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Nepal: aiutare gli aiuti

Creato il 12 giugno 2015 da Cren

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Due eventi naturali hanno, tragicamente, ribadito la fragilità della situazione nepalese. Il villaggio di Libang (distretto di Taplejung) nel lontano nord-est, sulla strada che porta al Kangenjunga, è stato seppellito da una frana di acqua e fango, le vittime sono 53. A Kathmandu, ieri sera, una nuova scossa (grado 5,3) ha rimesso la gente nelle strade.

Il monsone, per adesso come lo definiscono i metereologi, è ancora “erratico” cioè piove tanto in modo sparpagliato. Pokhara ha ricevuto i suoi acquazzoni pesanti e a Taplejung sono venuti giù 130mm d’acqua in poche ore. Già l’est Nepal è più piovoso de resto del paese.

Il monsone arriva nei prossimi giorni, nel Nepal centrale e nella Valle. E’ stato fatto un gran lavoro, con pochi mezzi, per spostare le rovine, abbattere le case spezzate, rinforzare quelle ancora in piedi. Bisogna considerare che il 25% delle case di Bakthapur sono crollate o sono pericolanti, l’area antica di Kathmandu (Asan Tole, Chetrapathi, Basantapur) ha case antiche che stanno in piedi per miracolo. Nei villaggi, le frane sono frequenti monsone durante i monsoni. Tutto, quindi, reso più fragile a causa del terremoto, delle scosse d’assestamento e, nel prossimo futuro, dalle piogge. E’ prevista lo spostamento di almeno 20 villaggi nelle zone a rischio frane nei distretti terremotati.

In questo contesto difficile dovrebbero fluire gli aiuti, alimentari, sanitari e alloggi temporanei. Invece c’è sempre qualche intoppo.

Alla zona cargo del Tribhuvan Airport, sono ammassati carichi d’aiuti. Stefan Huet (giornalista basato a Kathmandu, scrive per Nepali Times è sua la foto) ha fatto un giro e ha trovato montagne di roba inutilizzata. Abbiamo fatto un giro anche noi e abbiamo verificato che oltre a roba inutile (vestiti vecchi, scatoloni senza etichette, etc.) ci sono un sacco di kit sanitari e tende di Save The Children (vedi foto) e altro materiale che sarebbe necessario per villaggi e città.

Parlato con Stefan (via Twitter), lui riferisce che Save The Children gli ha detto che servono 10 giorni per sdoganare la merce. Domanda semplice, perché non l’hanno fatto? Per lasciarle tutto lì a marcire era forse meglio portarle ai centri nazionali o distrettuali, come richiesto, in uno dei molti regolamenti emanati, dal Department of Custom nepalese. O, come teoricamente potrebbe fare STC (INGO registrata) sdoganarli da sola.


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