Il caso di Pauline Cafferkey, l’infermiera britannica in condizioni critiche dopo aver contratto ebola in Sierra Leone, ha portato in primo piano la questione dei protocolli di sicurezza contro il virus, di cui ora si valuta una revisione.
Save the Children, l’organizzazione non governativa per cui la donna lavorava, ha annunciato che “non lascerà nulla d’intentato” per capire come l’operatrice umanitaria ha contratto la febbre emorragica malgrado l’uso di tutte le protezioni e gli equipaggiamenti richiesti.
Questo procedimento richiederà anche una revisione “piena e approfondita” degli stessi protocolli di sicurezza secondo Rob Mac Gillivray, che ha parlato con i media a nome della ong.
Il premier britannico David Cameron, dopo che il caso è stato reso noto, ha chiesto il parere di “esperti sanitari” per decidere se imporre una quarantena a tutto il personale sanitario di ritorno dai paesi colpiti da ebola.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), fino al 28 dicembre scorso erano stati 687 i casi di operatori sanitari – sia locali che stranieri – contagiati dal virus e 382 i deceduti.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)