Come abbiamo sempre sottolineato, i negoziati sul nucleare iraniano stanno andando avanti a rilento e attraverso un susseguirsi di fallimenti. Il prossimo incontro tra i diplomatici si svolgerà il prossimo 24 luglio in Turchia e, senza essere dei maghi, è possibile prevedere che l’unico esisto sarà quello di far guadagnare ulteriore tempo utile al regime iraniano per il suo programma nucleare militare. Una dei punti forti dell’Iran – e dei suoi difensori – durante i negoziati è il supposto diritto ad arricchire l’uranio previsto dal Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TPN), di cui Teheran è uno dei firmatari. In questo articolo dimostreremo che non è così e che, al contrario, proprio secondo quanto previsto dal TPN il regime iraniano ha commesso (e sta commettendo) una serie consecutiva di gravissimi crimini internazionali.
Le maggiori violazioni del TPN da parte del regime iraniano
Il Trattato di non Proliferazione Nucleare è stato firmato nel 1968 allo scopo di evitare la proliferazione nucleare nel mondo. Gli Stati firmatari, sottoscrivendo liberamente il testo, non si sono impegnati solamente ad una serie di obblighi internazionali, ma hanno ottenuto anche il diritto, se richiesto, di ottenere l’accesso alla tecnologia nucleare pacifica ad un costo bassissimo. Il Trattato consta di undici articoli che prevedono meccanismi di controllo e di garanzia per i Paesi contraenti.
L’Iran, all’epoca ancora non khomeinista, firmò il Trattato nel 1968 e lo ratificò nel 1970. Nonostante la possibilità di ottenere l’intero know-how sul ciclo del combustibile nucleare praticamente gratis, nel 1984 il regime iraniano decise di riattivare il programma nucleare iniziato dallo Shah in maniera clandestina, perseguendo un chiaro orientamento militare, finalizzato alla costruzione della bomba atomica. Da quel momento il regime ha commesso una serie di violazioni del Trattato davvero incredibili. Di seguito, alcuni esempi di centrale importanza:
1- L’Articolo II del TPN prevede che “ciascuno degli Stati militarmente non nucleari, che sia parte del Trattato, si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, né il controllo su tali armi e congegni esplosivi, direttamente o indirettamente; si impegna inoltre a non produrre né altrimenti procurarsi armi nucleari o altri congegni nucleari esplosivi, e a non chiedere né ricevere aiuto per la fabbricazione di armi nucleari o di altri congegni nucleari esplosivi“. Il regime iraniano, al contrario, dal 1987 ha attivato contatti con il network clandestino dello scienziato pakistano A.Q.Khan, il padre della bomba nucleare del Pakistan. Per mezzo di Khan, l’Iran ha ottenuto il know-how per la costruzione delle centrifughe per l’arricchimento dell’uranio IR-I, una trasposizione delle centrifughe pakistane P-1. Grazie al contributo dello scienziato ucraino Vyacheslav Danilenko., esperto di nanotecnologie, l’Iran ha ottenuto quindi la conoscenza per provocare una reazione a catena e, nel 2003. proprio su queste basi ha condotto il primo test di detonazione (quello che l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica – AIEA, chiama “Progetto 110).
2- L’Articolo III del TPN, quindi, impegna ogni Stato ad “accettare le garanzie fissate in un accordo da negoziare e concludere con l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica“. Gli accordi conclusi, anche dall’Iran, prevedono il libero accesso degli ispettori internazionali ai siti nucleari presenti nei vari Paesi. L’Iran, non soltanto non ha denunciato l’esistenza dei siti per l’arricchimentoo dell’uranio di Natanz e di Qom, ma ha anche impedito agli ispettori internazionali l’accesso al sito militare di Parchin, dove il regime porta avanti le ricerche sui missili ballistici e soprattutto dove sta ubicato il container per la simulazione delle esplosioni ad alto potenziale (nucleari). Dopo le polemiche, in questo periodo si parla di una possibile apertura del sito ma, come provato dall’ISIS, ormai è noto che Teheran sta ripulendo l’area da qualche mese…
3- Sempre secondo l’articolo III, seconda parte, ”ogni Paese si impegna a non fornire: a) materie prime o materiali fissili speciali, o b) strumenti o materiali appositamente progettati o preparati per la lavorazione, l’impiego o la produzione di materiali fissili speciali, a qualsiasi Stato militarmente non nucleare che intenda servirsene per scopi pacifici, qualora tali materie prime o materiali fissili speciali non siano soggetti alle garanzie richieste dal presente articolo“. Anche in questo caso, l’Iran ha mancato verso il TPN rendendosi disponibile a trasferire tecnologia nucleare senza controllo dell’AIEA ai suoi alleati e firmando con il Venezuela (altro Paese parte del TPN) accordi, secondo diversi analisti, sarebbero volti alla proliferazione nucleare.
Agli esempi “diretti” vanno aggiunti quelli “indiretti”. Cosa significa? Molto semplice. L’Iran ha affiancato al programma nucleare, un programma di sviluppo di missili balistici davvero preoccupante e, per mezzo di quello che l’AIEA chiama “Progetto 111″ sta studiando come caricare un ordigno nucleare all’interno di un vettore balistico. Altro dato rilevante: l’Iran sta arricchiendo l’uranio al 20% presso Natanz e Qom. Questa percentuale di arricchimento, non ha nessuna spiegazione “civile”. L’unica spiegazione concreta, quindi è quella che rimanda a una seconda fase di arricchimento, che precede la terza e ultima fase, quella dell’arricchimento dell’uranio al 99% per provocare la reazione a catena….
Il regime non ferma il terrorismo
Il regime non ferma il suo programma nucleare e nemmeno il suo finanziamento al terrorismo internazionale. In questi giorni, in Kenya, due iraniani sono stati arrestati con l’accusa di voler compiere attentati terroristici contro rappresentanze israeliane e americane. Ai due il regime iraniano ha spedito, via mare, 100 chilogrammi di esplosivo! La rete è parte della struttura che la Forza Quds sta costruendo in Africa, allo scopo di colpire obiettivi nemici e divulgare l’ideologia khomeinista. Non è un caso, quindi, che il Governo canadese – in una maniera assai inusuale – ha messo in guardia l’Ambasciata iraniana ad Ottawa dal reclutare cittadini iraniani residenti in Canada allo scopo di compiere azioni volte a favorire gli interessi del regime iraniano all’estero. Insomma, fuori dai termini diplomatici, si tratta di messaggio molto chiaro, volto a denunciare il terrorismo della Repubblica Islamica dell’Iran davanti a tutto il mondo! Su Iran e terrorismo vi rimandiamo ad un report da noi pubblicato qualche tempo addietro.