Sabato, in ragione di promessa estortami fin da agosto, scorto la nana al cinema a vedere le Winx.
Winx, che, sia detto per inciso, non amo particolarmente, e trovo siano pensate, comunque, per un target un po’ più adulto di quanto non sia la cinquenne, che infatti, a tratti, ha una fifa nera, ma vabbé, crescere è pure questo.
Resto però convinta che ci sia un momento per imporre, uno per condividere e uno per capire, e far questioni di lana caprina con la cinquenne per il film delle Winx mi sembra privo di logica.
Pertanto, accasciata nel buio, decido di darmi un tono, a differenza della mia vicina di poltrona, che, dotata di due nanette, sceglie la via più breve e crolla in un sonno profondo e senza sogni da cui tocca pure destarla al riaccendersi delle luci.
Nel darmi un tono, rifletto. Quante cose son cambiate. Nei modelli proposti ai bambini, intendo.
Loro hanno le Winx, noi avevamo Candy Candy, Lady Oscar, Charlotte, Georgie, Anna dai capelli rossi, Peline, il dolce Remy e parecchi altri, tutti con un comun denominatore: la sfiga. Ma non quella normale, quella cosmica.
Rifletto anche sul fatto che con tutta la televisione che ho visto da bambina, se Tata Lucia avesse intercettato i miei genitori li avrebbe segnalati ai servizi sociali, ma vabbé.
Facciamo subito a capirci, qui non si esalta il buon tempo andato, ci mancherebbe pure. Qui si annotano fattori sociologici di una certa importanza, roba che potrebbe tranquillamente concorrere ai premi IgNobel (eh, amme?)
Anzitutto, i nomi. Le fatine si chiamano Bloom, Flora, Musa, Stella, Aysha, Tecna. Cioè dei nomi fighi, ammettiamolo. Noi avevamo a che fare con un che si chiamava Caramella-Caramella. Roba da levarci il sonno. Queste, sulla scia di Harry Potter, sono in una scuola, Alfea, luminosa e ben arredata. Dove c’è una preside ferma ma cortese, ed insegnanti accettabilmente cordiali. Gli altri, dal primo all’ultimo avevano storie familiari lacrimevoli, ben che andasse erano orfani, qualche volta orfani e per vieppiù maltrattati, e comunque non ce n’era uno che avesse un famiglia normale.
Le madri, morivano a mazzi. I padri, o eran defunti, o eran in galera, o si erano serenamente dati (alla fuga).
Lasciamo perdere Remy, caso patologico, che diciamolo, portava una sfiga mostruosa, e gli schiattavano pure il cane e la scimmietta.
Poi, sinceramente, pure i plot, non scherzavano. Modelli femminili, dicevamo. C’era da scegliere. Lady Oscar, una, diciamolo pure serenamente, dalla sessualità un po’ dubbia, visto che circolava vestita da uomo, e minimo, minimo, dava l’aria della bisex.
Candy-Candy, che girava coi calzettoni, due codini che in realtà erano dei codoni (da lì la famosa testa-a-cespuglio), si innamorava dei bravi ragazzi (che puntualmente morivano, cadendo da cavallo), o dei bastardidentro (che le facevano letteralmente cagare sangue per l’intera serie), fornendoci così un alibi per le nostre future scelte sentimentali, ma soprattutto, al pari di Pollyanna, ogni volta che qualcuno commetteva una bastardata nei suoi confronti lei perdonava, ben lungi dai propositi di vendetta.
Trent’anni dopo, palesemente, una cretina
Le Winx, invece. Alla faccia di Candy, e di tutte le altre, che il make-up manco sapevano cos’era (e infatti Candy la chiamavano signorina-tutta-lentiggini) queste paiono uscite da uno stage di Diego Della Palma, con degli ombretti sfumati che, dovessi mettermeli io la mattina, toccherebbe alzarmi alle cinque (e non gliela possa fa’, mi pare ovvio)
Non parliamo dell’abbigliamento. O eran vestite da collegiali (Candy), o avevano la mise da orfanotrofio (Anna), o con la salopette da contadine (Charlotte), o da accattone direttamente (Peline), oppure in alta uniforme (Lady Oscar), che insomma, sarà anche stata elegante, ma un filo impegnativa.
Le Winx, no. Tacchi a stiletto, abiti cortissimi, decollété in bella vista. L’effetto complessivo è un po’ da strappona sulla Nomentana, e la madre c’ha un attimo di sussulto quando la cinquenne, le dice, ‘mamma dovresti vestirti come Stella’ e lei pensa ‘Core mio, anche no, perchè se mamma si veste come Stella le fanno un TSO. Ma di corsa’.
Epperò, perlomeno, son fighe, e orgogliosissime di esserlo. E hanno anche dei fidanzati. Che mica le trattano come pezze da piedi. No, no. Questi son dei veri e propri cavalier serventi. E starete pensando, ecco, la solita trafila del principe azzurro.
E invece ci fregano anche lì, principe azzuro un bel niente, altro che Biancaneve che aspetta il bacio e Cenerentola che invece di andar dai sindacati le tocca aspettare il principe, i fidanzati delle Winx sono un po’ bietole, modello Ken di Barbie, e son loro le maghette, che a doversi sempre sbattere per salvarli e portar le loro chiappe al sicuro.
E tu esci dal cinema pensando che, modelli per modelli, ste nanette cresceranno almeno con delle certezza (arrangiarsi è meglio che aspettare soccorso) e con dei modelli assertivi, mica come le loro mamme che ci han messo secoli a liberarsi dalla sindrome di Pollyanna, e che si sentono un po’ in imbarazzo quando devono esporre il loro essere femmine. Le loro mamme che un po’, Candy Candy, in fondo, lo sono rimaste.