La scelta di Hezbollah di prendere parte al conflitto siriano ha diviso il Libano e, fattore ancora più pericoloso per Nasrallah, sta generando anche forti discussioni all’interno dell’organizzazione terrorista libanese. Il Partito di Dio, infatti, trema al pensiero degli effetti laterali della crisi siriana e – profittando dell’illogica scelta dell’UE di distinguere l’ala militare dall’ala politica dell’organizzazione – ha iniziato ad inviare all’estero i suoi rappresentanti allo scopo di raccogliere consenso internazionale.
Come sapete, purtroppo, l’Italia ha ospitato due terroristi di Hezbollah mentre, meno noto, è stato l’arrivo a Parigi del parlamentare di Hezbollah Ali Fayad, invitato in Francia – incredibilmente – per parlare della pena di morte in una conferenza dedicata al Medioriente e all’Africa. Considerando che Hezbollah è una emanazione diretta della Repubblica Islamica e che l’Iran è il primo paese per esecuzioni di pene capitali, la scelta francese ha provocato la rabbia di numerosi osservatori.
Nonostante tutti i timori e le divisioni interne, Hezbollah sicuramente non ha alcuna paura di un uomo: Hassan Rohani. Anche se veramente il Presidente iraniano avesse qualche intenzione di cambiare la politica estera iraniana – cosa di cui dubitiamo – non è lui, infatti, ha gestire i rapporti con il Partito di Dio. Due altri attori, potentissimi e fuori dal controllo di Rohani, dirigono decidono i rapporti da tenere con Hezbollah: i Pasdaran e il clero di Qom.
Per quanto concerne i Pasdaran, Hezbollah è considerato come parte integrante della rete estera delle Guardie Rivoluzionarie, posta direttamente sotto il controllo della Forza Quds e, in particolare, del generale Qassem Suleimani. Per i Pasdaran, quindi, incrinare il rapporto con Hezbollah equivarrebbe ad un attacco diretto contro il loro potere. Il secondo attore centrale, come suddetto è il clero di Qom, controllato direttamente dalla Guida Suprema Khamenei. Il finanziamento ad Hezbollah, per i clerici iraniani, rientra direttamente nell’obbligo del mussulmano di devolvere un quinto delle sue entrate per i doveri religiosi (il Khums). Trasferire una parte di questi soldi ai terroristi libanesi, quindi, rappresenta per l’Iran un doveroso sostegno della Repubblica Islamica alla jihad internazionale, da rispettare senza esitazione.
Hezbollah, da parte sua, ha sempre dimostrato di essere un cane fedele ai clerici iraniani: nessuno, infatti, ha mai ascoltato le parole dello sciecco libanese Hussein Fadlallah quando ammoniva sulla necessità di non legare i destini degli sciiti libanesi con quelli dei correligionari iraniani. Con Nasrallah, al contrario, Hezbollah ha sempre obbedito ciecamente a Khamenei e non ha avuto alcuna remora ad espellere diversi esponenti che, ai tempi della Presidenza Khatami, avevano espresso simpatie per l’ala riformista iraniana.
Ciò detto, infine, è importante chiarire una cosa: non crediamo che Rohani abbia alcuna intenzione di intaccare l’alleanza con Hezbollah, essendo egli stesso un uomo soggetto agli ordini di Khamenei e parte integrate dell’establishment iraniano sin dagli albori della rivoluzione khomenista.