La notizia che ultimamente sta suscitando più rumore tra gli addetti ai lavori, è la diminuita visibilità dei post su Facebook. In particolare Facebook ha ridotto la visibilità organica, in una misura del 40% circa (e nei casi più gravi addirittura dell’80%) per molte pagine e i primi riscontri si sono notati a inizio settembre.
Tutti si sono posti la domanda e questo perchè l’andamento della propria pagina visibile grazie all’Insights è abbastanza preoccupante e anche sconcertante. Perchè se da un lato magari il grafico delle acquisizioni di persone che seguono la pagina è in costante aumento, dall’altro gli utenti che parlano della pagina diminuiscono sempre più, facendo crollare la visibilità complessiva.
E se questo succede a un’azienda come Coca-Cola, figuriamoci cosa accade alle pagine dei comuni mortali.
Ma perchè questa diminuzione della visibilità?
A causa di un algoritmo, pensato per le piccole e medie imprese di cui parla il comunicato News Feed FYI (For Your Information).
L’obiettivo per Facebook è mostrare i giusti contenuti, alle giuste persone, nel giusto tempo, così che vedano tutte le notizie che gli interessano. Idealmente, il News Feed dovrebbe quindi mostrare tutto ciò che gli utenti desiderano visualizzare a proposito delle pagine che seguono. Ma dato che questo può essere difficile, come fare a capire chi vuole leggere cosa?
Vengono usati vari segnali:
- quanto spesso l’utente interagisce con la pagina
- il numero di “mi piace”, “condividi”, e “commenti” che un post riceve
- quanta interazione c’è stata con quel tipo di post nel passato
- quante persone decidono di nascondere le notizie
Quello che in teoria sembra tutto giusto e viene mostrato anche in modo chiaro e lineare, in realtà è una potente arma a doppio taglio.
Prima di tutto, mentre prima il tempo medio di decadenza di un post era circa tre ore, indipendentemente dal coinvolgimento, adesso vengono premiati anche i post più vecchi che potrebbero essere più interessanti. Questo avviene grazie allo Story Bumping, e benché utile, obbliga in realtà le pagine a essere reattive nei primissimi minuti di pubblicazione e non sempre questo è facile.
Poi viene dato più peso agli utenti: il fatto che nascondano i post di una pagina influisce negativamente sull’algoritmo, e anche la “non interazione” ha il suo peso. Anche questo teoricamente corretto, ma in pratica molto limitante. Infatti non dimentichiamo che Facebook è prettamente social, e non sempre può interessare essere aggiornati su tutte le news di un’azienda quanto su quelle del miglior amico. Inoltre sono tantissimi gli utenti “passivi” che quindi desidererebbero essere informati su ciò che una pagina pubblica, pur non sentendosi obbligati a condividere o a mettere un “Mi piace”.
Infine quello che conta è proprio il post pubblicato: quanto più è coinvolgente tanto più verrà premiato dall’algoritmo. Ma considerando che file e video hanno molta più presa sul pubblico, non sempre le aziende possono pubblicare questo tipo di contenuti mantenendo intatto il tipo di comunicazione e di immagine che si vuole fornire dell’azienda. E spesso neanche usando lo strumento “Promuovi a pagamento” le aziende riescono a mantenere una visibilità del post sufficiente.
Vedete quindi come le “buone intenzioni” di Facebook si stiano ritorcendo contro le aziende.
Come fare a rimanere a galla?
- Sfruttate l’ottima visibilità di immagini e video per raccontarvi e non solo per la caccia al “Mi piace”.
- Non fate troppa autopromozione, di solito è così che gli utenti che vi seguono cominciano a nascondere i vostri post dalla loro bacheca
- Trovate un modo divertente di comunicare, l’ironia paga. Letteralmente.