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Ecco lo sposo! Andategli incontro!

Creato il 05 novembre 2011 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
Ecco lo sposo! Andategli incontro! 32ª DOMENICA del TEMPO ORDINARIO anno A
VangeloMt 25,1-13
Ecco lo sposo! Andategli incontro! Dal Vangelo secondo San Matteo
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
  • Parola del Signore

  • Ritengo importante premettere qualche nota di natura letteraria per poter meglio comprendere la Parola.
La prima nota riguarda la 1a lettura. La sapienza non è un sapere astratto, ma nella Bibbia è una persona, è un soggetto che anticipa la fede cristiana per la quale Gesù è la sapienza. L’altra osservazione riguarda il Vangelo. La Parabola delle dieci vergini occupa tutto il testo, per cui il messaggio va cercato dentro la parabola stessa. E se questo è normale, in questo contesto è molto evidente.
  • Qual è il messaggio globale che il Signore ci vuole comunicare?
Si parla in termini di stolto o sapiente; per dire meglio, di stupido o saggio. Il Vangelo ma anche la 1a lettura, parlano di un comportamento stolto e di un comportamento saggio. Questo è il nocciolo e su questo ci soffermiamo. Perché le stolte sono dette tali? Ce l’hanno forse scritto in fronte? Era già noto prima? Era una categoria? Saggio è colui che si comporta con saggezza; stolto chi, al contrario, si comporta in maniera stolta. Questo cosa comporta? Nel Vangelo ci porta a considerare l’atteggiamento che uno assume di fronte alla realtà. Alla fine della parabola c’è un concludersi della storia, c’è un rendiconto che non avviene attraverso un giudizio, ma che riguarda un esito del vivere. Tutto questo ci invita ad ascoltare la parabola ed assumerla sapendo che la nostra attenzione è sul comportamento. Il saggio è uno che vive saggiamente e lo stolto è colui che vive stoltamente. In questo troviamo una missione per l’uomo. C’è un primo interrogativo per noi: io sono stolto oppure saggio? Il mio comportamento da cosa è guidato? Cosa mi muove? Qual è in sostanza il mio comportamento? È importante che noi ce ne rendiamo conto e raccogliamo questa parola per esaminarci. Qui non c’è in gioco qualcosa di parziale, ma di sostanziale: la mia vita può essere un fallimento o una buona riuscita. Se la saggezza guida la vita della persona, porta ad un esito positivo, altrimenti l’uomo si trova fallito. È una questione molto seria. Oggi questo non è di moda, quindi richiede un pensiero critico. Esaminandoci, teniamo ciò che è buono ed eliminiamo ciò che non lo è. Questo, Gesù lo esprime con l’immagine dello sposo, del suo arrivo e della festa secondo le usanze di allora, per cui lo sposo era atteso dalle amiche della sposa e queste facevano festa al suo arrivo. La questione in gioco è la nostra sorte: se saremo saggi, parteciperemo al banchetto. Il carattere bello della parabola è che non si tratta di un giudizio su un atto momentaneo, ma su di un atteggiamento di vita, sul mio stare dentro le cose, sulla mia visione globale di vita. Cosa rappresentano le damigelle? Può essere lo sguardo finale del Signore, l’approdo di ogni persona e dell’umanità. Può essere applicato all’atteggiamento che noi abbiamo come singoli, come chiesa, come comunità, come popolo di fronte all’esistenza oggi. Non c’è solo l’esito finale, ma c’è anche il quotidiano, perché ogni giorno mi trovo di fronte alla possibilità dell’incontro. La 1a lettura ci dice che Lui viene incontro alla sapienza. La sapienza è andare verso di Lui e al tempo stesso Lui verso di noi. L’atteggiamento della sapienza ha il suo vantaggio in un incontro che si realizza nel quotidiano e nell’evento conclusivo. Nell’oggi, io come persona, come chiesa, come famiglia, come popolo mi trovo di fronte al fatto che Dio viene oggi e verrà alla fine. Pertanto si può essere stolti anche oggi, anzi si è stolti alla fine proprio perché si è stati stolti nell’oggi, nel quotidiano. Contrariamente, si può essere saggi nell’oggi e alla fine aprendoci e riconoscendo il Signore. Insisto sul dire che già oggi è in gioco qualcosa di fondamentale e di assoluto: oggi io sono a pranzo con il Signore. È chiaro? C’è un incontro finale con il Signore, un incontro decisivo dove uno presenta la sua sapienza o la sua insipienza. Però quell’esito finale non lo devo produrre negli ultimi tempi, ma realizzarlo già da oggi, nel quotidiano, nei fatti che viviamo, negli incontri con le persone. Io, ad esempio, sto di fronte alle persone con un atteggiamento da stolto o da sapiente? Il mio modo di essere dipende da come io mi pongo di fronte ad avvenimenti e persone. La parabola ci dice che il Signore vuole vedere la nostra vita realizzata, quindi ci chiede di essere sapienti e ci dà la forza per esserlo.Andiamo incontro a Lui, ma Lui viene incontro a noi. Questo è l’annuncio, il nodo.
  • Un’altra eco che possiamo portare in noi è l’importanza del desiderio. Cosa desidero? A cosa aspiro?
Il mio atteggiamento quotidiano è determinato dal desiderio. Se io desidero una cosa positiva, allora il mio desiderio è sano, al contrario è fragile. Ciò che è saggio è vero e bello, ma ha un costo.Qual è il desiderio che domina la mia persona?
  • Altro punto: le ragazze sono chiamate ad uscire dal proprio comodo, dai propri interessi, dal proprio sonno per correre in una certa direzione al richiamo del Signore.
La sapienza si esprime nella capacità di fare delle scelte coerenti. Qui c’è un altro aspetto: questa coerenza mette in gioco desideri e scelte, quindi il cammino che faccio. Io sto camminando o sono fermo? È una domanda in apparenza scontata, in realtà siamo molto tentati di vivere il momento e di prenderlo così come è, rischiando di non coltivare la robustezza dello sguardo. Non possiamo vivere in balia delle mode e degli atteggiamenti mondani. La parabola ha come sottofondo un aspetto gioioso: al pranzo di nozze ci vanno le sagge e non le stolte; le sagge vivono la festa e la loro vita è realizzata.
  • Consideriamo ora l’olio e le lampade. Cosa significano?
La lampada accesa indica la vigilanza del cuore, l’amore, la sua direzione e il suo contenuto. Avere l’olio significa avere un cuore aperto all’amore vero per il Signore e per i fratelli. Questo si scopre alla fine, quando tutte sembrano dormire e arriva l’annuncio: svégliati, mettiti in cammino perché lo sposo viene. È a questo punto che emergono i segreti del cuore e il giudizio che il Signore ci anticipa. Siamo così chiamati ad una revisione sulla base della parabola: dove è il tuo cuore? Dove è il tuo cuore, là c’è il tuo tesoro. Nello scontro tra l’essere saggio e l’essere stolti, tra il trovarci pronti per andare verso lo sposo e il trovarci impreparati, si possono prendere due diverse direzioni. Di fronte al futuro, a ciò che sarà, uno può assumere due diversi atteggiamenti: l’atteggiamento di chi si perde nel vedere il futuro che verrà uscendo dal reale e sognando; l’atteggiamento di chi invece si immerge nel reale, si perde e annega. La proposta che emerge dalla lettura è questa: noi nell’oggi giochiamo l’esito finale, però l’oggi va costruito con la coscienza dell’orizzonte finale. La nostra storia non finisce con noi, ma ha un esito. Io posso chiudere gli occhi e vivere nell’oggi, oppure l’oggi non mi interessa e non mi appassiono per la realtà. Se c’è o no la fame nel mondo non mi interessa; cerco di stare al riparo. Vivere il presente nell’orizzonte finale come il Signore ce lo prospetta, vuol dire illuminare il nostro presente. Se al banchetto non sono pronto, io non entro; se anche presumo di essere pronto, non entro ugualmente. La non fedeltà si esprime nell’evasione o nell’immersione. Ci è chiesto di lavorare perché il presente sia assunto realmente con la luce che ci viene dal banchetto finale. Il banchetto si conquista sudando nel quotidiano con fedeltà.

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