Nel 1993, quando ancora non c’era Berlusconi ma soltanto l’agonizzante regime della prima Repubblica, scrissi subito che cos’era l’operazione detta “mani pulite”: una sporca manovra politica, mascherata da giustizia, mossa anche da oltreoceano e patrocinata dai peggiori industriali italiani (i “cotonieri”), che volevano assegnare il comando nella sfera degli apparati politici a quella che veniva definita sinistra, in realtà un’accozzaglia di meschini rinnegati e traditori (trinceratisi dietro l’antifascismo e la Costituzione, mediante i cui dettami far fuori tutti quelli che si opponevano a loro e ai loro padroni confindustriali, chini di fronte agli ambienti statunitensi). Ritengo che i vent’anni successivi abbiano dimostrato a iosa l’esattezza sostanziale delle mie impressioni e la vergogna di questi infami, che mai hanno discusso di politica ma sempre invece usato di settori “giudiziari” a loro legatissimi per far fuori gli avversari.
Da lì è partita quella malattia infettiva, l’antiberlusconismo, portata avanti da un ceto intellettuale già “ultrasinistro” (“ultra-anticapitalistico” e oggi magari difensore dell’ambiente e della natura con la stessa impudicizia con cui un tempo teorizzava la funzione salvifica della Classe Operaia e, successivamente, di tutti i più improbabili e cervellotici “soggetti rivoluzionari”); malattia che ha prodotto quello che definisco “ceto medio semicolto”, l’orrendo e mostruoso “popolo di sinistra”, una massa di esseri di deforme personalità (veri freaks dello spirito) pregni di ipocrisia moralistica, che credono di essere il Bene del mondo, mentre ne rappresentano la putrefazione che solo un fuoco purificatore potrebbe arrestare.
Questi esseri abnormi sono detti di sinistra mentre sono appoggiati dagli industriali e banchieri italiani, dai salotti milanesi e romani pieni di corrotti riccastri e nobilastri, con tutti i media da essi controllati (mentre gli spudorati mentitori gridano al controllo mediatico da parte di un solo individuo, il portatore del Male). Questi mentecatti, e farabutti insieme, vanno a vedere e apprezzare film tipo Lincoln e ne parlano bene, perché Spielberg è tutto sommato uno che si annettono e apprezzano. Eppure in quel film, abbastanza debole nel suo impianto ideologico di base e con un certo surplus di retorica, si fa comunque vedere come uno dei più grandi presidenti americani (perché è stato un grande e lo dico con convinta ammirazione) corrompa un folto gruppo di oppositori per far passare il decreto che gli interessa. Non solo; ritarda le possibili trattative di pace, bloccando la delegazione sudista venuta ad intavolarle, prende tempo sempre per far approvare prima il decreto; e nel frattempo si svolge una sanguinosa battaglia (non ricordo se è quella di Petersburg). Impressionante la carrellata su quel campo di battaglia – mentre Lincoln lo visita e percorre – pieno zeppo di cadaveri e pezzi di cadaveri. Lincoln è un eroe, mentre se si corrompe (ammesso che sia stato così, lo diamo per ammesso) De Gregorio senza morti di nessun tipo, si è il Corruttore Supremo. Mi dispiace molto far ricorso ad un esempio simile, relativo ai grandi e tragici eventi della guerra civile americana, per parlare di quelli miserabili relativi alla caduta di un omuncolo come Prodi. Lo faccio solo per dimostrare la mala fede, l’ottusità, la faziosità bruta, del “popolo di sinistra”.
Malgrado quanto detto, sia chiaro che non mi fa pena né solidarizzo con Berlusconi. Non perché lo ritenga un Mostro, un Corruttore, l’origine del Male in questo paese. Non perché va con ballerinette o che so io, comunque per vivere episodi senz’altro squallidi e da “quaquaraqua”. La colpa che gli attribuisco non è di non essere un Lincoln; per carità, non si può pretendere una simile grandezza. Costui, però, nemmeno riesce ad essere come un Mitterand qualsiasi, che aveva non so quante amanti, si spostava con aerei presidenziali (quindi di Stato, non suoi personali) per andarle a trovare, e ne ha fatte anche di altro genere più “interessante”. Il tutto senza tanto rumore, e assai poco risaputo salvo un po’ di più dopo la sua morte. Chi invece – pur avendo avuto per un certo numero di anni il premierato di governo – non è in grado di mettere seriamente mano a quegli apparati statali che svolgono molti “servizi” di opportunità in determinati frangenti, non si deve mettere in politica. Ricordo molto bene che costui vi è stato in fondo costretto da Occhetto a causa della minaccia – dietro la quale vi erano alcuni industriali italiani ben noti – di distruggerlo come proprietario di una grande impresa. Tuttavia, se sei tirato per i capelli e alla fine accetti la sfida, devi essere conscio della situazione in cui ti trovi e agire di conseguenza.
L’annientamento della prima Repubblica, già sufficientemente ben incardinata nel sistema atlantico, mostrava la chiara intenzione di certi ambienti americani – pienamente coadiuvati dai “cotonieri” italiani, eredi di quelli che tradirono nel 1943 passando apertamente con gli Usa senza essere mai stati prima antifascisti, anzi! – di giungere ad un asservimento totale dell’Italia alle loro mene successive al crollo dell’antagonista storico di quasi mezzo secolo. Eravamo entrati in una tipica situazione d’eccezione, nella quale si deve ben sapere quali mosse eccezionali compiere. Berlusconi si sentiva comunque simpatizzante degli Stati Uniti, intendeva restare suddito nel sistema di cosiddetta “alleanza” atlantica (cioè di subordinazione a tale paese)? Bene, ma doveva almeno prendere atto che, malgrado questa sua predisposizione, era comunque inviso in Italia ai “cotonieri” e non certo difeso dai suoi beniamini statunitensi. Doveva chiedersi il perché.
La risposta non sembra difficile. I cotonieri, intanto, erano interessati al suo settore d’attività. Questa motivazione economica particolare, tuttavia, non basta. In realtà, se sono cotonieri, significa che hanno un forte interesse a restare agganciati al sistema economico-politico predominante (e del tutto predominante mondialmente dopo la fine dell’Urss). Per meglio assolvere tale compito, essi avevano bisogno di avere a disposizione servi acquiescenti e ricattabili in ogni momento; servi che sapessero realizzare senza il minimo battito di ciglia il compito della dissoluzione dell’industria pubblica italiana (la cui svendita era già stata decisa; il Britannia è solo un segnale, uno di quegli indicatori che nella storia servono da paletti). Un industriale, sia pure filo-americano, ma comunque in qualche modo concorrente (non sul piano della concorrenza mercantile, ma di quella comportante i buoni servigi verso gli Usa), non va troppo bene. Dei politici di professione, che hanno rinnegato totalmente il loro precedente orientamento, che sono stati salvati dall’operazione giudiziaria proprio per servire senza nulla eccepire, sono il meglio del meglio, sono simili al ben noto Gano di Maganza, sono traditori fino al midollo, marci e corrotti come non ce ne sono stati altri nella storia italiana.
E così è stato. Per resistere agli infami rinnegati e traditori, questo ridanciano detto il cavaliere si è messo a straparlare di comunisti (comunisti al servizio degli Usa? Un comunista che presiede un governo di aggressione alla Jugoslavia seguendo Clinton?). Eppure li abbiamo sentiti definire talvolta addirittura “bolscevichi”. Abbiano udito la definizione di “toghe rosse” per quanto concerne i magistrati molto consenzienti nelle loro operazioni giudiziarie tese ad eliminare gli avversari di simili “bolscevichi”. Qualcuno, particolarmente fesso, ha perfino parlato di novelli Vyshinskji. Magari li avessimo avuti, mica sarebbero stati a perdere tempo con il Berluschino, avrebbero ben saputo dirigere la scure verso i veri responsabili del nostro dissesto politico e culturale; e dell’aggravamento di quello economico, pur più generale internazionalmente.
Avremmo avuto bisogno di qualche personaggio di particolare spessore e molto cattivo, del tutto privo di scrupoli; non dedito a barzellette e divertimenti, ma a trame effettive per dare la “giusta mercede” ai miserabili che ci si ostina a definire “la sinistra” e che hanno avuto tutto il tempo di corrompere per intero la nostra società, sempre urlando per depistare l’attenzione dalla loro turpitudine. Questa la colpa che pesa sulle spalle di Berlusconi e per la quale non possiamo provare solidarietà per lui. Ha consentito ai freaks, portatori della grave infezione, di dilagare ormai in tutto l’organismo italiano e di creare una gigantesca quantità di cellule malate: intellettuali – senza intelletto, solo putridi avanzi di quella cattiva digestione che si è rivelata alla fine essere il ’68 e il ’77 – e “ceto medio semicolto”. Le speranze di trovare l’antidoto sono al lumicino, personalmente le considero praticamente nulle, pur se alcuni – di cui comprendiamo la disperazione – si esaltano un po’ troppo, a mio avviso, per “l’antipolitica” di approssimativi personaggi, cui comunque concediamo il “beneficio del dubbio” (“non accusare o colpevolizzare qualcuno senza aver prima assodato la verità o avergli dato la possibilità di giustificarsi”) e “d’inventario” (“riservandosi di controllare la verità o la fondatezza di un racconto o simili; in particolare, credere solo in parte a ciò che dice una persona che notoriamente esagera quando parla”); senza però molto credere ad un possibile risanamento del nostro “organismo nazionale”.
Di conseguenza, lo ripeto: è una vergogna il comportamento della sedicente “sinistra” e dei suoi vari manutengoli nei più diversi ambiti di questa società infetta. Tuttavia, nessuno è sorto per combattere realmente la malattia ed annientare i germi patogeni; anzi chi lo avrebbe dovuto fare – chi ne ha avuto qualche possibilità per posizione occupata a lungo e perché investito di petto da tali germi – o non ha capito nulla o si è piegato a guisa di bruco per la paura dei senza dubbio temibili “Don Rodrigo” d’oltreoceano. Peggio per lui, in tanti anni non ha imparato a difendersi munendosi di adeguati insetticidi; e questo infine si paga. Amen!