“Stavo andando a prendere il treno, e un bambino dietro l’angolo mi ha sparato.” Una giovane percorre il marciapiede, di fianco ai binari di una stazione ferroviaria. La sua voce off ci racconta in diretta i fatti che stanno per accadere: che siano realtà o allucinazione.
Il corto dura davvero poco. Tre minuti, nei quali Failla riesce a tirare su una storia allucinata e, paradosso, terribilmente realistica. Per relegare la vista dello spettatore nello stesso bagliore che offusca la mente della protagonista, il regista sovraespone ogni immagine fin quasi a cancellarla. Il titolo tira in ballo il pesce banana, animale immaginario visibile solo nei giorni più caldi d’estate. Magari, da questa “leggenda” deriva anche l’afa che trasuda dall’eccessiva sovraesposizione degli ultimi minuti della vita immaginata della giovane protagonista.
Luca Ruocco