Chiese il maestro ai suoi scolari: “Voi ragazzi, non avete mai confuso il vostro compagno Paolo con questa tavola o con questo albero? Giusto?” “O no…” “Perchè?” “Perchè questa tavola è inanimata e insensibile; invece Paolo vive e sente!” “Bene, se voi battete la tavola non sente nulla e voi non le fate del male; ma avete voi diritto di distruggerla?” “No, si distruggerebbe la cosa altrui” “ “Che cosa dunque rispettate nella tavola?” il legno inanimato e insensibile, ovvero la proprietà di colui cui essa appartiene?” “La proprietà di colui cui essa appartiene”
“Avete voi il diritto di battere Paolo?” “No, perché gli faremmo male e patirebbe” “Che cosa rispettate in lui?, la proprietà di un altro o Paolo stesso?” “Paolo stesso” 2Voi non potete dunque né batterlo, né rinchiuderlo, né privarlo di cibo?” “No, i carabinieri ci arresterebbero” “Ah ,la paura del carabiniere…ma è solo per questo che non fareste del male a Paolo?” “No, signore, perché noi amiamo Paolo e non vogliamo farlo soffrire, perché non ne abbiamo il diritto” “ Credete dunque che bisogna rispettare Paolo nella vita e nella sua sensibilità, perché la vita e la sensibilità sono da rispettare?” “Sì, signore”
“Vi è dunque solo questo da rispettare in Paolo? Esaminiamo, cercate bene” “I suoi libri, il suo abito, la sua cartella, la colazione che vi è dentro…” “ Sia, che volete dire?” Noi non possiamo stracciare i suoi libri, macchiare il suo abito, distruggere la sua cartella, mangiare la sua colazione” “E perché?” “perché queste cose sono sue e non è permesso prendere le cose altrui” “Come si chiama l’atto che proibisce di prendere le cose altrui?” “Furto” “ Perché il furto è proibito?” “Perché si va in prigione” “Sempre la paura del carabiniere….Ma è soprattutto per questo che non si può rubare?” “Non signore, perché la roba altrui deve essere rispettata, come la persona altrui” “Benissimo, la proprietà è il prolungamento della persona umana” e si deve rispettare come quella”
“E’ qui tutto? Non vi è altro da rispettare in Paolo che il corpo, i libri e i quaderni? Non vedete altra cosa? Non trovate più nulla?…vi metterò sulla via io: Paolo è uno scolaro studioso, un compagno franco e servizievole; voi tutti lo amate come si merita. Come si chiama la stima che noi abbiamo per lui? La buona opinione che noi abbiamo di lui?” “L’onore, la reputazione…” “Orbene, questo onore, questa reputazione Paolo si acquistò con la buona condotta e i buoni costumi. Sono cose che gli appartengono “ “sì signore, noi non abbiamo il diritto di rubargliele” “Benissimo, ma come si chiama questo furto, cioè il furto dell’onore? E prima di tutto, come si può rubarglieli?” sono forse essi che si possono prendere e mettere in tasca? “ “No, ma si può parlare male di lui” “Come?” “si può dire che egli ha fatto del male a un compagno…che ha rubato delle mele nel vicino frutteto…che ha sparlato di un altro…” “Sia, ma come così parlando voi gli rubereste l’onore e la reputazione?” “Signore, non gli si crederà più, si avrà cattiva opinione di lui, si batterà, rimprovererà , e si lascerà in disparte…”
“Dunque, se voi dite male di Paolo, allorchè questo male è falso, gli farete piacere?” “No, signore , gli si recherà dolore, gli si farà torto, il che sarebbe assai brutto e cattivo” “Sì, miei ragazzi, questa menzogna con l’intenzione di nuocere sarebbe assai brutta e cattiva e si chiama calunnia. Io vi spigherò più tardi che si chiama maldicenza, il male che si dice di una persona, quando questo male è vero, e vi mostrerò le funeste conseguenze della calunnia e della maldicenza”
Riassumiamo dunque quel che dicemmo: Paolo è un essere vivente e sensibile. Non dobbiamo procurargli sofferenze, né derubarlo, né calunniarlo; dobbiamo rispettarlo. Si chiamano diritti queste cose rispettabili che sono in Paolo e lo rendono una persona morale” L’obbligazione che noi abbiamo di rispettare questi diritti si chiama dovere. Si chiama poi giustizia l’obbligo o il dovere di rispettare i diritti altrui. Giustizia deriva da due parole latine ( in iure stare ) che significano: “mantenersi nel diritto”
I doveri di giustizia da noi numerati si riassumono così: Non ferire…non far soffrire…non rubare…non calunniare…” “Riflettete alle parole che dite sempre: “Non” con un verbo infinito imperativo…che significa questo?…”
“Un obbligo, un comando…un divieto” “Via, spiegate” “L’obbligo del rispetto, il comando di rispettare i diritti…il divieto di rubare…” “In che cosa dunque si riassumono essi? Nel non fare del male”
“Ma bambini miei, ragioniamo ora di cose più difficili, che vedo che queste le avete capite bene. Immaginiamo che la madre di Paolo abbia un marito che non si comporta come si dovrebbe comportare un buon marito; immaginiamo che costui commetta azioni che non vogliono il bene di sua moglie, ma solo la sua distruzione, la sua sofferenza, il suo male… cosa potrebbe fare questa donna per avere giustizia?”
“Potrebbe parlarne con il marito, chiedergli perché si comporta in tale maniera, cercare di fargli capire che sta sbagliando…” “Giusto, ma se il marito invece non vuole sentirne ragione? Se il marito è tale per cui nemmeno si può parlargli perché non riconosce nessun genere di torto…anzi, secondo la sua opinione è la moglie che sbaglia, che si comporta male, che lo fa spazientire, che non è capace, che….insomma, nessuna possibilità di dialogo…che fareste? Che consigliereste alla povera donna?”
“Di andare dai carabinieri se ritiene che il marito si comporti veramente così male…” “Già, i carabinieri, ma se invece la povera donna non vuole svergognare il marito, vuole proteggerlo, perché dopotutto gli vuole bene, nonostante tutto, gli vuole bene perché ha pena per lui, e perché è una brava donna, che non farebbe del male a una mosca, e perché non vuole impugnare la via della lagalità, soprattutto in questo mondo quando spesso la giustizia tanto sperata viene disattesa proprio dalla stessa legge, dalla stessa burocrazia…No, sua moglie non vuole né danneggiare il marito né più tollerare il male ricevuto. Cosa dunque potrebbe fare? Dovrebbe fare, secondo voi?”
“Lasciare il marito.” “Giusto, mi sembra una cosa sensata ed inevitabile. Come immaginate allora il futuro di questa donna? E il futuro di quest’uomo?” “Io lo immagino bene: questa donna forse troverà un nuovo compagno che gli vorrà veramente bene, e forse il marito capirà i suoi errori e diventerà un uomo buono” “Giusto, potrebbe essere, potrebbe accadere; di sicuro questa sarebbe una cosa bella ed auspicabile. Ma dunque ora abbiamo capito veramente bene che le persone non sono cose. Mi spiego meglio: la borsa di Marco sarà per sempre la borsa di Marco, fino a che Marco non decidesse di venderla o di regalarla…ma la moglie di Marco rimane la moglie di Marco solo se Marco si comporta secondo il suo dovere, il suo dovere di sposo…in altre parole, è il comportamento delle persone che fanno i diritti/doveri delle persone, e quindi chi uccide merita di andare in prigione, chi si comporta male merita di rimanere da solo, chi soffre ingiustamente merita di essere felice.” “Sì signore, chi fa del bene raccoglie del bene e chi fa del male raccoglie del male…è giusto…così deve essere”
0.000000 0.000000