Ecco. Anche questo Natale è arrivato.
In punta di piedi, a volte freneticamente, certe volte mi ha fatto cadere le braccia, ogni mattina mi ha fatto alzare piena di magia.
Un altro Natale se n’è andato e a dispetto delle aspettative che potevo avere, credo sia stato un buon natale, nonostante tutto.
Sento le campane, la casa adesso è silenziosa. Ho acceso un incenso, mi sono tolta i panni della festa per accucciarmi in una felpa oversized dove berci un tè nella pace del pomeriggio milanese, tra campane che suonano e attese che aspettano di essere svelate.
Ho cucinato tutta la mattina – soufflé al formaggio, brandade di baccalà, purè di cavolfiore – , ho bevuto un favoloso satin e poi delle bollicine rosa.
Ho scherzato, parlato del futuro, senza trovare tutti quegli appoggi che speravo, ma anche questo mi immaginavo. Difficile per tutti scardinare un’idea di felicità che vada al di fuori del circondario.
Sono rimasta incantata dall’albero, ho aperto i regalo ieri sera alla mezzanotte, lasciando poi il bicchiere di latte – di mandorla – con biscotti per Santa Claus.
Ho mangiato nutella dopo la cena del 24, in cucina con mia sorella, a parlare del più o del meno, whatzuppando e ridendo insieme.
Ho giocato con iris, il nostro setter, che il 31 dicembre fa un anno ed era il primo Natale in questa famiglia di matti.
Ecco, anche questo Natale è andato. Mi sto preparando a partire, aspetto il rientro del mio fidanzato e domani un volo che ci porta e mi riporta per due settimane nella mia New York, quella di Gramercy Park, degli orange cranberry Muffin, di West Broadway, del farmer market di Union Square, delle giornate a ciondolare tra Bleecker e China Town e della neve. Quanto tempo è ormai passato da quando ci abitavo, eppure sembra ieri.
Mi aspetta un anno decisivo, importante.
Mi aspettano grandi scelte, nuovi percorsi e mi fa tutto un po’ paura. Mi sento investita di una nuova consapevolezza, e ho un po’ di ansia. Ma andrà tutto bene, e se non fosse così, lavoreremo sodo per farlo a andare come dovrebbe, questo futuro che attendiamo sempre con impazienza e fiducia.
L’anno scorso chiudevo l’anno con questo post. Ve lo ricordate?
Quest’anno il mio percorso prosegue e parte da un GRAZIE in formato gigante.
Perché ho tutto. Compreso i desideri che desidero mi rendono felice solo nella potenza di desiderarli. Mi spiego?
Voglio un bambino, – se non fosse altro per non sopportare un’altro pranzo natalizio con mia mamma accanita contro il mio orologio biologico- un ragdoll da chiamare tiramisù e un labrador da chiamare Crostata. Un frigorifero verde acido e una scorta di Satin FranciaCorta.
Credo sempre nel potere del piumone, del ricostituente naturale degli abbracci delle sorelle di cuore,negli angeli, nelle spezie, nel rossetto rosso, nella crema al prezzemolo anti rughe di Aesop e nei libri di cucina.
Nutro sempre il desiderio di farmi il decimo tatuaggio, quello famoso che naturalmente poi chiama l’undicesimo.
Vivo sempre di cioccolata e vellutate, amo il gerwustraminer e continuo ad amare con tenacia lo stesso uomo con la barba, la mia isla bonita e i supermercati stranieri dove perdersi nei corridoi e nei prodotti dal packaging accattivante per poi far risultare in overweight le valigie.
Vorrei a volte un copia e incolla dei miei pensieri direttamente sul computer. E continuo a fare errori di ortografia che sembro essere anche un po’ dislessica, ma nonostante tutto continuo a non rileggere i testi.
Ma ho una nuova consapevolezza, che va oltre la gentilezza fine a se stessa, gli accenti sulle parole o quanto sopra elencato.
Ho imparato, quest’anno ho imparato.
Che l’amore non è mai come ci avevano raccontato le favole e i film, quello delle “i” con i cuori sopra al puntino, che ci sono giorni che ti strappa il cuore e tu vorresti solo andartene, sbattendo la porta e non guardare indietro: ma no, perché l’amore è la forma più elevata di potere sovrannaturale e rimare è l’atto vincente. E sono ricca nella misura in cui posso abbracciare la sera e la mattina l’uomo che amo. Sono felice e realizzata se il mio compagno è felice. Sono serena se condivido ogni esperienza con chi mi è accanto.
Ho imparato che per quanto possiamo avere ragione, a volte nelle discussioni è semplicemente più intelligente cedere, ascoltando il punto di vista dell’altro e capendolo, soprattutto. Ho capito che i genitori ormai non cambiano, e noi dobbiamo solo onorarli.
Ho capito che un lavoro è solo tale se non c’è passione: quando invece si fa della propria passione un lavoro, allora è un piccolo miracolo tereno che si compie.
Ho imparato che per quante multe posso prendere, purtroppo, l’unica soluzione per non prenderne più per me non è semplicemente stare attenta: ma vendere la macchina.
Ho imparato che non ho pazienza e soprattutto ho capito che per quanto mi impegno, la precisione non fa parte di me. Ho imparato che più ci avviciniamo a quello che vogliamo essere, più diventiamo luminosi.
Ho imparato che se non bevo un caffè io non connetto. E che Geordie Shore è il miglior coadiuvante per favorire il sonno. Ho imparato a non rispondere quando sono arrabbiata, ma ad aspettare, contando i famosi “fino a 10″.
Ho imparato che i parrucchieri non azzeccano un colore manco a pagarli oro, e che la grande sventura di questi tempi sono i capelli bianchi. Ho imparato a lasciar andare le persone tossiche per me, nonostante tutto il bene che ci si possa volere. Ho imparato che la sincerità per me è un valore imprescindibile che costruisce fiducia e cementifici ponti, relazioni e grandi opere.
Ho imparato che le persone – anche chi amiamo – avranno sempre qualcosa in più da dire e ridire su come dovremmo essere, agire o pensare. Ma ho anche capito che non importa.Che la vita è una sola e fino a quando io rispetto e amo chi mi circonda, per il resto le mie scelte, nel bene e nel male,d evoco essere solo mie, volte a esaltare i momenti che viviamo in questo mondo, che la vita è un soffio e non è più tempo di perdere tempo.
Ho imparato che è più facile tendere una mano che chiuderla, nonostante l’orgoglio, nonostante le liti, nonostante mille cose.
Ho imparato che non so proprio gestire i miei ormoni sotto ciclo. E che sono estremamente emotiva, sempre e troppo, a volte, ma va bene così.
Ed ho imparato a perdonarmi, accettando perfino un po’ di cellulite e il vizio di non risparmiare nemmeno un centesimo.
Ho imparato a non accanirmi ed ad arrivare un pochino più puntuale agli appuntamenti.
La strada è lunga, ma ho scarpe comode e piedi che scalpitano. Pronta per queste avventure nel paese delle meraviglie, che mai nessun nome fu più appropriato del mio.
A volte si vince, le altre volte si impara. E va bene così. Anzi, a volte va meglio.
E allora Buon Natale, e questa volta scandito tondo, a tutto tondo e pienamente.
Eh si, ecco. il Natale è arrivato.
Con i mandarini, con il forno acceso, con le bollicine stappate, con i regali, con la messa di mezzanotte, con gli abbracci, con i sorrisi, con le discussioni, con i baci.
Buon Natale a tutti. A chi è solo oggi e chi invece passa questo 25 dicembre circondato da una chiassosa tribù. A chi vorrebbe essere su un’isola deserta e a chi sta cucinando. Buon Natale alle famiglie di fatto, e a quelle di cuore. Buon Natale a chi ama, ma anche a chi proprio non ci riesce più, ma vorrebbe tanto ricominciare. Buon natale ai bugiardi, con la speranza che possano capire che solo la sincerità è la forma più elevata di libertà. Buon Natale ai sognatori. Buon natale a chi questa mattina è corso a vedere se Babbo Natale aveva bevuto il latte e Cometa mangiato la sua carota. Buon natale a chi spera, a chi dubita, a chi aspetta la neve. Buon natale a chi è lontano ma vorrebbe essere vicino. Buon Natale a chi ci ha lasciato ed è lassù in cielo che ci guarda, un nuovo Angelo che ci protegge. Buon natale a chi rende la nostra vita meravigliosa e chi invece fa di tutto per danneggiarci, non sapendo che in realtà ci offre spunti, lezioni e nuovi traguardi da impostare.
Buon Natale. Che sia tutto ciò che ci rende felici. E basta.
Accettiamo sfide, guardiamo agli ostacoli come nuove connessioni casuali che ci porteranno al prossimo traguardo della nostra vita. Sorridiamo. Non perdiamoci. Doniamoci, sempre.