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“La bellezza necessaria” 64° Premio Michetti
Sarà inaugurato sabato 27 il 64° Premio Michetti
“La bellezza necessaria” è il tema del Concorso,
all’insegna di D’Annunzio, il Cenacolo ed una serie straordinaria di mostre
Sabato 27 luglio, con inizio alle ore 19,00, presso il Museo d’Arte Contemporanea di Francavilla, sarà inaugurato il 64° Premio Michetti “La bellezza necessaria”, rassegna di oltre 100 opere selezionate dal Comitato scientifico della Fondazione. L’edizione di quest’anno sarà aperta da un ricordo del Vate nel 150° anniversario della nascita e del ruolo straordinario del Cenacolo di Francavilla. Per l’occasione sarà esposto un dipinto di Michetti che rappresenta l’amico “cenobiarca”. Il tutto alla presenza del Presidente del “Vittoriale degli italiani”, Giordano Bruno Guerri.
Si tratta di un ritorno alla origini, per il Premio, con una apertura ad un confronto tra artisti che appartengono a generazioni diverse (molti sono già ampiamente noti ed affermati) ma che, come sarà possibile verificare, sono tutti uniti da un talento autentico.
La Rassegna di quest’anno è ulteriormente arricchita da una serie di Omaggi a personalità rilevanti, non solo nella storia del “Michetti”. In collaborazione con la Fondazione “Aligi Sassu” saranno esposte venti opere di uno dei principali maestri del Novecento nel centenario della nascita e per ricordare il primo vincitore del Premio 65 anni dopo quella indimenticabile edizione del 1948 (Nel 47 il riconoscimento non era stato assegnato).
La Sovrintendente Lucia Arbace curerà una mostra, di oltre trenta dipinti, dedicata ad un personaggio storico ed ancora attivo, il “giovane” , ultranovantenne, Italo Picini, presente alle varie edizioni del Premio ed alle maggiori rassegne nazionali di pittura con la sua cifra artistica moderna e mai retorica.
Il terzo protagonista ha segnato un’epoca nella storia della pittura, soprattutto napoletana. Si tratta di un Omaggio a Guido Casciaro, che fu presente per ben 15 volte nelle prime edizioni della rassegna francavillese, tra il 47 ed il 1963, anno della sua morte di cui ricorre il 50° anniversario. La mostra. Organizzata da Luigi Iaccarino, è costituita da opere degli anni Trenta, appartenenti prevalentemente alla collezione di Villa Casciaro. Attorno a Guido, figlio del noto Giuseppe Casciaro, si creò un vero Circolo, al quale appartenevano personalità di grande spessore, come il nostro Carlo Verdecchia.
Infine, il programma di quest’anno comprende una mostra delle opere restaurate dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, sotto la direzione della prof.ssa Grazia de Cesare. Un lavoro che rende conto dell’impegno durato un anno .
Il Catalogo della mostra è della Vallecchi di Firenze.
Luogo: Museo Michetti, Palazzo San Domenico , Francavilla al Mare
Periodo: 27 luglio-31 agosto 2013
Orario: 18,00-23,00 tutti i giorni lunedì escluso
Ingresso: gratuito
Catalogo: Vallecchi- Firenze ( Ufficio Stampa Sebastiana Gangemi tel. 393-9708226
Informazioni ed Ufficio stampa: 085.4912349)
Artisti presenti alla 64a edizione del Premio Michetti
Armodio, Christian Balzano, Thomas Berra, Giuseppe Bombaci, Karina Chechik, Martine Della Croce, Domenico Di Genni, Stefano Fioresi, Andrea Gnocchi, Fabio Grassi, Irene Lopez De Castro, Giuseppe Linardi, Valerio Melchiotti, Marco Mezzacappa, Matteo Tenardi, Pier Toffoletti, Giuseppe Abate, Irene Balia, Roberto Fanari, Riccardo Giacomini, Silvia Mei, Cristiano Menchini, Chiara Sorgato, Ettore Tripodi,
Elena Vavaro, Enej Gala, Matteo Giagnacovo, Michelangelo Barbieri, Nicola Cicognani, Gianluca Corona, Loris Liberatore, Nicola Nannini, Tommaso Ottieri, Paolo Quaresima, Antonio Barbagallo, Carlo Cordua, Paolo La Motta, Francesco Verio, Matteo Montani, Simone Pellegrini, Antonello Viola, Barbara Salvucci,
Simona Weller, Annamaria Russo Aruss, Agostino Arrivabene, Federica Buccione, Alessandra Giovannoni,Patrizia Guerresi Maimouna, Giuseppe Modica, Francesco Parisi, Giulia Spernazza, Oreste Tancredi, Bruno Zenobio
La Bellezza necessaria
Carlo Fabrizio Carli
Due nomi danno sostanza, ai miei occhi, quali ideali riferimenti, al tema coraggioso, sconfinato, eppure, già così, qualificante, prescelto dal Comitato scientifico della Fondazione Francesco Paolo Michetti per l’edizione 2013 del premio omonimo.
Presenza indigete d’Annunzio, naturalmente, in questa terra che lo vide nascere giusto centocinquant’anni fa; che gli impresse emozioni indelebili poi trasfigurate dal linguaggio poetante; che ne fece il protagonista del celebre cenacolo francavillese accanto a Michetti, Barbella, Tosti. D’Annunzio, che sempre celebrò la Bellezza, e la scelse a propria insegna, a proprio obbiettivo, a proprio contesto esistenziale; aspirando a fare della sua stessa vita un’inimitabile opera d’arte.
L’altro, quello dell’insigne teologo svizzero Hans Urs von Balthasar (anche qui una ricorrenza non occasionale: il venticinquesimo anniversario della morte) che, in una prospettiva molto lontana da quella dannunziana, ovvero di un’estetica teologica, anch’egli – nella sua opera fondamentale Gloria - celebrò la bellezza come approdo culminante dell’itinerario speculativo. “Che cos’è la gloria?”, così Guido Sommavilla volle sintetizzare efficacemente il pensiero balthasariano. “E’ in fondo la bellezza dell’essere […] E’ la sua gloria in quanto nella bellezza dell’essere traspare il mistero più profondo dell’essere: Dio […] Bella è qualsiasi cosa in quanto è un segno, una memoria, un annuncio di Dio a noi. Questo rapporto espressivo di Dio nell’altro da Dio è, ogni volta che il contatto si accende nella nostra coscienza, gloria di Dio che si accende. Ma purtroppo è in atto da tempo un processo che rende ardua alla coscienza dell’uomo moderno […] la possibilità che quel contatto si accenda. Riesce arduo poter vedere ancora la gloria, cioè la bellezza dell’essere come gloria di Dio. E spegnendosi questo contatto e non riuscendo più a vedere la bellezza dell’essere come gloria di Dio, si va spegnendo per noi anche la bellezza dell’essere semplicemente” (1).
Fatto sta che da qualche tempo si sente tornare a parlare di Bellezza – un termine per lungo tempo ostracizzato come impronunciabile – anche nell’ambito delle arti visive. Un’eclissi, quella della Bellezza, dovuta, sì al bisogno di rifuggire dal giudizio banale e generico, ma anche al venir meno di criteri oggettivi e perduranti di valutazione. Una situazione messa ben a fuoco, nell’ultimo quarto dell’Ottocento da Konrad Fiedler, che, attuando una “svolta copernicana” nell’ambito estetico, registrò l’ormai sopravvenuta antinomia tra arte e bello: il valore di un’opera d’arte non coinciderebbe più con la Bellezza, tant’è – afferma lo studioso tedesco con l’incisività espressiva dell’aforisma – che “un’opera d’arte può dispiacere, ed essere egualmente pregevole” (2). Con ogni probabilità, è dato di scorgere qui la scaturigine di un itinerario che, di tappa in tappa, ha condotto a “certe estetiche e poetiche contemporanee dove il bello è stato spesso scambiato col brutto, dove ci si è posti quale oggetto di arte la rappresentazione di un uomo e di un mondo brutti senza più luce, né significato” (3).
Del resto, la bellezza non si esaurisce nel dominio dell’estetica, ha bisogno di un ancoraggio etico. In questo contesto chiede di essere letta l’affermazione di Dostojevski, tanto citata, talvolta anche banalmente: “la bellezza salverà il mondo”. Sia sufficiente ripensare alla definizione medievale che leggeva l’arte e il bello come “splendor Veritatis”. Tuttavia, quanto era scontato in quei secoli lontani, non è più tale nell’attuale deriva relativistica. L’uomo contemporaneo, disorientato, è lasciato nuovamente a interrogarsi e a dubitare di quale sia La Verità. In questa prospettiva, la Bellezza ci appare come un valore necessario, imprescindibile; non un complemento prezioso, estetizzante, ma una prospettiva capace di dare senso all’esistenza; un valore con cui, comunque, confrontarsi.
Con lo stesso titolo di questa edizione, il “Premio Michetti” solleva (e non è cosa di poco conto) il grande e controverso problema della Bellezza nell’ambito dell’arte contemporanea. Nonostante le difficoltà finanziarie che rendono affannoso il presente, il “Michetti” attiva un ampio spettro esplorativo e cala degli scandagli significativi, offrendo spazio e voce, anche mediante la collaborazione di alcune note gallerie, a esperienze linguistiche disparate. Pluralità spesso altrove preclusa a cominciare dai linguaggi, oggi talvolta sacrificati, della pittura (e della scultura).
Lo fa coinvolgendo, in apposite mostre omaggio, alcuni autori di maggiore storicizzazione, come Guido Casciaro (ripetutamente presente alle prime edizioni del “Michetti”), degno erede della grande tradizione paesaggistica napoletana e, in particolare, di un cognome reso illustre dal padre, Giuseppe. O come Italo Picini, il decano degli artisti abruzzesi, tuttora felicemente attivo, già presente alle Biennali veneziane e, più e più volte, alle Quadriennali romane. Una pittura cromaticamente austera, la sua, costantemente e senza retorica attenta ad una tematica di impegno sociale e civile. Soprattutto, nel centenario della nascita, Aligi Sassu, primo vincitore del Premio Michetti nel 1948 ( nel 1947 non venne assegnato alcun premio).
Ma il “Michetti” 2013 offre spazio anche a voci giovani e giovanissime, in un’articolazione generazionale che appare encomiabile. E’ infatti deplorevole che possano istituirsi dei ghetti di disinteresse e di esclusione sulla base dei soli dati anagrafici, condizionati dalle mode e dalla speculazione.
Ne è derivato un diorama assai variato in cui si può spaziare – tanto per citare dei nomi ad esclusivo scopo esemplificativo – dal virtuosismo pittorico di Agostino Arrivabene, all’espressionismo potente e materico di Alessandra Giovannoni; dalla mediterraneità silenziosa e nutrita di suggestioni metafisiche di Giuseppe Modica, ai “paesaggi dell’anima” di Matteo Montani; dalle figure femminili di Francesco Parisi, sospese tra storia e contemporaneità, in un nostalgico omaggio alle atmosfere simboliste, alle stratificazioni cromatiche cariche di storia e di memoria di Antonello Viola, alle criptografie di Simona Weller, presenza storica dell’Astrattismo italiano.
Le vie per un’epifania della Bellezza sono davvero illimitate e imprevedibili.
1) – Guido Sommavilla, Hans Urs von Balthasar: Spunti per un profilo, Istituto Paolo VI, Hans Urs von Balthasar, Premio internazionale Paolo VI, 1984, pp. 73 – 74.
2) – Konrad Fiedler, Aforismi sull’arte, Tea, Milano 1994, p. 11.
3) – Guido Sommavilla. Op. cit., p. 74.
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