Le domande cui devono rispondere gli esperti dell’OMS, in queste ore, prima di autorizzare l’uso ad ampio raggio del vaccino sperimentale contro l’Ebola sono due.
La prima è se da un punto di vista dell'etica medica è possibile in un contesto particolare come quello dell'attuale crisi di Ebola raccomandare l'impiego di un trattamento (vaccino, farmaco...) in fase sperimentale e che quindi non è stato ancora testato sull'uomo.
Lo è stato solo su primati.
La seconda riguarda le quantità disponibili di questi prodotti che sono estremamente limitate.
E si tratta quindi di sapere a chi devono essere eventualmente destinate.
Il gruppo di esperti non include esponenti del settore privato.
Intanto il numero dei morti per Ebola ha superato le mille unità.
Giusti eticamente per quanto possano essere gli interrogativi, ciò che fa accapponare la pelle è che quasi certamente le scorte di siero disponibili non raggiungeranno mai quei villaggi africani dove maggiore è l’incidenza del male.
E questo per le ovvie ragioni, che tutti possiamo intuire.
Una lontananza che, diciamocelo senza mistificazioni, equivale a puro disinteresse in quanto non arreca profitto.
Ultimissime dal web...
Pare che farmaci in fase di sperimentazione sono stati inviati ugualmente da una società statunitense in Liberia, su richiesta del governo di Monrovia e dietro mediazione dell’amministrazione di Washington.
La notizia è stata confermata ieri sera dal ministro della Sanità della Liberia, Lewis Brown, secondo il quale l’alternativa a questo tentativo sarebbe “una morte certa”.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)