Nel primo incontro tra i diplomatici iraniani e i negoziatori del gruppo 5+1, il Ministro degli Esteri iraniano Zarif ha presentato un Power Point. Un documento in cui, attraverso un processo in tre fasi, Teheran intenderebbe indicare una strada per chiudere la questione nucleare e aprire una stagione di rapporti positivi con l’Occidente. Il Power Point di Zarif, leggendo i media internazionali, sembra quasi rappresentare la road map verso la pace, una strada che porterebbe direttamente al Premio Nobel…
Peccato che Zarif poco possa provare sulle intenzioni pacifiche del regime iraniano e, soprattutto, in merito alla volontà dell’Iran di sospendere seriamente l’arricchimento dell’uranio, chiudere gli impianti sospetti (in primis Fordo) e mettere sotto il controllo degli ispettori internazionali l’interno programma nucleare. Dispiace, soprattutto, che nessun giornalista presente a Ginevra, abbia riportato alla mente la storia di un altro Power Point, ben più importante, che racconta veramente la storia del nucleare iraniano e i reali fini degli Ayatollah.
Nel 2008, infatti, il diplomatico finlandese Olli Heinonen, convocò d’urgenza una riunione ad alto vertice dell’AIEA, al fine di presentare un documento importantissimo legato, appunto, al programma nucleare iraniano. A quella riunione, per la cronaca, era presenta anche l’Ambasciatore iraniano presso l’AIEA, Ali Asghar Soltanieh. In una stanza buia, Olli Heinonen presentò un Power Point, pieno di diagrammi e fotografie, in cui veniva descritta una situazione chiarissima: l’Iran, a dispetto delle sanzioni e dei moniti internazionali, stava andando dritto dritto verso la costruzione della bomba atomica.
In particolare, nel Power Point, Heinonen descriveva un programma nucleare basato su tre differenti progetti: il primo progetto descritto era il Progetto 5, per mezzo del quale l’Iran era riuscito a trasformare l’uranio estratto dalle miniere (la cosiddetta Yellowcake) in esafluoruro di uranio (UF6), un composto usato nei processi di arricchimento dell’uranio al fine di produrre combustibile nucleare e armi nucleari. Seguendo lo schema che vi proponiamo sotto, il Progetto 5 si occupava in particolare del passaggio dalla fase “mining“, a quella “conversion“, una strada che può portare direttamente all’arricchimento dell’uranio a fini militari. Collegato a questo progetto 5 c’era, quindi, il Progetto 5.13, descritto nel report AIEA del novembre 2011, per mezzo del quale l’Iran intendeva produrre una tonnellata di uranio all’anno al fine di usarla per un programma nucleare segreto (quello che gli esperti chiamano anche il Green Salt Project).
Il secondo progetto descritto da Heinonen era quello denominato Progetto 110: grazie a questo progetto, l’Iran aveva testato gli effetti delle esplosioni nucleari. Per la cronaca, come vi abbiamo raccontato diverse volte, questo test sarebbe avvenuto per la prima volta nel 2003 nella base militare di Parchin. Per ottenere il know-how necessario per compiere un simile test, l’Iran si sarebbe avvalso delle conoscenze dello scienziato ucraino Vyacheslav Danilenko, esperto in nanotecnologie applicate al settore dei nanodiamanti. I nanodiamanti, sono dei diamanti microscopici ottenuti per mezzo di una detonazione: Teheran, quindi, ha pagato nel 1991 Vyacheslav Danilenko per imparare il processo di detonazione, al fine di applicarlo per far esplodere la bomba nucleare. Per la cronaca, il report dell’AIEA del 2011, parla proprio di scienziati stranieri che hanno aiutato l’Iran in questo processo. Vyacheslav Danilenko ha ammesso di aver lavorato per l’Iran, sebbene non abbia ammesso – per ovvie ragioni – di aver lavorato al fine di aiutare Teheran a costruire la bomba nucleare.Una foto dello scienziato Vyacheslav Danilenko
Il terzo progetto rivelato era il Progetto 111, per mezzo del quale l’Iran ha sviluppato il programma di missili balistici su cui, appunto, caricare l’ordigno nucleare. Si tratta del progetto che ha portato alla costruzione del missile Shahab-3, una diretta derivazione del vettore nordcoreano No-Dong. La Corea del Nord, come è noto, possiede la boma nucleare dal 2006…L’intero programma nucleare, quindi, sarebbe stato sotto il diretto controllo dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh (Mahabadi) – anche noto come il Robert Oppenheimer iraniano – con cui l’AIEA ha chiesto più volte a Teheran, inutilmente, di poter parlare (Fakhrizadeh è anche un membro dei Pasdaran dal 1979). Di seguito uno schema, di facile comprensione, relativo allo sviluppo del programma missilistico iraniano.
A dispetto delle tante parole e dei buoni propositi, nessuno a Ginevra ci sembra abbia dato una qualche risposta in merito al Power Point presentato da Heinonen nel 2008. Solamente attraverso un processo molto chiaro che porti al chiarimento di tutti i nodi contenuti nel file presentato dall’allora diplomatico dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, sarà veramente possibile iniziare un percorso che risolva la crisi nucleare tra l’Iran e l’Occidente. Tutte le altre vie, serviranno solamente a Teheran per salvare il suo programma nucleare militare raggiungere, nel prossimo futuro, il suo unico scopo: la costruzione della bomba atomica!