Biografia
Nasce da Ambrogio e Ida Valentina Mauri. Il padre era operaio, la madre portinaia. Umberto è il figlio primogenito. Dopo di lui nascono Franco (1947) e Angela (1951).Gli anni giovanili
L’esperienza discografica
Umberto Bossi ebbe una breve esperienza come cantautore, col nome d’arte di Donato.
Nel 1961 Bossi partecipò insieme al suo complesso al Festival di Castrocaro dove venne bocciato in semifinale perché «troppo triste»[1].
Accompagnato dall’orchestra di D. U. Mazzucchelli incise nel 1964 per la Caruso un disco 45 giri con i brani Ebbro (boogie woogie)” e Sconforto (rock-slow), dei quali era autore con Mazzucchelli[2][3].
Bossi è stato anche autore di poesie in dialetto. Una di queste, Scioperu in dur Baset (Sciopero alla Bassetti), fu pubblicata nel gennaio 1982 su “Ul bartavèll”, rivista politico-culturale varesina. Bossi frequentava gli incontri organizzati dal Circolo Filologico locale sulla storia e gli idiomi del territorio. In una conferenza, dove parlava di glottologia, conobbe Manuela Marrone, che divenne la sua seconda moglie.
Gli inizi dell’impegno in politica [modifica]
Esistono diverse testimonianze della militanza a sinistra di Umberto Bossi negli anni giovanili, anche se non fu un sessantottino. Nei primi anni settanta ha militato, in rapida successione, nel gruppo comunista de il manifesto, nel Partito di Unità Proletaria per il comunismo, di estrema sinistra, nell’Arci e nei movimenti ambientalisti[8].Per alcuni mesi fra il 1974 e 1975 Bossi, studente fuori corso alla Facoltà di medicina dell’Università di Pavia, fu impegnato in un’iniziativa di solidarietà del Partito Comunista Italiano di Verghera, frazione di Samarate (VA); partecipò all’organizzazione di un’esposizione di quadri per una raccolta di fondi a sostegno dei dissidenti di Augusto Pinochet, il generale cileno che aveva instaurato nel Paese una dittatura militare. Gli venne data la tessera della sezione locale[9][10].Il suo incontro con le idee autonomiste e federaliste avviene per caso a 38 anni, nel 1979: un giorno, entrando in facoltà a Pavia, nota un avviso dell’Union Valdôtaine, movimento autonomista della Valle d’Aosta. Conosce il leader Bruno Salvadori. Bossi decide immediatamente di unirsi alla sua causa e si attiva per la creazione di una rete di movimenti autonomisti dell’Italia settentrionale. Nello stesso anno conosce Roberto Maroni, con cui inizia un lungo sodalizio politico.Nel 1980 Bossi fonda un gruppo che chiama «Unione Nord Occidentale Lombarda per l’Autonomia» (U.N.O.L.P.A.); insieme con Salvadori e Maroni fonda la società editoriale Nord Ovest, che edita la rivista Nord Ovest: «Mi misi con lui [Salvadori] a fare il giornale, però non avevo ancora deciso di dedicarmi solo al federalismo» [7].L’8 giugno 1980 Salvadori muore in un incidente automobilistico, lasciando Bossi a ripianare da solo i debiti del giornale. «Mi mancava qualche esame alla laurea, ma decisi di buttare tutta la mia vita per togliermi quel chiodo»[7][11].Nel 1982 Bossi crea assieme a Roberto Maroni e Giuseppe Leoni la «Lega Autonomista Lombarda» di cui viene eletto segretario nazionale. Per diffondere le idee autonomiste crea un nuovo giornale, Lombardia Autonomista. Il primo numero esce nel marzo 1982 come supplemento di “Rinascita Piemontese”. Bossi si presenta alle elezioni politiche del 1983 in alcune circoscrizioni della Lombardia insieme ad altri autonomisti sotto il simbolo della Lista per Trieste, senza essere eletto (nella circoscrizione Varese-Como-Sondrio ottiene 157 preferenze: «Sapevo che lo facevo solo per portare la valigia e fare esperienza.» [7]).Il 12 aprile 1984 Bossi fonda la Lega Lombarda. Firmano l’atto di fondazione, davanti a un notaio di Varese: Umberto Bossi, la sua compagna Manuela Marrone, Giuseppe Leoni, Marino Moroni ed Enrico Sogliano. La neonata formazione partecipa alle elezioni europee che si tengono in quell’anno in alleanza con Liga veneta e Movimento Piemont. Bossi ottiene 1.630 preferenze [7]. Alle elezioni amministrative del 1985 la Lega elegge i primi rappresentanti nei comuni di Varese e Gallarate e nella provincia di Varese. Non ha successo invece alle elezioni regionali. Alle elezioni politiche del 1987 Bossi viene eletto per la prima volta senatore.La Lega Nord [modifica]
Alla fine degli anni ottanta, visto anche il progressivo successo della Lega a livello regionale, porta avanti il suo progetto politico di unire i vari movimenti politici autonomisti dell’Italia settentrionale (Lega Lombarda, Liga Veneta, Arnassita Piemonteisa, Partito Popolare Trentino Tirolese, Union Ligure, Lega Padana Emilia, Alleanza Toscana), che si traduce nella creazione dell’«Alleanza Nord». Il 4 dicembre 1989 Bossi fonda la Lega Nord, di cui è nominato Segretario federale al raduno di Pontida (BG) [12].Alle elezioni politiche del 1992 Bossi viene rieletto, questa volta alla Camera, con 240.523 preferenze, una delle cifre più alte di tutta Italia. Il 1992 è anche l’anno in cui esplode Tangentopoli, un evento epocale che vede Bossi inizialmente fra i più convinti sostenitori del “pool di Milano”, cioè dei magistrati della Procura meneghina intenti ad indagare sui fenomeni di corruzione. Ma anche Bossi in persona e la sua Lega vengono coinvolti nel 1993 per una questione legata a un finanziamento illecito di duecento milioni di lire, ricevuti dagli allora dirigenti del colosso chimico Montedison [13]. Fino ad allora Bossi sostenne la linea del Pool di Milano, partecipando a una manifestazione con MSI, PDS e Verdi. Emblematica fu, alla Camera dei deputati, l’agitazione di una corda a forma di cappio da parte di Luca Leoni Orsenigo.Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont, Bossi ammette il finanziamento illecito tramite una tangente ricevuta dalla Montedison[14][15]. Nel 1995 viene condannato per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti a 8 mesi[16], pena confermata in appello nel 1997[17] e Cassazione l’anno dopo[18].La breve alleanza con Forza Italia (1994) [modifica]
Nello stesso anno crea al Nord con Forza Italia (partito politico fondato nel 1994 dall’imprenditore milanese Silvio Berlusconi) la coalizione elettorale denominata Polo delle Libertà, che assieme al Movimento Sociale Italiano vince le elezioni.Il 24 agosto 1994 Bossi appare in TV da Porto Cervo per rilasciare delle dichiarazioni politiche in canottiera[19]. L’inusualità della veste lo renderà molto popolare[20][21]. La scelta di questa veste è interpretata come segno di distanza dal mondo politico: nonostante la frequentazione dei palazzi romani, Bossi è rimasto un uomo del popolo[senza fonte].Il governo Berlusconi viene sfiduciato il 22 dicembre 1994. In quell’occasione Bossi stacca il suo partito dalla coalizione presentando una mozione di sfiducia[22]. L’atto viene denominato dai mass media “ribaltone“.Gianfranco Miglio consigliere di Bossi [modifica]
Nel 1990 iniziò un rapporto di collaborazione tra Umberto Bossi e Gianfranco Miglio, emerito professore dell’Università Cattolica di Milano ed insigne studioso dei sistemi politici, convinto federalista.Nel 1992 Miglio fu eletto al Senato come indipendente nelle file della Lega. Il suo impegno politico fu finalizzato all’elaborazione di un progetto di riforma federale fondato sul ruolo costituzionale assegnato all’autorità federale e a quella delle macroregioni o cantoni (del Nord o Padania, del Centro o Etruria, del Sud o Mediterranea, oltre alle cinque regioni a statuto speciale).Miglio presentò i punti salienti del progetto al congresso del partito ad Assago nel 1993. Il Decalogo di Assago venne fatto proprio dalla Lega Nord solo marginalmente: Bossi preferì infatti seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale che mirasse al rafforzamento delle autonomie regionali.La crepa nei rapporti tra il Profesùr ed il Senatùr si acuì dopo le elezioni del 1994, quando Miglio si mostrò contrario sia ad allearsi con Forza Italia, sia a entrare nel primo governo Berlusconi. Soprattutto Miglio non gradì che per il ruolo di ministro delle Riforme istituzionali fosse stato scelto Francesco Speroni al suo posto[23]. Bossi reagì spiegando: «Capisco che Miglio sia rimasto un po’ irritato perché non è diventato ministro, ma non si può dire che non abbiamo difeso la sua candidatura. Il punto è che era molto difficile sostenerla, perché c’era la pregiudiziale di Berlusconi e di Fini contro di lui. Di fatto, il ministero per le Riforme istituzionali a lui non lo davano. (…) Se Miglio vorrà lasciare la strada della Lega, libero di farlo. Ma vorrei ricordargli che è arrivato alla Lega nel ’90 e che, a quell’epoca, il movimento aveva già raggranellato un sacco di consiglieri regionali». In conclusione per Bossi, Miglio «pare che ponga solo un problema di poltrone e la difesa del federalismo non è questione di poltrone»[24]. Il giorno dopo, 16 maggio 1994, Miglio lascia la Lega Nord, a suo avviso responsabile di aver abbandonato la spinta federalista-secessionista per seguire una politica di contrattazione con lo stato centrale, che di fatto la inserisce pienamente nel sistema di potere partitico “romano”[25]. Di Bossi dice esplicitamente: «Spero proprio di non rivederlo più. (…). Per Bossi il federalismo è stato strumentale alla conquista e al mantenimento del potere. L’ultimo suo exploit è stato di essere riuscito a strappare a Berlusconi cinque ministri. Tornerò solo nel giorno in cui Bossi non sarà più segretario»[26]. Il giorno stesso Miglio uscì dal gruppo leghista e si iscrisse al Gruppo Misto. Il 1° giugno Miglio fondò un proprio partito, l’«Unione Federalista».Quell’anno il Profesùr pubblicò un libro in cui raccontò l’esperienza appena conclusasi nella Lega (Io, Bossi e la Lega, Mondadori, 1994).Dall’opposizione al governo [modifica]
Nel 1995 Bossi sceglie come inno della Lega il Va’ pensiero di Verdi [27]. Da allora in poi il Va’ pensiero viene eseguito in tutte le manifestazioni della Lega.Il 15 settembre 1996, forte del consenso elettorale ottenuto dalla Lega pari al 10,8% a livello nazionale (30% in Veneto, 25% in Lombardia, 20% in Piemonte), radicalizzando la propria politica, annuncia di voler perseguire il progetto della secessione delle regioni dell’Italia settentrionale (indipendenza della Padania). A tal fine organizza una manifestazione lungo il fiume Po, partendo dalla sua sorgente in Piemonte ed arrivando a Venezia, in Riva degli Schiavoni, dove dopo aver ammainato la bandiera tricolore italiana, fa issare quella col Sole delle Alpi verde in campo bianco, e proclama provocatoriamente l’indipendenza della Repubblica Federale della Padania leggendo una dichiarazione che affermava «Noi Popoli della Padania, solennemente proclamiamo: la Padania è una Repubblica federale, indipendente e sovrana…»[28].Nello stesso periodo crea un’assise politica a Mantova denominata Parlamento del Nord (e successivamente Parlamento della Padania) e l’anno successivo porta oltre 6 milioni di persone (cifra dichiarata da organi leghisti) a votare sotto i gazebo per il primo Governo della Padania. Durante questa fase, ritenendo opportuno dar voce e spazio alla cultura padana, fonda alcuni mezzi di comunicazione, come il quotidiano La Padania, Radio Padania e TelePadania. Bossi ricopre l’incarico di direttore politico del quotidiano.I rapporti con Silvio Berlusconi continuano ad essere tesi. Dalle pagine della Padania, il leader di Forza Italia viene più volte accusato di collusione con la mafia [29].All’opposizione durante il governo di centro-sinistra (Prodi 1996-98; D’Alema I e bis 1998-2000 e Amato 2000-2001), Bossi riallaccia i rapporti col Polo di centro-destra in occasione delle elezioni regionali del 2000, costituendo l’anno successivo una nuova coalizione chiamata Casa delle Libertà. L’alleanza vince elezioni politiche del 2001 (13 maggio), anche se i voti della Lega Nord scendono dal 10% al 3,9% [30]. Bossi entra nel governo assumendo l’incarico di Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione.La malattia e il rientro in politica [modifica]
Umberto Bossi (al centro) nel 2005 al rientro dopo la malattia, parla a un incontro del Movimento Giovani Padani con lui Giancarlo Giorgetti e Rosy Mauro
La mattina dell’11 marzo 2004 è ricoverato in ospedale in gravi condizioni, colpito da un ictus cerebrale; le condizioni cliniche di Bossi destarono notevoli preoccupazioni fin dall’esordio (in urgenza fu portato nell’Ospedale Fondazione Macchi di Varese). Le circostanze in cui si è verificato l’ictus sono, tutt’oggi, fonte di discussioni e varie congetture mai, peraltro, verificate. La riabilitazione lo ha costretto ad una lunga degenza ospedaliera presso la clinica Hildebrand di Brissago, nel Canton Ticino in Svizzera tenuta per lungo tempo (ben 51 giorni) segreta [31] e ad una faticosa convalescenza, poi conseguentemente a una lunga interruzione dell’attività politica. Gli sono vicini la moglie Manuela e i figli, la segretaria del Sindacato Padano Rosy Mauro, l’allora Presidente della Provincia di Varese Marco Reguzzoni[32].Nonostante le condizioni di salute (l’emiparesi, conseguenza dell’ictus, gli ha lasciato un braccio indebolito, difficoltà a camminare e parlare da cui si è successivamente ripreso, anche se non completamente) è candidato come capolista al Parlamento europeo alle elezioni di giugno, risultando eletto nelle due circoscrizioni del nord, con circa 285.000 voti. Per il seggio di Strasburgo ha lasciato la carica di deputato italiano.Lo si rivedrà solo il 19 settembre nella sua casa a Gemonio[33] e tornerà in pubblico gradualmente [34] prima partecipando il 28 febbraio 2005 nella sede della Lega in via Bellerio a Milano all’inaugurazione dell’asilo nido interno[35], poi il 6 marzo tiene il suo primo comizio dopo l’ictus nella casa dell’esilio di Carlo Cattaneo a Castagnola[36], quindi il 19 giugno 2005 è in uno dei tradizionali raduni di Pontida[37][38], ma solo dal 15 novembre ritornerà a far politica a Roma ripresentandosi al Senato[39][40].Alla manifestazione di Castagnola (che ha fatto discutere nell’ambiente ticinese[senza fonte]) prende parte anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti (legato a Bossi da un patto di leale collaborazione chiamato dai media «asse del Nord»), il ministro Roberto Calderoli, il Ministro della Giustizia Roberto Castelli, il Ministro del Lavoro e politiche sociali Roberto Maroni e una delegazione della Lega dei Ticinesi, movimento politico localista ad ispirazione cantonale elvetico guidato dall’imprenditore luganese Giuliano Bignasca[41]. Bossi parlerà tre volte per un totale di 15 minuti[42].Nella primavera 2006, in occasione delle elezioni politiche, interviene personalmente a comizi e incontri pubblici a sostegno dei candidati leghisti al Parlamento e alle successive elezioni amministrative. Eletto deputato quale capolista della Lega Nord Padania-Movimento per l’Autonomia, rifiuta il posto per rimanere al Parlamento europeo.Militanti leghisti al raduno di Pontida nel giugno 2007
Bossi e la dirigenza leghista sul palco della manifestazione tenutasi in Piazza del Duomo a Milano il 17 dicembre 2007