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Ahhh.
Comunque, non preoccupatevi, torneranno a breve, ho una tesi da mettere insieme da zero, quindi mi sta quasi già venendo l'ansia per quello.
In ogni caso, vi racconterò com'è andata giovedì scorso, giorno in cui ho dato il mio ultimo esame all'università. (Quanto è bello vederlo scritto? ULTIMO ESAME. Maiuscolo è ancora più figo. Ok, vado avanti).
La giornata ha avuto inizio con una comoda sveglia alle 5, dopo circa 17 minuti di sonno. Forse 17 e mezzo. Il treno sarebbe dovuto partire alle 6.10, ma - pensa un po' - quel giorno c'era sciopero generale.
Cosa faccio? "Vai in macchina". No. A parte il fatto che ero talmente agitata che avrei creato un tamponamento a catena di almeno 3 chilometri, c'era la nebbia. Tanta nebbia. Quindi, nella notte (perchè alle 6 meno un quarto è ancora notte fonda, con tanto di stelle), Madre mi ha portato fino al paese dove avrei dovuto prendere la coincidenza e ha aspettato di vedere se c'era il treno, altrimenti mi avrebbe portato lei. E intanto l'ansia montava, io ero già al secondo Imodium. E non erano neanche le 7.
Il treno è arrivato. Grazie a Iddio e a tutti i santi. Salgo, riesco a sedermi e ripasso ripasso ripasso. "Porca miseria, se mi chiede il procedimento per il ricorso in Cassazione mi alzo, gli sorrido e me ne vado".
Arrivo a Città della Nebbia sorprendentemente in orario. Ma niente autobus, quindi mi è toccato prendere un maledetto taxi, altrimenti non sarei mai arrivata in tempo.
Arrivo in aula. Era un appello per fuori corso, io mi aspettavo di trovare altre 4-5 persone e di sbrigarmela in un'ora, un'ora e mezza. Sì, ciao amica. Cinquanta persone, e indovinate chi hanno chiamato all'appello per ultima? Oh, yes. L'ultima ero io. Io che mi sono alzata alle 5 per arrivare in orario.
Dopo le prime due ore, il prof. ne aveva interrogati tre. TRE. Io iniziavo a valutare il suicidio mediante impiccagione. Ero oltre l'ansia.
Quando finalmente stava arrivando il mio turno, cosa succede? il professore va via. "Eh, scusate, ho un impegno, forse torno sulle 15, 15 e 30". LA MORTE. Mi sono liquefatta. Sono scivolata lentamente giù dalla sedia pregando di venire fulminata in quel momento.
Alla fine mi ha interrogato alle 16. Io ero là dalle 8 e mezza. Quasi otto ore di agonia. Già avevo abbastanza casino in testa (perchè, per chi non lo sapesse, procedura civile è un esame IMMENSO), poi ero stanchissima e non riuscivo quasi neanche a mettere insieme una frase.
Ma non è finita qui! Perchè durante l'esame c'era una maledetta mosca che mi si posava sulla faccia ed è anche entrato un gatto ed è saltato sulla sedia del prof. UN GATTO. Mancava solo che passassero un mimo ed un equilibrista, e il circo sarebbe stato al completo. Cose da pazzi.
Ma alla fine è andata.
Mi ha fatto delle domande improponibili, ma un voto marcio l'ho portato a casa. E chi se ne sbatte della media.
Ho finito. HO FINITO!
Dopo l'esame sono andata in centro, volevo fare un giro per negozi ma, indovinate un po'?, erano chiusi. Io vorrei capire che mente malata ha deciso che a Città della Nebbia i negozi si chiudono il giovedì pomeriggio. Non ha nessun senso. Nessuno!
Così ho vagato nella nebbia per un po', poi sono andata in stazione, pregando per trovare un treno e grazie al cielo c'era.
E adesso tesi.
Sperando di farcela per marzo.
Anzi, no, io DEVO farcela per marzo, non ci sono scuse.
E poi, sarò allegramente disoccupata.
Ma pensiamo ad una cosa alla volta.
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