Magazine Per Lei
a ottobre c'è stata la preparazione per il trasloco.
fai gli scatoloni, vivi per un mese in una casa che si smonta, si svuota, perde i pezzi. un'entropia della nostra vita degli ultimi dieci anni.
e va bene.
poi a novembre c'è stato il trasloco.
14 ore di delirio sotto un nubifragio ininterrotto.
e va bene.
siamo entrati in una casa dove ancora non c'erano i bagni, una parte dei muri, le porte, le luci.
abbiamo montato mobili, smontato cartoni, accolto operai e muratori per settimane.
e va bene.
poi a dicembre ci sono stati i due ictus di mio padre.
chiama l'ambulanza, sali sull'ambulanza, aspetta ore in pronto soccorso con tuo padre improvvisamente vecchissimo e fragile come foglia su un ramo, d'autunno.
e va bene.
poi c'è stato il suo ricovero, l'attesa di risposte sulle sue condizioni, sul suo futuro.
ogni giorno a confortare la sua tristezza, a incoraggiare, a far finta di non vedere quello che c'era lì intorno a lui.
e va bene,
perché poi l'hanno dimesso ed è tornato a casa.
confuso, acciaccato, tenero come un bambino sperduto.
ma va bene.
poi ci sono state le vacanze di natale, e il capodanno, e il mare e la scoperta di nuovi amici e l'ottimismo e i nuovi propositi.
e va benissimo.
poi, tornati a milano, di nuovo i falegnami.
dieci giorni di delirio, la casa ancora un cantiere, polvere ovunque. ogni giorno Fortunato, Julio ed Emilio a svegliarci con i loro sorrisi impacciati e i loro strumenti, il rumore della sega e dei martelli.
e va bene.
poi c'è stata l'influenza: prima Lorenzo, poi Ettore, poi Simone. uno dietro l'altro, a sovrapporsi. tutti a casa. chi con 39 e mezzo di febbre, chi ormai con solo 38, chi quasi guarito. si salta la scuola, si fanno i salti mortali per gestire l'ambaradàn, l'emergenza sanitaria e il lavoro, che mica si può stare a casa.
e va bene.
poi stasera mio padre, di nuovo, l'allarme. Non è il cervello questa volta, ma un altro problema che già sapevamo, ma che era stato messo tra parentesi per altre urgenze. invece le malattie mica si mettono tra parentesi. vanno avanti zitte zitte, fino al clamore del loro ripresentarsi. e così domani di nuovo in ospedale, con i miei genitori sempre più vecchi, sempre più spaventati.
e inizia a non andarmi più bene.
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