Edward lo sforbicione
Nelle stesse ore in cui i magistrati chiedevano l’arresto di Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita accusato di appropriazione indebita per un ammanco di 21,6 milioni di euro nelle casse del partito (e mettevano agli arresti domiciliari la di lui moglie), Enrico Edward Bondi varcava l'ingresso di Palazzo Chigi con un baule pieno di forbici. Cari amministratori a tutti i livelli attenzione, arriva Mr. Ok il prezzo è giusto. Da oggi in poi acquistare una biro, una risma di carta, una gomma, un mouse o una pinzatrice, non sarà più così facile e immediato com’è stato fino a ieri. Bondi avrà il compito di controllare tutto, di fare confronti fra merci, di stabilire quali dovranno essere i beni e i servizi acquistabili dalle amministrazioni centrali e locali, basandosi sul rapporto qualità-prezzo. Dalla spilla da balia al Falcon, tutto sarà messo sotto il controllo del supercommissario agli acquisti e, pensandoci bene, considerato come siamo fatti noi italiani, è meglio così. Ministeri, regioni, province, comuni e Asl, da questo momento in poi dovranno adeguarsi alle direttive che la task-force guidata da Bondi metterà a punto nei prossimi giorni. Il Professore ha preteso dal commissario di Parmalat che, nel giro di due settimane, fornisca al governo un primo crono-programma e poi, via ai consigli per gli acquisti e senza reclame. La lotta agli sprechi si sta facendo furibonda, proprio come quella all’evasione fiscale che ha portato a individuare altri 4 miliardi di euro che svolazzavano dappertutto e a scoprire, fino a oggi, 2000 fra evasori totali, taroccatori di bilanci e di fatture e Iva evasa per 500 milioni. Da Edward Bondi, Mario Monti si aspetta un risparmio di 2,1 miliardi di euro subito, per il resto avrà tempo ancora qualche mese. Evidentemente, il Professore qualche conto se l’è fatto, e se ha deciso di nominare un commissario ad acta per regolare tutto il mare magmatico dell’acquisto di beni e servizi, una ragione ci dovrà pur essere. E siccome una ragione c’è, crediamo sia direttamente riconducibile agli sprechi fatti finora dagli enti locali per soddisfare amici, parenti, elettori, raccomandati delle curie, vicini di casa e amanti che o abbasseranno i prezzi o si troveranno costretti a rinunciare a una buona fetta del loro fatturato. Qualche ente locale disattenderà le direttive centrali? Il governo nominerà un commissario che avrà il compito di riportare, entro i limiti di spesa previsti da Edward, quelle voci di bilancio un po’ trullallero, trullallà. Resta forte l’impressione che questa sia una nazione di furbacchioni che fino a ieri hanno attinto a man bassa nelle tasche dei cittadini che pagano le tasse. Resta il disgusto per un popolo di arraffoni da quattro soldi che, pur di comprarsi il Suv e pagare una escort di lusso, fanno la cresta sui beni e sui servizi destinati allo Stato guadagnandoci pure dopo aver saldato la tangente. E questa impressione di vivere in un paese di furbi, di chi sa come trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto, di chi non dorme pensando a come fregare il prossimo, è forse l’aspetto che più ci consiglierebbe di espatriare. Siamo un popolo di piccoli-grandi evasori e di piccoli-grandi profittatori, che se uno però ci pensa bene, il fatto di essere piccoli o grandi non fa nessuna differenza. Siamo un popolo che non crede nel senso della collettività né dell’interesse comune, e che ritiene la propria vita come l’epigono di una strabordante ipocrisia fatta di “Non sono stato io”, anche quando si ha in mano il coltello che gronda sangue. Io questo momento ci sentiamo un po’ come i bambini idioti ai quali la mamma e il papà dicono, ad agosto, di mettersi la maglietta di lana. Bambini viziati ai quali per porre un freno ai vizi è necessario l’intervento del padre confessore. Ma è mai possibile che l’Italia abbia bisogno di un supercommissario che ci dica quale carta igienica comprare e quale no? E se poi quella che costa meno dovesse graffiare?