Di Grazia Serao. L’epidemia di Ebola è diventata un problema internazionale. Il timore sviluppatosi nelle ultime ore non è tanto che il contagio possa diffondersi anche all’Europa o agli Usa, quanto piuttosto che vi possa essere una mutazione del virus tale da renderlo una minaccia mondiale.
È per questo che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dato il via libera all’intervento dell’esercito in Africa occidentale per scongiurare il diffondersi dell’epidemia che fino ad oggi ha ucciso più di 2.000 persone su un totale di 4.000 casi. Così si è espresso il Presidente nel programma “Meet the Press”, in onda sulla Nbc: “Vogliamo inviare mezzi militari per impostare le unità speciali di messa in quarantena e le attrezzature in loco, in modo da garantire la sicurezza per i lavoratori della sanità pubblica. Hi vorranno comunque mesi prima che questa epidemia sia messa sotto controllo in Africa. Se non facciamo questo sforzo ora, c’è la possibilità che il virus muti, divenendo più facilmente trasmissibile. E allora potrebbe essere un serio pericolo per gli Stati Uniti”.
L’iniziativa ha raccolto il plauso del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.
Intanto è stato creato e testato sulle scimmie il primo vaccino efficace a lungo termine contro il virus Ebola. E la scoperta è tutta italiana: è stato sviluppato infatti a Pomezia nei laboratori dell’Irbm Science Park da un team composto da ricercatori italiani ed americani. Il vaccino sembra essere capace di proteggere per almeno 10 mesi dal contagio. Si tratta di un grosso passo in avanti se si tiene presente che ogni soluzione ideata fino ad oggi aveva una durata non superiore ad un mese.
Questa protezione immunitaria di lunga durata è stata indotta nei macachi, usando un vaccino basato sul ChAd3, un adenovirus (che negli uomini causa raffreddori e congiuntiviti) derivato dagli scimpanzè. L’inizio della prima fase di sperimentazione sull’uomo è già stato annunciato e questo è uno dei due vaccini su cui l’Organizzazione mondiale della sanità ripone più speranze al momento per combattere l’epidemia di Ebola.
Cosa accade nel frattempo in Africa? Nei paesi più colpiti dall’epidemia, come la Guinea e la Liberia, si vive praticamente in stato di quarantena. In Sierra Leone è stata decisa una quarantena di quattro giorni, dal 18 al 21 settembre, in cui tutti gli abitanti dovranno restare a casa per evitare la diffusione dell’epidemia. Nello stesso Stato negli ultimi giorni sono state registrate almeno 500 morti da contagio e dall’inizio dell’epidemia più di 20 operatori sanitari sono morti.
In Nigeria, Stato colpito in misura decisamente più lieve, già dal 22 settembre invece le scuole riapriranno.
Un caso sospetto, infine, è stato registrato a Gerusalemme, dove un’infermiera nigeriana è stata messa in quarantena nell’ospedale Shaare Zedek.
Il rischio per l’Europa appare ancora molto basso, secondo l’European center for Disease Control (Ecdc). La prima via attraverso la quale l’Ebola potrebbe arrivarvi è rappresentata in effetti dal traffico aereo. Molto più remota invece la possibilità che il virus arrivi per mezzo degli sbarchi clandestini che si verificano nel Mediterraneo.
Comunque, l’unico modo per eliminare ogni rischio, ad oggi, è provare a bloccare l’avanzare dell’epidemia direttamente alla fonte del contagio: l’Africa. È per questo che il mondo ha cominciato a muoversi.