivi ti veniamo a prendere. E la sera di nuovo tanti auguri a te! Evviva! Mangiamo le paste, beviamo il vino, che bello che sei tornata. Domani ci ho l'esame, ma mi sa che non ci vado.
  • 14 ottobre 2003: "Hola estoy buscando piso." "Italiana? No, no tenemos: ya alquilado!" E pianti a dirotto alla cabina del telefono attaccata al ricevitore muto, dopo aver consumato anche l'ultima scheda telefonica. Ma quanto ciucciano queste schede? Sai che faccio? Mo' mi compro un cellulare, tiè. Autoregalo di compleanno, e domani ricomincio a cercar casa. La sera la signora Maritere, mia gentile ospite in quell'Erasmus iniziato male, mi cazzìa in maniera abbastanza chiara che io la possa comprendere pur non capendo una mazza di spagnolo o poco più. Perchè non le ho detto che era il mio compleanno? Esce e ritorna con torta e un pacchetto.  L'unica volta in vita mia che ho posseduto un ombrello di Louis Vuitton: e con che stile riparava dalla pioggia madrilena!
  • 14 ottobre 2004: finisco di riapparecchiare gli ultimi tavoli, dò un colpo di scopa e spengo le luci in sala. Sarà quasi l'una e sono distrutta. Scendo al piano terra e... sì, avete indovinato: torta, candeline, tanti auguri. Ed io, che mi ero sparata già durante il servizio due fette di sfoglia pere e cioccolato di straforo, butto giù a forza due fette, una per ogni varietà di torta presente, per fare onore ai festeggiamenti. Mi cambio, esco, inforco la bici e sono a casa. Tutto tace. Entro in camera e... aridaje co' ste torte! E mo' basta! Tanti auguri Ciccionismo. Hasuna ma che è 'sta luminara? 'Do li hai presi 'sti lumini, a un cimitero? Ecco come lo ricompenso quando vuol fare il romantico. Ma ero in acidità iperglicemica. Perdonatemi.
  • 14 ottobre 2006: evviva evviva! Ragazzi, a mezzanotte si va tutti in piazza a fare casino! Offro io, che oggi compio il quarto di secolo! Dai su, trangugiate quegli avanzi di parmigiana che si festeggia, prendete le chitarre, dove ho messo le bolas? Io non ricordo più molto di quella sera, so solo che ho ecceduto, per l'ultima vergognosa volta della mia gioventù, in alcool, esibizioni, e volume della voce, in gente fermata per strada al grido di "Quarto di secolo! vieni a bere un bicchiere con noi!" e pizzica scomposta a piedi scalzi sull'asfalto tra veri di bottiglie rotte e testa che girava, e cani e amici che tornavano da molto lontano per venire a salutarmi, a festeggiarmi.
Però non è che poi fossi più felice di prima, a parte le condizioni disastrate del mio fisico nel post-sbornia. Non è proporzionale all'entità della festa il grado di soddisfazione personale.
E se proprio mi guardo indietro poi e riconsidero questi e altri compleanni di trenta che ne ho vissuti, sorrido, sì di certe situazioni e di emozioni che oramai sento lontane, andate, non più mie, eppure mie per ciò che sono diventata, ma mi sembra di non poterne rimpiangere neppure una, chè quella di oggi, di condizione, mi piace assai, al di là dei mal di pancia passeggeri al pensiero di essermi guadagnata la trentina, con tutto ciò che è passato per arrivare fin qua, in cima alla china, e ciò che invece non è passato, è rimasto, sfrondato dal surplus.
E una pupa nuova nuova con cui andare ai giardini.

P.S.
Gli auguri sono graditi, se vi pare. Lo so che è triste chiederli, ma ancora più triste non riceverne per niente (soprattutto quando fai trent'anni).

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