Spinto dalla narrazione in pieno stile presa di cosienza di Joaquin Phoenix, Earthlings pare non risparmiare nulla allo spettatore, dagli allevamenti ai macelli, dall'inquinamento al mercato delle pellicce, dai circhi alla speranza di una coesistenza pacifica di tutte le creature viventi.
Peccato che l'intera operazione, più che un reale documentario, appaia come un sensazionalistico modo per stuzzicare i sensi di colpa degli umani consumatori di carne e convertirli a quella che, a tutti gli effetti, appare come una nuova chiesa.
Prima di cominciare, un avviso: questo film - e questo post - trattano un tema delicato e scomodo. Dato che non baderò alle mezze misure, se i vostri stomaci non sono in vena, forse sarà il caso, perchè il tutto non vi sembri troppo grottesco, o aggressivo, interrompere la lettura ora. Prima che sia troppo tardi.
Di recente, esattamente nel corso di una discussione nata a seguito di una scena di Paul, ho avuto una lunga discussione con Biancaneve ed Ottimista a proposito di una tematica importante e profonda quanto quella dello sfruttamento degli animali e gli orrori cui molti dei nostri vicini terrestri sono sottoposti ogni giorno a causa dei metodi applicati dall'Uomo per ottenere tutto quello che, nel corso dei secoli passati, è stato ottenuto attraverso caccia, pesca, raccolta e agricoltura intesi come potevano esserlo fino al medioevo o, nel caso delle popolazioni come i Nativi Americani, fino all'arrivo dei bianchi. Così, dopo mesi passati a rimandarne la visione, ho deciso di approfittare e approcciare questa pellicola di cui avevo sentito già molto - e molto bene - parlare, anche da parte dello stesso Ottimista.Dato che il tema è molto delicato, partirò con un'analisi prettamente cinematografica del lavoro di Monson, in modo da dare un equilibrio alla parte tecnica ed emozionale del giudizio in merito: personalmente, il documentario è sempre stato un genere - se così si può chiamare - in grado di esercitare sul sottoscritto un fascino particolare, in parte legato all'affascinante ipotesi di imparare a conoscere qualcosa di nuovo, in parte per la curiosità suscitata dalla scoperta di un mondo - anche se agghiacciante o terribile - e dalle informazioni che lo stesso era in grado di fornirmi.
Non ho mai apprezzato, al contrario - se si esclude una visione quasi ludica degli stessi - faziosi lungometraggi quali Supersize Me o Fahrenheit 9/11 perchè, pur essendo d'accordo con gli autori degli stessi, ho sempre trovato troppo comodo imbastire un "documentario" infarcendolo di immagini ad effetto ed opinioni provenienti da uno solo dei due punti di vista, anche quando o se era il mio.
Più o meno la stessa sensazione avuta, di recente, con Silvio Forever.
Per quanto mi riguarda, un documentario dovrebbe essere in grado di nascondere il regista e le sue opinioni, far parlare le immagini e supportarle con dati quanto più precisi possibile, e interviste, dettagli, approfondimenti: ripenso alla passione messa da Demme in The agronomist, dedicato all'attivista haitiano Jean Dominique - visione straordinaria che consiglio a tutti - senza apparire mai da una parte o dall'altra della macchina da presa, o alla chirurgica presenza di Herzog in Grizzly man, o alle sconcertanti testimonianze di Workingman's death o L'incubo di Darwin.
Tutto questo per affermare che, inesorabilmente e cinematograficamente, Earthlings è uno dei documentari più faziosi e peggio costruiti che abbia avuto occasione di vedere negli ultimi anni.
Tematiche a parte - di questo parlerò nella seconda parte del post -, pur cercando di tornare indietro con la memoria ai peggiori esempi della categoria, mai mi ero imbattuto in una pellicola che concentrasse la sua forza nel mero sensazionalismo in questo modo, contraddicendo se stessa spesso e volentieri, ignorando completamente dati e statistiche e puntando tutto sull'apparenza, mostrando filmati mai posteriori al 1995 - la pellicola risale a dieci anni dopo -, mai richiamando leggi o regolamentazioni, dedicando ad ogni argomento un paio di minuti - nei casi più approfonditi - e sostituendo la presenza delle fonti d'informazione e le spiegazioni delle immagini con l'irritante voce narrante di Joaquin Phoenix nel ruolo di imbonitore e depositario del messaggio di conversione del pubblico lanciato dal regista stesso.
Così, dato che il sottoscritto non è mai stato un giurato vigliacco - nei quattro anni in cui ho avuto l'occasione di essere nella commissione di Filmmaker a Milano - come quelli che sperano di incontrare registi come Monson ai vari Festival per portarsi a casa fior di premi mossi dal pietismo suscitato, mi sento di affermare che Earthlings pare creato ad hoc dalla filosofia studioapertiana tutta giocata sul patetismo e sui moniti dai connotati religiosi che dovrebbero fare leva sui sensi di colpa dell'audience.
Detto questo, mi permetto anche di aggiungere la mia posizione personale in merito: da tutta la vita mangio carne - e non solo, chiaramente: mangio molto e di tutto -, non tutta e soltanto quella che mi piace. Mi piace mangiarla, adoro la sensazione che mi da masticarla, e sento la differenza se mi capita di non consumarla all'interno di un pasto. Conosco e ho conosciuto persone vegetariane o vegane, e non ho mai fatto loro domande, ne ho preteso giustificazioni delle loro scelte.
Come tutti i bambini del mondo occidentale, sono andato almeno una volta allo zoo, mentre non sono mai stato alle corse dei cavalli o al circo.
Ho indossato e indosso ancora giacche di pelle. Non ho mai sopportato le pellicce.
Questi sono tutti gusti personali, attenzione.
So bene che dietro ad ognuna di queste scelte c'è la sofferenza di qualcuno: che sia animale, o uomo, il pollo cui viene tranciato il becco o il ragazzino che cuce per un centesimo alla settimana i Levis in qualche buco nel seminterrato di una grande città del Sud-Est asiatico, non c'è differenza.
Il mondo in cui viviamo, purtroppo, vive di ingiustizie e predazioni a tutti i livelli.
Forse noi, che stiamo nel mezzo, in qualche modo siamo privilegiati, perchè non dobbiamo convivere col pensiero che prima o poi cadremo - come chi sta in cima alla catena alimentare - e neppure con la lotta per sopravvivere da intraprendere disperatamente ogni giorno.
Le ingiustizie cui sono soggetti gli animali da sempre - specialmente nell'ultimo secolo e mezzo, direi - sono, come giustamente sottolinea, anche se non nel modo giusto, Monson, assolutamente paragonabili a quelle umane, inqualificabili e spesso atroci.
Quello che non capisco, nell'approccio del regista e, mi pare di cogliere, degli antispecisti in genere - nella discussione di cui parlavo ad inizio post ho letto frasi ripetute pari pari da Phoenix nel corso del documentario - è l'atteggiamento di superiorità illuminata assunto rispetto allo spettatore, unito ad una critica spesso assolutamente non costruttiva e, al contrario, pretenziosa e saccente, rispetto al mondo, ai suoi abitanti - umani, ovviamente - e ai non antispecisti.
L'approccio di Monson, in questo senso, è paurosamente religioso: se tu mangi carne, sei specista. Se tu vai allo zoo, sei specista. Se tu indossi un qualsiasi vestito di origine animale, sei specista.
E dunque sei parimenti responsabile rispetto al direttore di un macello che non rispetta le regole d'igiene e sicurezza che la legge impone per poter fatturare maggiormente.
E' quasi come se io dicessi che Joaquin Phoenix, accorato narratore di questa pellicola nonchè ottimo consumatore di cocaina - vedi I'm still here - fosse da considerare parimenti responsabile dei danni dello spaccio di droga nel mondo rispetto al boss colombiano che esporta in cinquanta paesi.
Ricordo quando, nel corso della visione dei corti commemorativi legati all'undici settembre, il regista egiziano Chahine raccontò, attraverso il suo lavoro, che per un attentatore, le scelte di un Presidente sono tutte imputabili alla popolazione che lo ha eletto, e qualsiasi scelta di qualsiasi amministrazione debba ricadere su chi ha pensato - oppure no - che la stessa potesse governare uno stato.
Ora, a conti fatti, questo mi pare proprio un approccio fondamentalista, più che antispecista.
Inoltre, invece di proporre e sensibilizzare il pubblico cercando di motivare l'informazione e suscitare lo sdegno necessario a cambiamenti che permettano di migliorare le condizioni ed il controllo del mercato alimentare rispetto agli animali vengono proposte frasi ed immagini ad effetto giocate tutte sul sensazionalismo - negli Stati Uniti, orgogliosamente cita il buon Joaquin, viene consumata una percentuale di carne bianca enormemente superiore a quanto accadeva nel 1930: sinceramente, trovo strano che Monson non si sia informato a proposito della crescita demografica degli Usa e mondiale dal suddetto 1930 al 2005 -, sulla religione - le terribili immagini di un macello kosher vengono accompagnate da un pistolotto che ammonisce a proposito del fatto che quei bovini non siano in realtà macellati come i dettami kosher vorrebbero, quasi si volesse strumentalizzare quegli stessi dettami per "convertire" lo spettatore, invece di indicare quali potrebbero essere le controindicazioni legate ad igiene e salute - e, ovviamente, sull'immaginario collettivo del cucciolo - vediamo mucche, vitelli, maiali, polli, tacchini, gatti, cani, volpi, delfini e scimmie torturati e maltrattati, ma che fine hanno fatto i serpenti, i coccodrilli, gli squali? Forse Monson aveva il timore che, mostrando un serpente privato della pelle al posto di una volpe, il pubblico sarebbe stato meno ricettivo? Non è specismo all'interno dell'antispecismo? -.
Inoltre, trovo davvero irritante il tono di superiorità assunto rispetto agli animali - lo stesso che viene criticato ai crudeli specisti -, che parte da un "siamo diversi e tutti abitanti della Terra" a "l'Uomo deve prendersi cura degli animali come il saggio con l'innocente, il forte con il debole".
Vista così, a me pare lo stesso concetto, applicato senza il coraggio di portarlo avanti fino in fondo.
Come se in un mondo ideale ci fosse un sovrano buono ed illuminato che sta al di sopra di tutto e non si sporca mai le mani - ma ritiene di essere sempre il primo - che critica i suoi simili che, al contrario, si macchiano di peccati che lui stesso giudica mossi da un sentimento di superiorità rispetto alle altre creature. A me, sinceramente, suona come una scappatoia bella e buona per arrivare a mettersi su un piedistallo e guardare tutti noi poveri stronzi dall'alto in basso lavandosi la coscienza.
Un pò come quando, dopo tutte le parole spese a proposito del rispetto degli animali, vengono criticati gli allevatori che sfruttano la vendita dei cuccioli correndo il rischio di andare ad aumentare il numero dei randagi a rischio di eliminazione da parte degli organi preposti non sterilizzando i propri animali.
Ora, onestamente, se io fossi un convinto sostenitore delle teorie di Monson, non troverei giusto che gli animali fossero sterilizzati. Perchè, in qualche modo, sarebbe come prendere una decisione al loro posto seguendo le nostre regole.
I dubbi, dunque, sono molti, e potrei continuare a scrivere ancora, e ancora.
Ma dato che non voglio indottrinare nessuno, ne tantomeno annoiare, mi fermo qui.
Conscio dei miei limiti di consumatore di carne - alla quale non rinuncerò, con buona pace del prode Phoenix, che rilancia con perle di retorica quali "se i macelli avessero pareti di vetro, saremmo tutti vegetariani" - trovo che il problema esista, ma vada affrontato con un approccio più scientifico e razionale, legato all'applicazione delle leggi e al controllo stretto dei responsabili di allevamenti, macelli e quant'altro. E che, senza dubbio, non va imputato ad ogni singolo consumatore di carne del mondo, perchè sarebbe come accusare ogni tedesco di essere stato nazista.
Confondere la sopravvivenza con la crudeltà è un madornale errore che rischia di generare pregiudizi e conflitti ancora più radicati. E di nuovo, lo spettro del fondamentalismo torna a bussare alla porta.
Dunque, il mio appello non è quello di pace universale, siamo tutti amici, "cacca al Diavolo e fiori a Gesù" di Phoenix e Monson, ma di cercare una strada praticabile, sensata e costruttiva basata sui dati e sulle soluzioni proposte.
Perchè sentire che "una mucca indiana è stata comprata da una famiglia povera per la quale era sacra con la promessa di essere portata in un allevamento e trattata umanamente viene poi destinata al terribile supplizio del mercato delle pelli", sinceramente, non smuove la mia sensibilità rispetto al problema dello sfruttamento degli animali, ma fa sorgere altre domande: se quella famiglia povera per la quale la mucca era sacra l'ha venduta non l'ha fatto per la promessa di un avvenire migliore per la stessa, ma per i soldi. Perchè con i soldi potranno comprarsi del pollo, per loro non sacro, cucinarlo al curry e celebrare così un'occasione speciale, come un matrimonio, per esempio, per la quale normalmente non avrebbero nulla da spendere.
Dunque, quella povera famiglia indiana, è specista e cattiva come il sadico che va a lavorare in un macello per sfogare le sue frustrazioni?
Il problema non è quello che mangiamo, il problema è quando ci guardiamo dentro, e scopriamo che cosa siamo davvero. Da una parte, e dall'altra.
La cosa migliore è cercare di essere il più costruttivi possibile.
Perchè a regolarci distruttivamente ci penserà la Natura, prima o poi.
A Suoi occhi, davvero al di sopra di tutto e di tutti, le specie sono inesorabilmente tutte uguali.
Chissà che Monson abbia qualcosa da dire anche a Lei.
MrFord
"But flesh and blood need flesh and blood
and you're the one I need
flesh and blood need flesh and blood
and you're the one I need."
Johnny Cash - "Flesh and blood" -