…ecco, ora devi fare con le mani queste mossette, così, bravo!
Creato il 07 giugno 2012 da Presidenziali
@Presidenziali
Dark Shadows è il devoto omaggio di Tim Burton e del suo interprete feticcio Johnny Depp – la coppia è arrivata alla collaborazione numero otto, e i due sembrano ormai simili a vecchi coniugi ciabattanti e avviluppati nelle proprie buone e soprattutto cattive abitudini – alla serie omonima che andò in onda sulla Abc tra il 1967 e il 1972, pressoché sconosciuta in Italia ma assai di culto in loco. Tutto ruota attorno al signore del castello Barnabas Collins che, sul finire del Settecento, viene punito dalla strega Angélique di lui follemente innamorata ma non corrisposta, e la punizione sta nella sua trasformazione in vampiro (però nella mutazione il nostro ci guadagna l’eternità, e non so se vi sembra poco). Dopo un sonno tombale di un paio di secoli, Barnabas viene ridestato dall’irrispettosa ruspa di un cantiere, e oplà rieccolo tornare alla vita (e subito fa fuori undici-operai-undici del suddetto cantiere scolandosi il loro sangue fino all’ultima stilla, con l’ingordigia e la voluttà di chi ha dovuto subire una lunga astinenza). Solo che il signor Barnabas si risveglia nell’America del 1972 ed è per forza di cose un po’ spaesato; non ci metterà comunque molto a riguadagnare la strada del castello di famiglia e a rendersi ben presto conto che i discendenti Collins sono degli spiantati un po’ patetici e anche antipatici, la proprietà è in rovina, la decadenza del blasone inarrestabile. Quel che segue è una storia confusa con plot e soprattutto subplots che si diramano sregolati in più parti, trascinando con se una miriade di personaggi minori e collaterali, alcuni presi e presto abbandonati dagli autori.Da qualche anno a questa parte, quando si parla di Tim Burton è bene specificare da quale parte della barricata ci si trovi. L’orribile Alice in Wonderland da una parte e il meraviglioso Big Fish dall’altra sono forse gli unici due suoi film degli ultimi 15 anni a mettere d’accordo quasi tutti: per il resto, molti suoi fan nel corso del tempo si sono allontanati a causa di alcuni titoli che hanno “tradito” il cuore più amato della sua filmografia, diventando ripetitivi, meccanici e fasulli. Giusto per capirci, io sono una di questi. Ad esempio, dell'adattamento da Carrol in salsa timburtoniana, ricordo solo la vergogna provata per Johnny Depp e il suo Cappellaio Matto in almeno un paio di occasioni: quando si accenna l'(im)probabile love story con Alice e quando lui inizia a ballare come un breaker in preda ad un attacco epilettico. Mi sanguinano ancora gli occhi al solo pensiero.Confesso quindi di non essere ormai da tempo un'estimatrice di Tim Burton, e questo Dark Shadows non mi ha fatto cambiare idea, anzi. Mi sembra che l’involuzione del suo autore, intrappolato nei propri manierismi, narcisismi e pigrizie, quasi nell’autoparodia, abbia raggiunto, purtroppo, un punto di non ritorno.Certo, qui, il ben noto gusto sepolcrale-gothic-neobarocco di Burton produce anche qualche visione di un certo interesse, ma il guaio del film è che sbaglia e sballa completamente il tono generale, buttandola sul grottesco con abbondanti incursioni nel camp anni Settanta. Dark Shadows quindi, risulta niente di più di una sgangherata parodia dei personaggi originari della serie tv, che tra l'altro non prende mai sul serio, non riesce ad amare e a rispettare, ghigna semmai alle loro spalle (e, temo, anche alle nostre, perché l’operazione gronda cinismo da ogni sequenza).Ma poi, mi chiedo, era proprio necessario tirare in ballo una complicata storia di vampiri ritornanti dal Settecento per farci sghignazzare sugli anni Settanta, che è la cosa più sdatata che ci sia?Certo, potremo dire che Dark Shadows ha dalla sua, una grande colonna sonora che sfrutta sapientemente le hit rock anni 70, la buona fotografia ad opera di Bruno Delbonnel e un cast assolutamente in parte, soprattutto per quanto riguarda le attrici (oltre all'ottima Eva Green meritano una menzione la sempre brava Michelle Pfeiffer e la giovane promessa Chloë Moretz).Ed è altrettanto certo, che ci sono alcuni momenti in cui il film ci fa intendere quello che sarebbe potuto diventare, e non è però, diventato: ad esempio la confessione di Barnabas sulla propria insostenibile diversità vampiresca, o le sinistre scene di quasi-linciaggio della famiglia Collins da parte degli abitanti del villaggio fanatizzati dalla perfida Angie. Si sente in questi e, sottolineo solo in questi casi, odore di orrore vero. Ma subito dopo, Tim Burton scappa timoroso da questi possibili momenti di verità e si rifugia pigramente negli effettacci.Finale tremendo, anzi almeno quattro finali che vagolano da tutte le parti senza trovare una strada e altrettanto tremenda è l'indulgenza che il film mostra verso se stesso e verso lo spettatore a cui non chiede altro che una passiva e inerte complicità.Insomma, è proprio il caso di dire: provaci ancora Tim!O, magari, anche no.
voto: 5.5
Voto redazione:------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Ang:6.5 | Presidente : 5.5 | Wax: 6 | Apeless: 6
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