Magazine Bambini

e vissero per sempre felici e contenti.

Da Saraconlacca

e vissero per sempre felici e contenti.La fiaba, in tutti i Paesi del mondo, ha da sempre affascinato i bambini, oltre ad essere uno straordinario strumento di intimità tra i genitori ed il loro bimbo. La radice originaria della fiaba sprofonda nella notte dei tempi. Ogni popolo di antica civiltà aveva le proprie favole, che venivano raccontate e tramandate oralmente. E’ singolare che presso gli indiani, gli africani, gli asiatici e gli europei si trovino molte immagini e figure simili tra loro. Presso di noi erano per lo più gli anziani cui spettava l’onore ed il dovere di raccontarle ai più giovani. Così come grandissimi importanza hanno avuto i “bardi”: cantastorie itineranti presenti nell’Europa centrale e settentrionale. Al loro arrivo il paese intero si riuniva attorno a loro e li ascoltava affascinati. Spesso erano anche l’unica fonte di notizie che le persone ricevevano nel corso dell’anno.
Nei tempi moderni, una sorta di “cantastorie” sono proprio mamma e papà; le favole raccontate ai figli rappresentano non solo uno strumento per instaurare e rinsaldare il legame tra bimbo e genitore, ma diventa, per quelli più grandi, anche l’occasione di riscontrare nella fantasia aspetti della vita vera, situazioni in cui si riconoscono, e che in tal modo imparano ad affrontare.
Nella grande maggioranza dei casi, le fiabe non hanno tempo o luogo: ognuno le può collocare con la propria fantasia quando e dove vuole: “C’era una volta….”; “C’era un castello…..”; al buono (la principessa; il cavaliere; il re) si contrappone sempre il cattivo (l’orco). E’ la contrapposizione del bene con il male, la bugia, la cattiveria, la vigliaccheria. Sembra sempre che il male e le tenebre abbiano il sopravvento. Ma saranno alla fine spazzate via dai messaggeri che rappresentano le forze buone dell’uomo, come il coraggio, la dedizione e l’altruismo. Tutto questo fornisce al bambino un impulso morale altissimo per la sua fantasia. La dura realtà che in seguito dovrà inesorabilmente affrontare nella realtà quotidiana, la vive tramite le favole, in anticipo soffrendo e rallegrandosi assieme ai personaggi che gli sono così vicini: il loro dolore è il suo dolore; le loro lacrime sono le sue come pure diventa sua la felicità dei protagonisti. Ogni atto di bontà ha la propria ricompensa e ogni cattiveria viene punita. Quando il bambino sperimenta come il male possa sopraggiungere vive poi molto più intensamente l’immancabile vittoria della giustizia. Uno straordinario modo per formare il carattere.  Bisogna però ricordare che il bambino a seconda dell’età, ha esigenze diverse che bisogna cercare di soddisfare: a pochi mesi, il bimbo è attratto dall’aspetto fisico del racconto, dalla voce della mamma o del papà, dalla sua gestualità e dalle sue espressioni; intorno ai 12 mesi il libro diventa un oggetto concreto, un qualcosa da toccare, afferrare, mettere in bocca, sfogliare e, se possibile, ascoltare e pasticciare; dai 2 ai 3 anni, i piccoli cominciano a capire le favole dalla struttura più semplice ed ad immedesimarsi nei protagonisti delle storie che ascoltano. Ed è proprio a partire da quest’età che sviluppano dei propri gusti personali formando una loro personalità e cominciano a richiedere di sentire sempre la stessa fiaba. E questo perché il bambino ha bisogno di stabilire delle priorità e delle certezze e di verificare che queste non vengano meno.  La fiaba, in pratica, è lo strumento che il bambino utilizza per dare al loro mondo morale, un mondo in cui il bene trionfa sempre sul male e del quale si sente, in qualche modo, protagonista assoluto.



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