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Eccidio di odessa: una vergogna occidentale

Creato il 03 maggio 2014 da Conflittiestrategie

odessa

La Democrazia dovrebbe essere la fiaccola della libertà dei popoli ed invece è lo stoppino di una molotov che viene utilizzato per ardere vivi degli esseri umani inermi. E’ accaduto ieri ad Odessa. Più di 50 morti e 160 feriti a causa degli scontri provocati dai nazisti Pravy Sektor e dagli Ultras delle tifoserie organizzate, fedeli a Kiev, che hanno dato l’assalto alla Casa del Sindacato, dove si erano barricati gli indipendentisti della Repubblica popolare di Donetsk.

Alcuni ragazzi non hanno resistito al fumo e al calore intenso lanciandosi dalla finestre. Anche quando erano distesi in terra privi di sensi venivano bastonati dagli Euromajdan. Una ferocia inaudita di cui solo l’essere dis(umano) è capace, in Ucraina come altrove. Altri all’interno, i pochi che si erano salvati, sono stati torturati e finiti senza pietà dagli amici di Washington e di Bruxelles. Abbiamo visto le scene in diretta streaming mentre i media tradizionali ci raccontavano ben altro.

I mezzi di (dis)informazione ufficiali hanno narrato i fatti in maniera distorta, mentre la Russia veniva minacciata di ulteriori sanzioni per un conflitto che ha assunto tutti i tratti di una guerra civile fratricida, in cui, almeno fino ad ora, Mosca non ha mosso un dito (se si esclude la Crimea dove c’è una sua base).

RaiNews è persino riuscita a scrivere un titolo a caratteri cubitali di questo tenore: “Civili contro militari in Ucraina”. Civili contro militari, cittadini disarmati avverso soldati sui Tank, persone a mani nude al cospetto di miliziani in assetto antisommossa, ma sono i primi che hanno aggredito i secondi per la televisione nazionale. Orwell sul Cavallo di via Mazzini. L’ignoranza è forza. La pace è guerra. La libertà è schiavitù. La democrazia deve essere conficcata come un proiettile nella testa di chi non ci crede. Non c’è nulla di più convincente di una strage per persuadere i sopravvissuti che la Democrazia ha sempre ragione.

L’escalation, in barba agli accordi di Ginevra, è stata voluta dalla Junta dei golpisti che ha le spalle protette dalla Nato. Ieri si è sparato anche a Slaviansk, Kromatorsk e Donetsk, altre vittime innocenti, altri corpi martoriati sotto i carri armati, in questa Tienanmen che non commoverà l’Occidente perché alla guida dei blindati c’è la nostra superiore civiltà barbarica, non avvezza alla pietà e alle lacrime in quanto chi si colloca sul lato giusto della Storia, con una indiscussa superiorità di fuoco, non ha quasi mai morti da piangere. Tra i mercenari stranieri confusi nelle fila ucraine pare ci fossero anche degli italiani, secondo un video che circola su Youtube. Al resto ci pensa la propaganda del grande fratello Nato che istruisce i circuiti ufficiali sulle verità ammissibili o non ammissibili.

Come scriveva Karl Kraus i diplomatici raccontano bugie ai giornalisti e poi credono a quello che leggono. Ma la domanda fondamentale è questa: perché i russi hanno permesso che tutto ciò avvenisse alle porte di casa propria e contro gente dello stesso ceppo etnico a cui sono uniti da legami di sangue? Cominciamo a credere che Putin si sia tenuto alla larga perché convinto che già dai prossimi giorni a Kiev si scanneranno tra loro. Come potranno convivere al governo sciacalli filo-americani, banderisti, nazionalisti fascisti e democratici illusi? Inoltre, Mosca userà l’arma dell’energia e delle restrizioni commerciali per iugulare questo e i prossimi gabinetti ucraini, al fine di ripristinare la sua influenza sul Paese vicino. Può essere, ma tale “strategia lenta” potrebbe rivelarsi perdente, anche perché, come abbiamo appreso dalla corrispondenza violata del Generale Nato Petrenko, la Casa Bianca punta ad installare una sua base ad Odessa e a utilizzare l’Ucraina per proiettarsi su scenari multipli, dal Mar Nero all’Afghanistan, a tutta l’Eurasia e tenere sotto scacco il Cremlino, minacciandolo da ogni punto cardinale. Nel frattempo a pagare sono i civili dell’Est che con grande coraggio hanno deciso di resistere fino alla fine in una lotta ad armi impari e quasi senza scampo. L’onore è loro, il disonore, ancora una volta, tutto nostro, delle nostre democrazie per principio preso e giustizia arresa.

 


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