Sbom. Un suono secco. Sbom. Cadenzato. Sbom. Inarrestabile.
“Attenzione! Pericolo in avvicinamento a ore dodici!” urla Enrica alle amiche che, frenetiche nel loro andirivieni, la circondano. Tutte, senza esclusioni, guardano in alto. Un’ombra si allunga sopra alle loro teste. Un’ombra che, scivolando morbidamente, fa tremare il terreno. Sbom. Sempre più vicina. Finché si ferma, la terra smette di sussultare. L’ombra diventa più corta, al suo posto prende il via un vento caldo e umido. Ritmato. Ora c’è. Ora non c’è più. Ora c’è. Ora non c’è più. E così via.
Accanto alla figura dai dubbi contorni si fa spazio un’altra ombra. Rotonda, questa volta, ben definita. Chiara. Calda.
“Ha con sé il laser bruciante!” strilla una dalla destra di Enrica. Ed è il panico generale. Tutte lasciano andare quel che hanno tra le mani, dimentiche della fatica patita finora. Fuggono, fuggono.
Dall’alto, un urlo cavernoso copre le loro vocine impaurite. “Correte, correte!” è l’esortazione comune.
C’è chi cerca di tornare a casa, chi si nasconde dietro fusti verdi o montagne grigie, chi rimane impietrita, incapace di muovere un solo passo. “Corri!”, è proprio contro una di queste ultime che Enrica inveisce. La scrolla. Le dà una testata, addirittura, finché riesce a spingerla di lato.
Ma è troppo tardi.
“Enrica, attenta!” Enrica fa appena in tempo a distinguere l’avvertimento. Un oggetto non meglio identificato, mai visto prima, cala su di lei. E’ una prigione rotonda e bianchiccia. Enrica corre avanti, indietro, a destra, a sinistra, ma nulla. Cerca di graffiare le pareti che la circondano. Alte. Insormontabili. Prova anche ad arrampicarcisi, ma la prigione se la scrolla di dosso, come se fosse un fastidioso insetto.
E forse lo è.
“Bella formichina!” esclama Chiara, tre anni, bionda, occhioni azzurri e un faccino da cherubino in visita dal Paradiso. Con la mano destra tiene attaccato al cemento del cortile un tubetto di cartone, un rotolino da carta igienica, per dirla tutta. Ha intrappolato una formichina proprio come le ha spiegato suo fratello. E’ stata brava e ora, lo sa, è tempo di passare alla fase due. Alza la lente d’ingrandimento e con molta, molta cura, cattura un raggio di sole deviandolo poi all’interno del tubetto, direttamente sulla formica.
Cerca di fuggire l’infelice, ma il raggio è instancabile. La segue ovunque e la prigione rotonda non ha pertugi in cui nascondersi.
Chiara guarda la formica contorcersi, la boccuccia dischiusa in un’espressione curiosa e attenta.
Sorride. “Balli?” chiede alla sua piccola prigioniera, mentre già un rigagnolo di fumo prende a levarsi verso la lente. Chiara ride.
Ride finché, Enrica la Formica, scompare.