È stata una settimana intensa e incasinata, fino all’infinito e oltre; ma, lavorativamente parlando, è stata fenomenale. Nella mia azienda è finalmente entrato un progetto super figo che oltre a risucchiarmi in un’altra dimensione temporale e a farmi raggiungere un grado di esaurimento mai visto prima, mi ha appassionato come non mai. Per me, che sono sempre in bilico tra le mie mille passioni, potermi dedicare anima e corpo a un video in stop motion con le mansioni di fotografo e aiuto regista è stata un’esperienza super ghiotta.
È stata una settimana molto difficile: mille e mille volte ho litigato con i miei capi, anche quelli che stimo di più, e parecchie volte ho pensato di non potercela fare; purtroppo, come al solito, quando una cosa mi interessa tantissimo e non l’ho mai affrontata seriamente, mi faccio prendere dalle ansie di non essere all’altezza e di fare delle cacate e quindi comincio a diventare terribilmente auto-critico, così da smorzare molti processi creativi. Infatti, prima di andare a girare (e siccome nessuno del mio team aveva mai affrontato un progetto del genere) mi sono dovuto studiare frame per frame una miliardina di video in stop motion (con persone) e comprendere quali fossero i movimenti, le pose, le animazioni e tanto altro, aprendomi un mondo molto affascinante che non avevo mai esplorato così bene. Ho perso gli occhi per capire come funzionavano le cose, ma alla fine ce l’ho fatta, permettendomi in questo modo di diventare aiuto-regista. Per capire di cosa stiamo parlando, diciamo che noi a lavoro abbiamo realizzato un video simile a questo qui:
I due giorni di riprese (pochissimi, per uno stop motion di 1,30 minuti) sono stati un delirio atroce ma splendido. Ci siamo recati in 5 in uno studio di posa e poi abbiamo cominciato i 1200 scatti coi quali avremo costruito tre ministorie, con animazioni impensabili realizzate in tessuti, spaghi di lana e cartoncini. All’inizio eravamo terribilmente impacciati, ma poi, trovata la tecnica giusta, siamo riusciti a coordinarci in maniera impressionante tanto che sembrava fossimo diventati tutti una piccola industria. Le persone che hanno sofferto di più sono stati gli attori che, sdraiati spesso sul fianco e fermi nelle stesse posizioni, gridavano insulti e bestemmie patendo le pene dell’inferno peggio di quelli che dovevano spostare gli oggetti di scena.