Con una conferenza aperta ad un numeroso pubblico, il gruppo consiliare “Per Lagonegro” ha spiegato, il 22 ottobre nella sala consiliare, il proprio punto di vista sulla questione che vedrà il Consiglio Comunale pronunciarsi sulla presunta incompatibilità del capogruppo di Minoranza Maria Di Lascio.
(Il video potrà essere disponibile dalle 23.30 circa essendo in fase di caricamento)
Ecco il testo dell’intervento della dottoressa Di Lascio.
Conferenza stampa del 22 ottobre 2012
Lagonegro – Sala Consiliare
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Presunta incompatibilità con la carica di Consigliera comunale di MARIA DI LASCIO
Care concittadine e cari concittadini,
Vi ringrazio per la partecipazione a questa conferenza stampa che si è resa necessaria per spiegare fatti e circostanze che sono state oggetto di mistificazioni da parte di chi amministra Lagonegro, da parte di quella stessa maggioranza che ha promosso la causa di decadenza della mia persona da Consigliera comunale sulla base di alcune norme contenute nel Testo unico delle leggi sugli Enti locali, disposizioni di legge che sono state ambiguamente e pretestuosamente interpretate per colpire uno scomodo avversario politico.
Mi accingo a ricostruire i fatti esponendoli così come sono realmente avvenuti, la qual cosa è comprovabile dalla lettura di delibere, atti amministrativi e note pubbliche che sono, qui, a disposizione di tutti i cittadini interessati.
L’Amministrazione, agli inizi di settembre, ha promosso questa presunta causa d’incompatibilità, invocando l’articolo 69, comma 7, del T.U.E.L. in base al quale le deliberazioni di incompatibilità sono adottate d’ufficio o su istanza di qualsiasi elettore.
A tal proposito, faccio rilevare che la causa d’incompatibilità è stata sollevata dall’Avv. Daniele Marrama, un avvocato di Napoli, il quale non solo non è cittadino di Lagonegro ma è anche colui che difende il Comune di Lagonegro nel contenzioso con la società Mavidil (di cui dirò in seguito). Formalmente, dunque, la procedura di contestazione risulta viziata perché è proposta da un soggetto incompetente e, per di più, interessato al contenzioso (ossia in conflitto d’interessi).
Sono sconcertata, poi, dal fatto che su questa Deliberazione consiliare (la n°22 del 28/09/2012) è stato reso il parere di regolarità tecnica da parte del Segretario comunale (che non agisce come “organo terzo” bensì come un Consigliere di maggioranza aggiunto!!!) nonostante la questione sia chiaramente infondata come cercherò di spiegare.
La società a responsabilità limitata Mavidil , società di capitali che possiede il distributore di carburanti DilEnergie, era (ed è ancora) rappresentata da mia madre, Domenica Di Lascio, nella carica di amministratrice unica quando, lo scorso 7 giugno, ha promosso un ricorso innanzi al TAR di Basilicata contro il Comune di Lagonegro.
La legge prevede (articolo 63 n. 4 del già citato T.U.E.L) che è incompatibile colui che ha lite pendente con il Comune in quanto parte di un procedimento civile o amministrativo.
Si stabilisce, quindi, l’incompatibilità di colui (intendendosi con detto pronome il consigliere comunale) che ha lite pendente in quanto parte, intendendosi per “parte” quella processuale in senso tecnico, che in questo caso è la Mavidil S.r.l., ovvero una società di capitali di cui io ero solo socia e non rappresentante legale al momento della proposizione della lite. Seguendo l’interpretazione letterale della norma e la costante giurisprudenza in materia, la mera condizione di socia non configura la causa d’incompatibilità con la carica di Consigliera comunale.
Mi sono, più volte, confrontata con i colleghi Consiglieri comunali e con molti di Voi: dal confronto ho maturato la decisione di difendere tenacemente il ruolo di Consigliera cui gli elettori di Lagonegro mi hanno destinata, svolgendolo fino alla fine del mandato e portando avanti la battaglia politica per ottenere maggiore trasparenza nell’azione pubblica, il rispetto delle regole e l’osservanza del principio di legalità.
Pertanto, pur ritenendo manifestamente infondata questa causa d’incompatibilità, artatamente promossa dalla maggioranza comunale, e pur non essendo obbligata, in data 12 settembre 2012 con atto pubblico (Rep. n. 89698 – raccolta n. 20250 – registrato a Potenza il 13 settembre 2012 al n. 4242 serie 1T) ho ceduto la quota di compartecipazione nella società Mavidil S.r.l.
Da quella data, dunque, non sono più socia di questa società e non posso, nemmeno ragionando per assurdo, essere considerata “parte processuale” contro il Comune di Lagonegro e, di conseguenza, non sono incompatibile! Ho venduto le quote societarie al solo scopo di non prestare il fianco ad eventuali colpi di mano della maggioranza che avrebbe colto il pretesto per soffocare le voci libere dell’opposizione mediante questa irragionevole dichiarazione di decadenza.
Al fine di evitare incomprensioni ho anche precisato, con una diffida presentata in data 8 ottobre 2012, che il Consiglio Comunale non può deliberare la decadenza se il Consigliere rimuove la causa d’incompatibilità e non è né direttamente né indirettamente in lite con il Comune di Lagonegro. Nonostante queste indubitabili affermazioni, ho registrato, su tale argomento, faciloneria e acredine, in modo particolare da parte dell’Assessore Benedetto Mitidieri: dovete sapere che il comportamento di costui trova fondamento nella vicenda del risarcimento danni che egli ha chiesto ai Consiglieri di minoranza per il presunto danno arrecato dal nostro Gruppo consiliare (oltreché dai quotidiani regionali e locali) all’immagine sua e della sua famiglia. Pensate che il nostro commento ad un articolo di giornale che lo riguarda (non scritto da noi, ovviamente, e pubblicato il 14 agosto del 2011) vale, per il “signor B”, 900.000,00€, ossia 150.000,00 € di risarcimento danni che sono stati chiesti ad ogni consigliere!!!
Ritornando alla dichiarazione di decadenza che domani sarà discussa dal Consiglio Comunale, affermo che anche uno studente al primo anno di Giurisprudenza avrebbe interrotto questa insensata procedura ma il Sindaco e il Segretario comunale evidentemente poco hanno studiato il diritto amministrativo e, per di più, hanno indotto in errore una SILENTE MAGGIORANZA che si appresta a commettere una scellerata azione di killeraggio istituzionale!!! Si, killeraggio, perché da indiscrezioni avute pare che i Consiglieri di maggioranza, domani, ricorreranno al voto segreto. Mi rivolgo ad essi: se siete davvero convinti che la sottoscritta è incompatibile tanto da dichiararne la decadenza perché non votate palesemente in modo che i cittadini possano sapere chi ha votato a favore e chi contro? Non è solo una questione di trasparenza su un tema assai delicato e tanto controverso ma è anche una questione politica: dietro il voto segreto oltre a nascondersi gli esecutori lagonegresi si nascondo, forse, altri mandanti!!!
Col voto segreto, probabilmente, i nostri “saggi” amministratori potrebbero evitare l’incriminazione per abuso di ufficio: ma non basterà perché la viltà del gesto è in sé talmente grave che non potrà restare impunita. Essi dovranno rispondere, sicuramente, ai cittadini di Lagonegro e all’opinione pubblica regionale di un’azione ipocrita quanto totalitaria oltre a rispondere dell’illegittimità della procedura e del conseguente evento dannoso, atteso che l’abuso si è già concretizzato votando in maniera palese e unitaria in occasione delle deliberazioni precedenti (n. 14 del 6 settembre 2012 e n. 22 del 28 settembre 2012). Mi appello al buon senso e invito i Consiglieri di maggioranza a chiedere la votazione palese e a dissociarsi da questa imboscata.
Un altro fatto. Nel Consiglio comunale del 28 settembre, il Sindaco ha esposto le seguenti considerazioni (trascritte nella Deliberazione consiliare n. 22/2012), affermazioni pienamente condivise dal Capogruppo del Partito Democratico (Pasquale Mitidieri): “la ratio dell’incompatibilità risiede nell’esigenza che il Consigliere dell’Ente eserciti sempre le funzioni pubbliche in modo trasparente ed imparziale, senza prestare il fianco al sospetto che la sua condotta possa essere, in qualche modo, orientata dall’intento di tutelare il proprio interesse contrapposto a quello dell’Ente che è stato chiamato ad amministrare.”
Allora domando a tutti Voi: l’interesse di un’Amministrazione non dovrebbe essere quello di rispettare la legge e di garantire uguali diritti e opportunità a tutti, a prescindere dalle idee politiche?
La questione gira tutta intorno ad una semplice considerazione. Il Sindaco Mitidieri e gli Assessori De Simone, Camardo e Pasquale Mitidieri (per citare solo quelli che fanno parte anche di questa amministrazione derivando dalla precedente) con Delibera di Giunta n. 262 del 28 dicembre 2006, decisero che i distributori di carburante dovessero essere ubicati fuori dal centro abitato allo scopo di ottemperare a quanto richiesto dalla normativa, nazionale e regionale, in tema di razionalizzazione e ammodernamento della rete di distribuzione dei carburanti, individuando gli assi stradali idonei all’installazione e all’esercizio dell’attività in questione, strade tra le quali non compare Viale Roma!
È bene ripetere che questa decisione è stata influenzata da due fattori:
1) la normativa nazionale e regionale in materia prevedeva (e prevede tutt’ora) che i distributori di carburante venissero delocalizzati fuori dal centro abitato (come è stato fatto in moltissimi Comuni d’Italia e per non andare troppo lontano basta citare Lauria, Latronico e Brienza), tant’è che anche il distributore IP, di fronte alla Chiesa del Carmine, nel 2003 fu smantellato per le medesime ragioni!
2) il distributore di carburanti in Viale Roma risultava (e risulta) ubicato in modo tale da ostacolare la corretta viabilità interna, è localizzato a distanza non regolamentare da incroci o accessi di rilevante importanza, desta non pochi dubbi circa la compatibilità ambientale e, per di più, è privo di un impianto di illuminazione propria, di una recinzione ed è installato su di un suolo pubblico per il quale viene pagato un irrisorio canone di 1.482,00 euro all’anno- 123,50€ al mese (somma “bloccata” dal Comune al 2004 mentre l’IMU, la TARSU e le altre tasse comunali aumentano da un anno all’altro)!!!
Or bene, la Giunta, a distanza di 6 anni, ha cambiato idea: il distributore in piazza può rimanere! Tale atteggiamento contraddittorio e “sospetto” del Comune ha indotto la Mavidil a promuovere ricorso per tutelare i suoi diritti anche perché l’Amministrazione ha fatto marcia indietro solo dopo le elezioni del 2011, ossia nel momento in cui la sottoscritta ha iniziato l’attività di opposizione, e la Delibera di Giunta prima citata non è stata revocata e, di conseguenza, è ancora valida. Si ha l’impressione, infatti, che questa scelta non sia motivata da un ragionamento tecnico-amministrativo serio o da ragioni oggettive ma trova fondamento nella volontà di compiere un atto di persecuzione politica. In altre parole, “tu mi fai opposizione, mi ostacoli nella mia attività di ricerca del consenso elettorale, limiti il mio potere politico ed io colpisco i tuoi interessi, la tua azienda, il tuo lavoro!”
Il messaggio è chiaro: chi è contro il “potere costituito” deve temere per le sue aziende, non è detto che i diritti gli siano garantiti, deve “abbassare la testa” altrimenti le sue fonti di reddito sono a rischio.
Permettetemi, oltre a ciò, di fare chiarezza in merito ad un altro aspetto di cui si è tanto parlato tra la gente: la richiesta di risarcimento del danno. Come tutti sappiamo, alla richiesta di annullamento di atti amministrativi si accompagna la consequenziale richiesta di risarcimento del danno ingiustamente provocato. Il Sindaco si è riempito la bocca di cifre che sono indicativamente riportate nel ricorso presentato al TAR. A tal proposito 2 semplici e ovvie considerazioni:
sarà il Giudice amministrativo (TAR Basilicata) a riconoscere il valore equitativo dell’eventuale (e sottolineo eventuale) risarcimento del danno subìto;
un socio della Mavidl S.r.l. (di cui ribadisco che io non sono più socia) ha dichiarato pubblicamente che ogni euro, eventuale, che dovesse essere riconosciuto a titolo di risarcimento del danno sarà riversato al Comune di Lagonegro per attività e opere a fini sociali, a condizione che il responsabile politico di questo ingiustificato e persecutorio atteggiamento amministrativo si dimetta, restituendo ad imprese e cittadini di Lagonegro la possibilità di dialogare con un’Amministrazione che applichi (e non interpreti fantasiosamente) la legge rispettando i diritti delle imprese commerciali e dei cittadini.
Non ritengo sia opportuno, in questa sede, dettagliare maggiormente le irregolarità che hanno portato al ricorso amministrativo. Attendiamo, a breve, il giudizio di primo grado da parte di un Organismo “terzo”, il TAR Basilicata, che è imparziale, ossia né pro-Mitidieri né sostenitore di Di Lascio. Sarà il Giudice, quindi, a stabilire chi ha ragione.
Inoltre, è sotto gli occhi di tutti che un Consigliere di minoranza, anche volendo, non può “tutelare il proprio interesse contrapposto a quello dell’Ente” (come ha dichiarato il Sindaco) in quanto l’opposizione non amministra, non gestisce, non stabilisce chi può continuare a lavorare al comune e chi deve andare a casa, non ha il potere di pagare o di ritardare il pagamento degli stipendi. L’opposizione vigila sull’operato della maggioranza, sollecita la soluzione dei problemi, contribuisce alla necessaria dialettica democratica perché in un paese senza opposizione si avrebbe un regime dittatoriale!
Non ritenete che in un dibattito serio, evitando le bugie messe in giro negli ultimi mesi, le suggestive considerazioni del Sindaco dovrebbero essere applicate anche a coloro che per lungo tempo hanno governato il Bilancio comunale mentre i congiunti gestivano in cooperativa il servizio di mensa scolastica e il servizio di raccolta dei rifiuti? Il monito espresso non dovrebbe essere indirizzato a chi appartiene ad una famiglia di imprenditori/commercianti che si è aggiudicata illegittimamente il servizio di trasporto del sangue assegnato dall’ASL e annullato dal TAR di Basilicata con sentenza n. 307/2011? E ancora. Il principio della presunta incompatibilità non deve essere applicato anche quando il Consigliere comunale è cognato di chi ha un rapporto di lavoro in convenzione con il Comune? O quando un Assessore comunale ha un congiunto che è dipendente comunale a tempo determinato? O quando un Assessore induce la Giunta a non tener conto di precedenti Deliberazioni del Consiglio Comunale per far assegnare in uso un importantissimo e prestigioso immobile comunale quale sede di un corso di laurea specialistica di cui l’assessore stesso è coordinatore scientifico?
Care amiche e cari amici, l’elenco potrebbe continuare ma ciò che a noi interessa è che questa maggioranza vuole, con ogni mezzo, distogliere l’attenzione della pubblica opinione dalle inefficienze, dal pressappochismo e dalle inadeguatezze di un governo cittadino che non cura l’interesse della collettività.
Infine, ho assunto la determinazione di non partecipare, domani, alla farsa che sarà messa in scena dal Consiglio Comunale, ridotto dalla maggioranza a “teatrino napoletano”, e aspetterò, serenamente, la decisione del Giudice Ordinario cui proporrò ricorso. Cosa accadrà se il Giudice ordinerà il mio reintegro??? Sapranno questi amministratoti assumere comportamenti conseguenti, opportuni e coerenti?
Sono certa, intanto, che Giovanni, Nicola e Pasquale continueranno a lavorare nell’interesse della comunità come fatto fino ad ora. Grazie a tutti. Maria Di Lascio