La ricerca, che ha interessato quarantaquattro bebè, ha impiegato degli strumenti non invasivi come la spettroscopia del vicino infrarosso; con questa metodologia si proietta una luce vicino al capo del neonato; si esamina la luce che fuoriesce e la differenza fra entrambi i fasci di luce spiega quali siano le aree del cervello che sono state interessate dall’esperimento. I ricercatori hanno parlato ai neonati e poi hanno ripetuto la parola o lasciandola identica oppure cambiando le vocali.
Questa ricerca, ha dimostrato che ,mentre durante l’età adulta riusciamo di più a ricordare le parole per via delle consonanti durante l’infanzia avviene il contrario. Questo spinge a pensare che il nostro intelletto subisca delle modifiche durante il processo di crescita.
Anche nei primissimi giorni di vita, gli esseri umani hanno delle specifiche aree del cervello che si attivano quando si ascoltano delle parole, i piccoli hanno la capacità di riconoscere le parole, soprattutto quelle che possiedono le medesime vocali.
Il cervello dell’uomo è quindi progettato per iniziare sin da subito a memorizzare e a riconoscere le parole
Una grande scoperta che apre la porta allo studio del cervello dei neonati che hanno dimostrato di utilizzare le stesse aree corticali che impiegano gli adulti quando devono ricordare le parole.
La tendenza, soprattutto femminile, di parlare ai neonati è spiegata da questa scoperta; infatti facendo così si migliorano le capacità di apprendimento e il futuro sviluppo intellettivo.