Anche oggi utilizziamo un po’ di “psicologhese” per cercare di capire meglio il nostro modo di “funzionare” e quello delle persone che ci circondano. Più nello specifico analizzeremo il modo in cui rappresentiamo la realtà e lo faremo partendo dall’analisi del vocabolario comunemente usato.Gli esseri umani solitamente utilizzano un numero limitato di parole rispetto alla variegata gamma di termini presenti nel dizionario. Tra queste, solo una cinquantina identifica il canale sensoriale ovvero il filtro con cui solitamente apprendiamo la realtà. Se ci abituiamo ad ascoltarle, a selezionarle, potremo facilitare la comunicazione con gli altri. Alcune persone rappresentano la realtà in prevalenza attraverso le immagini, altre più con i suoni e altre ancora mediante sensazioni tattili o percettive.
Dunque i tre filtri sono:
- il visivo, usato da coloro i quali filtrano attraverso gli occhi la realtà che li circonda. Tipico di chi ha una grande immaginazione e memorizza la parte visiva di ogni avvenimento.
- l’uditivo, usato da chi filtra la realtà attraverso le orecchie. Tipico di chi è sempre molto attento a quel che dice ed è molto selettivo circa i termini utilizzati;
- il cinestesico, usato da chi apprende la realtà attraverso i restanti tre sensi cioè tatto, gusto e olfatto. Ha a che vedere con tutto ciò che è mondo interno ed emozione. Tipico di chi dà molta importanza alle sensazioni che prova o che ha provato e vive sempre ogni esperienza in maniera particolarmente intensa.
Poiché abbiamo la tendenza ad usare uno o più di questi sistemi rappresentazionali con più frequenza di altri, possiamo individuare il nostro canale sensoriale prevalente semplicemente analizzando i predicati verbali ed i termini utilizzati in conversazione. Facciamo qualche esempio:
“Questo episodio illumina la mia giornata” (canale visivo);
“Quel ragazzo ha un passato tutto luci e ombre” (canale visivo);
“Questa cosa non mi suona bene” (canale uditivo);
“Dimmi ancora una volta cosa intendi” (canale uditivo);
“Tuo fratello è un tipo spigoloso” (canale cinestesico);
“Non afferro il concetto” (canale cinestesico).
Nella tabella seguente sono riassunti gli aspetti verbali (ciò che si dice in conversazione) e paraverbali (come viene detto) dei tre canali sensoriali.
VISIVO
UDITIVO
CINESTESICO
VERBALE
Chiarire,illustrare,
immaginare,
mettere a fuoco,
inquadrare/fare un quadro
di…, per come la vedo
io…, dare un’occhiata
Ascoltare, dire,
esprimere,
spiegare, udire,
altisonante,
chiassoso, per
cosi dire,
inaudito, parola
per parola,
descrivere in
dettaglio fare
attenzione a…
Toccare, sentire,
scuotere, mettersi in
contatto con…,
irritare, sfuggire di
mente, tenere in
sospeso, non ti
seguo!, dolore,
calma, vibrare,
rimuginare,stimolare
PARAVERBALE
Ritmo: accelerato
Velocità: sostenuta
Volume: alto
Occhi: spesso rivolti verso l’alto
Ritmo: modulato,
musicale,
Velocità: si
adatta
all’interlocutore
Volume:
costante, parla in
modo chiaro
espressivo,
risonante. La
voce può essere,
talvolta,
assolutamente
monotonale,
come un
diapason.
Occhi: mossi spesso lateralmente
Tono caldo e
profondo, pause
frequenti
Velocità: bassa
(lentezza nel
parlare)
Volume: basso
Occhi: spesso rivolti verso il basso
A cosa può servire riconoscere in noi e negli altri questa inconscia preferenza per uno o più dei nostri cinque sensi? Può essere utile a favorire le relazioni e la comunicazione con le altre persone. Per mostrarci empatici nei confronti del nostro interlocutore possiamo adeguarci al suo canale sensoriale ed utilizzare le sue stesse parole o espressioni. Entrare nella sua modalità percettiva può rendere più efficace e fluida la conversazione.
Quindi se vogliamo far comprendere nel modo migliore all’altro ciò che vogliamo dire è indispensabile mettersi in ascolto, capire qual è il suo canale sensoriale privilegiato ed utilizzarne le espressioni caratteristiche. Conoscere i sistemi di rappresentazione delle persone ci aiuterà a entrare meglio in contatto con loro: in sostanza a parlare la stessa lingua.